Ma perché continuare a mandare a scuola i bambini poveri?

A dirlo è la Banca d'Italia. Gli studenti del Sud Italia e quelli delle classi sociali più povere sono meno bravi. La scuola italiana fallisce nel suo compito di appianare le differenze all'interno dei diversi territori e delle diverse famiglie di questo Paese. Fallisce nel suo compito di offrire opportunità di riscatto alle fasce economicamente più svantaggiate. Le differenze sono più evidenti nel primo ciclo dell'ordinamento scolastico, mentre si attenuano nel secondo ciclo. Ma agli istituti migliori, in ogni caso, sono i più ricchi ad iscriversi. E se le pari opportunità a scuola non garantiscono sempre e comunque pari opportunità in tutti gli altri ambiti della vita sociale, senza dubbio la loro assenza a scuola garantisce disparità in ogni ambito.
E se i dati italiani non rallegrano, quelli globali fanno piangere.
Save The Children denuncia come, mentre per l'educazione di un bambino lussemburghese si spendono ogni anno 12mila dollari e per quella di un italiano quasi 7mila, in Burundi, tanto per fare un esempio, ogni bambino debba accontentarsi di soli 17 euro di spesa annua. 72 milioni di bambini non hanno accesso alle scuole. Di questi, 37 milioni vivono in paesi in guerra. Il mondo ricco spende troppo poco in aiuti per l'educazione. Dopo Austria e Grecia, l'Italia è il paese che spende meno, contribuendo all'educazione di bambini nei paesi poveri per una quota pari a “ben” 3 centesimi di dollari annui per bambino.
Insomma, non sembra che gli sforzi per offrire una formazione scolastica decente ai più poveri siano molto significativi. In patria, gli sforzi sono insufficienti. Al di fuori dei confini nazionali, si sfonda il muro del ridicolo.
Forse perché l'istruzione dei poveri non conviene? Che significato avrebbe, infatti, sviluppare una scuola di qualità per persone per le quali non è prevista e non si vuole prevedere una vita di qualità? Che senso avrebbe un'educazione scolastica decente assicurata a tutti in paesi oppressi dal debito estero, dalla corruzione di élite politico-economiche finanziate da società e governi occidentali, da deboli economie di mercato che debbono affrontare le potenti economie protezionistiche del mondo ricco? Che senso avrebbe un'educazione scolastica di qualità in un paese socialmente immobile come lo Stivale, in cui per ottenere un lavoro decente gli strumenti più proficui (anche se non gli unici, per fortuna...) sono le parentele, le amicizie, il clientelismo, la corruzione, le affiliazioni a organizzazioni criminali?
E allora basta ipocrisie. Diciamocelo: pagare l'istruzione dei poveri è uno spreco. Non conviene. Anzi, potrebbero montarsi la testa, pretendere pari dignità in altri ambiti della vita. Tutto questo sarebbe destabilizzante. Si romperebbero i sacri equilibri del mondo globale. Ed è una cosa che non possiamo accettare, vero?

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la notizia dall'Italia su “Tuttoscuola”: http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=18237
il rapporto di “Save The Children”: http://www.savethechildren.it/2003/download/pubblicazioni/LastInLine2008.pdf

Little Prince(ss)

Vedi anche: Aggiornamento del 12 giugno.

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