American Psycho di Bret Easton Ellis

“Quando incontro una bella ragazza per strada, mi vengono in mente due cose. A una parte di me gli viene voglia di abbordarla, di parlarle gentilmente e di fare il galante con lei”. Taccio, scolo il mio J&B. “E all’altra parte? Cos’è che gli viene voglia, all’altra parte di lui?” domanda Hamlin. “Di vedere che effetto farebbe la sua testa infilzata su un palo”, dico io.

Lasciate ogni speranza, o voi ch'entrate, scrive un barbone su un muro proprio all'inizio del romanzo, terribile, agghiacciante, orrorifico, psicolabile e tremendamente iperrealistico di Easton Ellis. Perchè non bisogna affacciarsi a queste pagine come qualunque altro romanzo: perchè questo semplicemente non è un romanzo. Non ha nulla di tutti quegli elementi tipici di un romanzo. Non esistono personaggi, non esiste una storia. Tutto è vago, non esiste nulla, a parte la freddezza, la solitudine, la pazzia, la morte.
Fine anni '80: Patrick Bateman lavora presso la Pierce & Pierce, una società finanziaria di Wall Street. E' giovane, bello, ha una fidanzata, Evelyn, la classica ragazza patinata. Con i suoi amici, discute di ristoranti, ragazze corpoduro (nda: orrenda traduzione di hardbodied girls), modi migliori per annodare cravatte e di vestiti. Ma anche di cocaina, dove trovare quella migliore. In segreto, però, Patick coltiva una vita fatta di film porno e horror, di Patty Winters Shows - dove i temi del giorno possono andare da Bambine che si prostituiscono per comprare crack a Patrick Swayze è diventato cinico? - di omicidi e di torture. Ossessionato dalla cura della persona e di style, pratica tutti i giorni palestra, viaggi tra centri estetici e lampade abbrozzanti. Incapace di riconoscere le persone e farsi riconoscere, riesce però a descrivere fin nei minimi particolari il look dei personaggi, marche indossate etc etc..., con un realismo e tratteggio dei particolari perfetto tale da far rabbrividire.
Ma è questo l'American Psycho, o è questo lo psycho contemporaneo. Non sono certamente le scene di tortura a far raccapricciare, sebbene le descrizioni siano estremamente realistiche e "vomitevoli", ma sono gli sketch nei vari ristoranti, nei locali più alla moda, nella vita di tutti i giorni. E' questo lo psycho: ogni essere contemporaneo condensa in se l'assoluta anonimità, l'essere intercambiabile, come spiega Patrick: nessuno è se stesso, ognuno è solo l'apparenza di quello che gli altri vogliono. Si viaggia tra marche e marchette, tra modelle incapaci di spiaccicare una parola e ristoranti con piatti talmente elaborati da costare quattrocento dollari, tra coppie scoppiate e dialoghi superficiali.
In traduzione: è l'anima più dark, cinica, crudele e violenta della copertina patinata iperlussuosa delle situazioni alla Sex and the city. Per questo psycho. Per questo iperrealista. Per questo, le scene di violenza ipersanguinaria sono le parti, forse, più "noiose" nella loro ricchezza di particolari surreali. Per questo, sebbene scritto nel 1991, è tremendamente contemporaneo ed attuale. In questo periodo dove è di moda annullarsi e annullare, dove non esiste nulla al di fuori della propria bellezza ipersuperficiale, dove non esiste nemmeno estetica. Vittima della propria individualità e schiacciati da un mondo più basato sull'annullamento della propria individualità. Dove non si esiste. Si impazzisce. Ci si fa di coca. Si tortura. Si uccide.
Nessuno se ne accorge. Nessuno dei personaggi. Ognuno prosegue nella propria esistenza.
L'unico personaggio vivo, nel vero senso del termine, è Jean, la segretaria di Patrick, l'unica che sfugge alla mania omicida dello yuppie.
Si vive così.
Ma amiamo lo stesso Sex and the city. Ed è proprio questo lo psycho.

Milesmood

1 commento:

  1. Ciao, complimenti davvero per l'articolo. Anch'io ho scritto una recensione interessante sul film American Psycho. Se ti può interessare eccola: http://cinema.studionews24.com/american-psycho-thriller-psichedelico/

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Il grande colibrì