Chuecatown di Juan Flahn

La commedia spagnola, con Almodóvar e tanti altri registi, da anni ormai ci ha fatto conoscere le sue caratteristiche principali: personaggi sui generis, valanghe di humor nero, trame scoppiettanti, scorrettezza politica, riferimenti ricorrenti al mondo transgender, lesbico e gay... La cosa straordinaria è che, sebbene vengano usati sempre questi stessi elementi, continuiamo a trovarci di fronte film freschi, originali, divertenti. Come l'esilarante "Chuecatown" di Juan Flahn, ispirato a un fumetto di Rafa, un turbine di battute – e battutacce allegramente scurrili – che, dalla prima all'ultima scena, non perde il ritmo neppure per un istante.
La storia è quella di un agente immobiliare, Victor (Pablo Puyol, volto noto in Italia soprattutto per la serie tv "Paso Adelante") disposto a tutto, soprattutto a strangolare vecchiette, pur di poter impossessarsi dei vecchi appartamenti di Chueca, il quartiere più "in" e più gay di Madrid, per ristrutturarli e venderli, ovviamente a cifre stratosferiche, a ricchi omosessuali snob. Quelli che Rey (Carlos Fuentes) e Leo (Pepón Nieto, altro attore di "Paso Adelante"), una coppia di orsi un po' rozzi ma molto teneri, chiamano le "cule raffinate". E proprio questi due innamoratissimi ciccioni finiranno al centro delle indagini.
Ma le figure che emergono con più forza, come spesso accade nel cinema spagnolo, sono quelle delle due madri: l'ispettore Mila (Rosa Maria Sardá, protagonista di “A mia madre piacciono le donne” di Inés París e Daniela Fejerman), ossessionata dalle proprie fobie e soprattutto dal figlio poliziotto Luis (Eduard Soto, esilarante nei suoi cambi di abito sempre più gay), e soprattutto la madre di Rey, Antonia (la straordinaria Concha Velasco). È infatti proprio quest'ultima la perfida e velenosa protagonista del film, con i suoi tentativi di separare il figlio dal fidanzato troppo povero e con le sue terribili frecciate (arriva a paragonare il culo di Leo alla bandiera del Giappone...).
“Chuecatown”, presentato al Premio Goya, al Togay di Torino e al Festival MIX di Milano, non è certo un film impegnato, anche se non mancano pungenti critiche alla cosiddetta “scena gay” e all'amore poco disinteressato della destra moderata spagnola per la comunità TLGBQ*, ma diverte moltissimo. E questo non è poco, anzi. L'unico rischio è quello di morire dal ridere.

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la scheda IMDB:
http://www.imdb.com/title/tt0856776/

Little Prince(ss)

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