Addetti agli (altrui) lavori. Quando la sicurezza sul lavoro non è affare degli operai

La sicurezza [sul lavoro] non può essere sostenuta da odiosi incrementi di adempimenti formali e da sanzioni sproporzionate” ha detto il neo-ministro al Welfare Maurizio Sacconi al convegno dei Giovani industriali di Santa Margherita Ligure.
Questa è "una posizione che incontra il consenso degli addetti ai lavori", scrive il giornale di Confindustria "24 Minuti" dell'11 giugno. Bene, è un punto di vista che mi suscita qualche perplessità per i motivi che esporrò alla fine di questo post, ma se lo dicono gli operai...
Ah no, scusate, non avevo letto tutta la frase. Eccola completa: "Una posizione che incontra il consenso degli addetti ai lavori e cioè i responsabili della sicurezza e i risk manager, ossia coloro che ogni giorno gestiscono la sicurezza nelle aziende". E io che pensavo che "gli addetti ai lavori" nelle costruzioni, nel manifatturiero, nel metallurgico e nella chimica (i settori di cui si occupa l'articolo in questione) fossero muratori, muratrici, operaie e operai! E invece no, mi devo proprio aggiornare: oggi, in questi settori, "gli addetti ai lavori" sono "i responsabili della sicurezza e i risk manager". Ovviamente, di cosa ne pensino della sicurezza (e quindi della propria salute e della propria sopravvivenza) operai, operaie, muratrici e muratori non gliene frega niente a nessuno.
Ma di amenità l'articolo (dal suggestivo titolo: "Sicurezza, sanzioni inutili. Nelle piccole aziende l'errore umano resta la principale causa di incidenti. Le imprese: 'multe inefficaci'") ce ne offre altre due.
Innanzitutto, secondo gli addetti ai lavori ("i responsabili della sicurezza e i risk manager" e non operai e muratori, ben inteso), il 68% degli incidenti sul lavoro sono determinati da errori umani. Quindi se cresce il numero di morti nei luoghi di lavoro, evidentemente, la colpa è della distrazione di chi è morto. Muratori e operai, sulle impalcature e nelle fabbriche, pensano ad altro. Beh, li possiamo anche capire: mica possono pensare al lavoro, dal momento che gli addetti ai lavori sono altri. Probabilmente passano il tempo a pensare a quanto siano simpatici questi signori risk manager a sparare certe castronerie (ma forse nei loro pensieri usano ben altri termini...)
Il secondo concetto che l'articolo propone è sintetizzato in una frase che, a prima lettura, può sembrare molto ragionevole: "Non è tanto la punizione di comportamenti a rischio, quanto il rinforzo di quelli di sicurezza a poter fare la differenza". Idea molto di moda in ambienti industriali e politici, che in poche parole significa: se non applichi la legge, chi se ne importa (beh, forse all'operaia incidentata qualcosa importa...); se la applichi, ti premiamo. Un concetto talmente interessante da meritare di essere applicato anche altrove.
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