Sicurezza o sicurezze? Forse insicurezze

A volte è interessante notare come quella che è la stessa parola, pragmaticamente e semanticamente con l'identico significato, possa assumere significati diversi nei pensieri e nelle conversazioni delle persone. Prendiamo ad esempio, una parola che in questi giorni è stata sdoganata diventando di moda: sicurezza. Da che il Governo Berlusconi è in carica (a dir la verità già da prima, ma è per semplificare), non manca un giorno in cui i giornali, da La Stampa a Liberazione passando per Repubblica (No, non la fermata della metro), non titolino una pagina con questa parola al suo interno. Sicurezza: emergenza rom. Sicurezza: ampliamento del pacchetto alle prostitute. E via discorrendo.
Sicurezza, sicurezza... Sine cura ossia senza preoccupazione. Un gioco linguistico, la derivazione linguistica e i suoi significati, trasforma una parola in un impianto culturale divesificato, implicando in esso non solo la regolarizzazione della vita ma trasformando un determinato modo di fare politica. Perchè?
Ieri, a Mineo, sei operai sono morti facendo semplicemente il loro lavoro. La dinamica dei fatti non è stata ancora accertata. Ma le prime autopsie effettuate sul posto hanno appurato che la massiccia presenza di fanghi pesanti e la respirazione di gas venefici (acidi solforici e solfidrici in primis) ha causato l'addio degli operai. Sei persone sono morte mentre facevano il loro lavoro. A prescindere dalla riflessione su quanto, al giorno d'oggi, il lavoro possa contare nella vita di una persona (fino alla morte - ma questa è una riflessione più metaforica e cinica), ciò che emerge è un fattore di responsabilità. Mentre facevano un lavoro estremamente pericoloso e pesante dal punto di vista fisico, essi non avevano addosso alcuna protezione o strumento idoneo a svolgere quel determinato compito. La responsabilità di quanto è successo a chi deve essere attribuita? Agli operai? Alla ditta? Ad una insufficiente applicazione e controllo del d.lgs. 626/94?
Eppure, cercando di riprendere in mano le fila del discorso, questa responsabilità sembra dileguarsi. Almeno, leggendo i titoloni dei giornali. Già da prima delle elezioni, con le fiamme della TyssenKrupp, il tema della sicurezza sul lavoro era emerso, ma sempre la parola sicurezza veniva sempre associata al tema dell'immigrazione. Eppure, per quanto tenti di ricordarmi, non ho mai sentito di stragi compiute in Italia da parte di stranieri. E, sempre consultando fonti qua e là, come può essere la ricerca Istat sulla violenza sulle donne del 2007, sembra risultare che il maggior numero di abusi venga effettuato da italiani. Ma questo, sembra non importare granchè. La prima misura approvata dal CDM è il pacchetto sicurezza. Pacchetto che include stranieri prostitute cittadini italiani con nazionalità straniera. Tutto per salvaguardare i cari elettori dai pericoli incombenti il gene del male insito in chi non ha la cittadinanza italiana. Ma della sicurezza sul lavoro, che è la stessa identica parola, nessuna traccia.
Leggendo i vari quotidiani si capisce di come la parola sicurezza venga affrontata in amniera diversa a seconda della situazione. L'impianto culturale alla base è il motore che spinge una diversa interpretazione. Ossia, una diversa concezione delle azioni compiute dalle persone. Perchè accanto a sicurezza, associato al problema lavoro, viene sempre nominata la parola fatalità. Una concezione trascendente degli incidenti sul lavoro. Come se un operaio che muore sia la vittima predestinata di un disegno più grande di lui. Inevitabilmente. La parola prevenzione? Poco nominata....
Sicurezza per strada? Associata all'intenzione, alla volontà umana, per cui punibile persecuibile e preventivabile. Attraverso l'espulsione coatta e indiscriminata.
Ovvio, dunque, che con una concezione così del tema della sicurezza, i due ambiti vengano scissi e affrontati in modo diverso. Pacchetti su pacchetti da una parte, e disimpegno totale dall'altra. Perchè impegnarsi in fin dei conti, se le morti non sono che una fatalità?
Peccato che ciò che ha sulla scia il maggior numero di vittime sia proprio la sponda del disimpegno. In uno Stato dove ciò che dovrebbe contare sono i diritti nati per tutelare le intenzioni umane, è abbastanza assurdo che un aspetto della vita sociale venga lasciato al fato....

Ma che importa alla fine? I Rom ci rubano i bambini....


Milesmood

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