In India l'omosessualità rimane reato: fallisce la depenalizzazione già annunciata

E alla fine nulla da fare: l'omosessualità rimane reato in India. Nonostante la sua depenalizzazione fosse data ormai per certa, soprattutto per l'impegno del ministro della Sanità Anbumani Ramdoss, alla fine il governo di Delhi si è spaccato in due e ha vinto la fazione più conservatrice, guidata dal ministro degli Interni.

Dunque non verrà abrogato l'articolo 377 del Codice Penale indiano (introdotto in epoca coloniale dagli inglesi) che sanziona tutti gli atti sessuali considerati "innaturali" (dal sesso anale a quello orale, passando per omosessualità e zoofilia) con una pena fino a dieci anni di carcere.

Il suo mantenimento nell'ordinamento legale è stato giustificato così: "L'omosessualità è un vizio sociale e lo Stato ha il potere di fare da argine. La sua depenalizzazione provocherebbe tensioni sociali. Se fosse permessa, allora i demoni dell'Aids e dell'Hiv dilagherebbero ancor di più e danneggerebbero la popolazione. Porterebbe a grandi rischi sanitari. Degraderebbe i valori morali della società". Inoltre si è aggiunto che l'articolo 377 "agisce da deterrente anche contro chi ha una mente malata" [Times of India].

In realtà, proprio la presenza di questa norma, per la quale nessuno viene processato da circa un ventennio, costituisce un enorme freno per lo sviluppo di campagne di prevenzione contro l'Hiv in un paese in cui si stima che vivano circa sei milioni di sieropositivi. E una giustificazione per grandi e piccole discriminazioni nei confronti di gay e lesbiche.

Little Prince(ss)

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Il grande colibrì