La rivoluzione bear è andata in letargo: Les K. Wright e la cultura degli orsi gay (1° parte)

Brutto è bello: un ossimoro più contraddittorio è difficile da pensare. E' un ossimoro dalle implicazioni potenzialmente rivoluzionarie, un grimaldello che potrebbe scardinare i giochi di potere su cui si fonda il regime della bellezza. Così, nel reame tirannico di re Peso Forma e di regina Ceretta, essere orgogliosamente grassi e pelosi - essere favolosamente "brutti" - potrebbe significare portare avanti un'essenziale lotta di liberazione antropologica.

Poi, certo, è più facile nascondersi dietro a un dito, a qualche frase fatta, perché in fondo "non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace" e in ogni caso "i gusti sono gusti"... Così la definizione di "brutto" torna ad essere offensiva, politicamente scorretta, non attribuibile a nessuno. Peggio ancora: il "brutto" pretende la certificazione ISO di bellezza, la canonizzazione come "diversamente bello". Incorpora in sé il lato più triste e violento della "bellezza rivelata". Si auto-condanna all'insignificanza culturale.

Quale di queste due strade ha imboccato in America la comunità degli orsi (bears), come vengono definiti gli omosessuali grassi e pelosi? Vogliono essere favolosamente brutti o diversamente belli? Lo chiediamo a Les Kirk Wright, umanista americano con una lunghissima esperienza di studio e di attivismo legata alle tematiche gay, all'Aids e alla storia e cultura bear; tra i suoi studi, le due edizioni di "The Bear Book - Readings in the History and Evolution of a Gay Male Subculture".

* * *

Quali sono le radici della subcultura bear? Com'è successo che uomini grassi e pelosi siano "diventati" sexy?

La risposta in poche parole è ovvia: leggete i miei libri! A parte gli scherzi, la parola "bear" (orso) ha una lunga storia in cui è stata associata ad alcune tipologie di corpi e comportamenti maschili. Ancora oggi ci si riferisce usualmente a questi uomini chiamandoli "orsi".

Negli anni Ottanta gli omosessuali iniziarono a parlare di se stessi, o di altri gay, con il termine "orsi" in questa accezione, in modo molto scherzoso. Nella mia prima ricerca ho raccolto vari aneddoti che dimostrano come ciò successe in molte parti diverse degli Stati Uniti. Ma gli orsi diedero vita ad una vera e propria identità definita in un momento e in un luogo precisi: negli anni Ottanta a San Francisco.


Perché proprio negli anni Ottanta e proprio a San Francisco?

Innanzitutto, senza alcun dubbio un ruolo fondamentale lo ha avuto l'epidemia di Aids. La piaga dell'Aids si diffondeva e nessuno riusciva a capire cosa stesse davvero succedendo e così la comunità gay si nascose. Avevamo paura di fare sesso. Avevamo anche paura che la stessa comunità gay collassasse e scomparisse. Alcuni gay, vista la sindrome da deperimento collegata alla malattia, credettero di poter evitare l'Aids ingrassando. Se si facevano confronti, essere grassi sembrava una cosa salutare.

Durante i primi anni Ottanta, nelle grandi enclave urbane statunitensi, come ho detto prima, si nascosero tutti. I bar si svuotarono, le saune chiusero i battenti: i gay smisero di fare sesso tra loro. Dopotutto, gli omosessuali stavano stramazzando a destra e a manca. Poi, nel mezzo di questa situazione terrificante, i gay iniziarono a sbirciare fuori dai propri rifugi anti-atomici, con la voglia di tornare ad avere relazioni sociali e sessuali.


Dunque abbiamo capito perché negli anni Ottanta. Ma perché a San Francisco?

A San Francisco questa voglia di cui parlavo si manifestò in vari modi: il Lone Star, il primo "bear bar", aprì nel quartiere di South of Market. Rispetto ai numerosi locali leather - e alle saune, ormai chiuse - era qualcosa di diverso: lì si faceva vedere ogni tipo di omosessuale.

Poi, dal momento che le saune erano chiuse, venne inventata un'alternativa: i sex party privati con ingresso su invito. Nacque ed ebbe subito un'incredibile successo il gruppo dei Bear Hugs ("Abbracci Ursini"). Richard Bulger trasse profitto da questo tema ursino dando vita alla rivista Bear, che in origine era una piccola fanzine fotocopiata che raccoglieva annunci sessuali e foto di nudo di gay che non corrispondevano al classico canone di bellezza del "giovane e magro".

Infatti, tanto nei bar e nei festini quanto sulle pagine della fanzine, si trovavano gay di ogni tipo. Quello che accomunava tutti loro era l'incapacità di incarnare quell'ideale di bellezza; anzi, spesso di questo ideale non gliene importava proprio niente. C'era un rifiuto collettivo del "Castro clone" [il modello macho in voga a quei tempi; NdR] e di tutti gli atteggiamenti sociali arrivisti e ipocriti ad esso collegati. In tutto questo c'era una dimensione politica, anche se molti orsi del tempo avrebbero riso di questa idea.

Aggiungi a tutta questa combinazione di elementi anche la nascita del cyberspazio. Internet non c'era ancora, ma il caso volle che un bel po' di questi orsi lavorasse nell'industria dell'alta tecnologia nella vicina Silicon Valley e che stessero sperimentando l'e-mail e le bacheche elettroniche. E, insomma, cosa si comunicavano l'un l'altro? Beh... "Ieri sera chi hai visto al Lone Star? Stai andando alla festa dei Bear Hugs? Indovina chi ho incontrato grazie al mio annuncio sessuale su Bear...".

San Francisco divenne un incubatore e trasmettitore naturale. La rivista Bear divenne famosa in tutto il mondo. Le comunicazioni elettroniche si diffusero sempre più. San Francisco, in quanto Mecca gay e meta fondamentale del turismo omosessuale, attirò tantissimi orsi nei propri locali. Arrivavano da ogni dove piccoli gruppi di persone che si identificavano come orsi e a San Francisco scoprivano all'improvviso di fare parte di qualcosa di molto più grande. Il resto è storia...


Torniamo a quella dimensione politica che citavi prima. Se consideriamo il fatto che la bellezza è fonte di potere e che l'aspetto bear si contrappone al canone generale della bellezza, possiamo considerare l'estetica bear come politicamente rivoluzionaria e sovversiva?

L'estetica bear, per usare la tua espressione, ha le potenzialità per essere politicamente rivoluzionaria e sovversiva. Nella comunità gay maschile esiste una corrente sottomarina, una legge non espressa per cui più si è belli e più sesso si può fare. E quanto più hai capitale sessuale, tanto più ti verrà attribuito capitale sociale.

In poche parole: i gay "brutti" non fanno, non dovrebbero fare e non meritano di fare sesso. I gay brutti hanno un capitale sessuale basso e, di conseguenza, "meritano" un capitale sociale basso. Sono, o "dovrebbero essere", deboli, indifesi, marginalizzati in ogni modo. Da questo punto di vista, si potrebbe dire che l'estetica bear ha avuto qualche effetto sovversivo.


Forse ha avuto qualche effetto nel passato, ma oggi non sembra averne molto...

Sfortunatamente, sebbene l'estetica bear avesse delle potenzialità utili ad una rottura più ampia dell'ordine delle relazioni di potere, queste potenzialità sono rimaste in larga parte inespresse. Al contrario, seguendo quello che è il desiderio della vasta maggioranza all'interno di una società dominata dalla classe media, direi che l'effetto dell'estetica bear è stato addirittura contro-rivoluzionario. E se penso alle persone che si identificano come orsi, credo che la maggior parte di loro difenderebbe fermamente e appassionatamente il proprio diritto di essere gay iper-consumisti della classe media.

E qui potremmo iniziare a parlare della politica americana per i diritti gay, che è di stampo assimilazionista, e del fallimento di questa politica nell'essere di aiuto a chiunque, eccezion fatta per gli uomini gay (e le lesbiche) di pelle bianca della classe media. Ma questo è tutto un altro discorso...


Esiste anche un sistema di classificazione degli orsi molto complesso e dettagliato, che tiene conto della grossezza della pancia, dell'età, della quantità e del colore dei peli: ci sono i koala e gli orsi polari, i chub e i cub, i daddybear e i musclebear... Non c'è un rischio di eccessiva formalizzazione, di arrivare persino a una specie di standard di bellezza bear?

Siamo arrivati già a quello che chiami "standard di bellezza bear". Ci siamo già arrivati, almeno negli Stati Uniti. Sai che furono due bear con una formazione scientifica ad inventare l'intero sistema di classificazione degli orsi e che lo fecero come presa in giro? Utilizzarono il sistema di classficazione delle stelle per ridicolizzare il modo assurdo con cui i gay si trattano l'un l'altro come oggetti. Ma l'intero spirito "camp" oggi è del tutto assente nella comunità bear. Mi chiedo come abbiano reagito i due inventori quando hanno visto che la loro burla era stata presa sul serio e si era diffusa in tutto il mondo...


CONTINUA: la 2° parte dell'intervista!

Little Prince(ss)


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6 commenti:

  1. la perdità delle originarie valenze sovversive (o eccentriche) da parte di una forma di socialità/sessualità/visione del corpo è un discorso molto interessante. Forse l'ho già scritto in passato, ma mi piace molto questo blog perchè "parla di cose", solleva interrogativi...merci!

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  2. Letta anche la seconda parte e quoto Andrea: compimenti! Belli anche i link consigliati: dal Pride di Milano agli orsi agli skinheads gay, riuscite sempre a svelare gli aspetti più interessanti e domande quasi inquietanti, ma sempre con una prospettiva critica molto intelligente e costruttiva!

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  3. (DA ADAM)
    Davvero interessante.
    La perdita di un vero valore culturale oggettivo nella lotta alla libertà ed ai diritti, a mio avviso, ha dato luogo a fenomeni diversificati, come la ricerca di un nuovo io, che non si omologasse con altri.
    Questo purt...roppo avviene soprattutto nella comunità GLBT, dove per esserci devi essere in un certo modo per appartenere ad un gruppo sociale....
    (Muscoloso in ceri ambienti, fashionista in altri, camionara in altri ancora, e così via...)
    Tutte queste diversificazioni mi fanno persare sempre ad una ricerca di identità, perchè essere sè stessi è difficile, già da fare.
    Spesso non si viene accettati per quelli che si è, anzi quasi mai.
    Altrimenti rischi di essere un ghettizzato tra i ghettizzati.
    Quindi anche tra i bear, a mio avviso, ci saranno state, e ce ne saranno ancora, persone che ti escluderanno se non sei grasso e peloso.
    Ma è ovvio che qui manca un processo culturale che magari negli USA c'è già stato, qui invece con la chiesa alle spalle che ti frena, e non ti permette di essere un pò più libero, il processo è più lungo.
    Onestamente credo che non ci sia stata una corsa "Al sesso", dopo la paura degli anni '80, ma una reale esigenza di uscire fuori dai propri gusci, tanto quanto nei bear così come in ogni altra persona, solo che la storia degli USA, è comunque molto diversa dall'Italia, dove il sesso è sempre e comunque un grande enorme peccato anche se sei etero, e con questo ci cresci sin da piccolo.
    Mi piacerebbe leggere i libri di questo ragazzo per avere un quadro storico superiore a quello piccolo che ho, ma son sicuro certi testi qui nemmeno li trovi...
    Bell'articolo davvero.

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  4. Grazie, proprio un bel articolo!

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  5. E dissero i Bear; noi siamo i veri machos e voi siete i froci! Noi ci droghiamo e facciamo sex senza preservativo con 150 partner all'anno per dimostrare che siamo uomini veri e voi siete solo delle checche isteriche e igeniste! Noi ammettiamo solo look militari e teste rasate; tatuaggi e disco music e voi che avete un altro look e che ascoltate altri generi musicali siete solo culattoni di mmerda!
    Ve la posso dire una cosa Bear? Siete peggio di quelli che stanno a CASAPOUND. Siete la categoria più fascista, stupida e repressa del mondo Gay!
    Siete Gay che si permettono di dare del 'frocio' ad altri Gay pensando che il mondo etero si comporti come voi....valete meno della merda!
    .....e non dico altro se no vi sotterro.....

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Il grande colibrì