Tony Manero di Pablo Larrain

In una Santigo del Cile immersa nella dittatura fascista del Geneale Pinochet, Raùl Peralta si muove nei bassifondi della periferia con l'unico suo desiderio di essere in tutto e per tutto la sua icona di riferimento: il Tony Manero del film La febbre del sabato sera. Ogni giorno va al cinema a vedere la pellicola, prova con un gruppo di ballerini scalcinati i passi del musical e cerca di preparare con loro uno spettacolo da inscenare nella sala di un piccolo ristorante in cui vive, gestito da una famiglia indagata dal governo. Inoltre, Raùl, per cercare di confermare il suo status, decide di partecipare a uno show televisivo incentrato sulla ricerca settimanale di diversi sosia di celebrità. Per vincere, l'uomo arriva a commettere degl omicidi pur di avere oggetti che lo possano inqualche modo autare: un televisore da rivendere, specchi, la pelicola stessa. Sempre più ossessionato, Raùl coinvolge in modo morboso le persone che gli stanno vicine, instaurando con loro un circolo di inquietudine e solitudine.
Il film, estremamente complesso da seguire in molte parti che rimangono oscure, è nel suo insieme una critica a molti aspetti del periodo cileno degli anni 70. La dittatura, il regime di americanizzazione, la povertà lasciata ai margini della strada, oltre ad essere il percorso di follia di un uomo ossessionato. Tuttavia, vuole essere un pò troppe cose assieme, con il risultato che tutto viene lasciato sospeso, senza entrare in profondità. Anzi, molto non viene neanche spiegato, essendo dimenticato un piccolo particolare come la fine.
In sostanza, anche se ben diretto e recitato, soprattutto dal suo protagonista Alfredo Castro, il film non coinvolge più di tanto, ed è un peccato. Oltre allo spunto interessante, era anche uno sguardo in più su una delle dittature più dimenticate e sanguinarie dell'ultimo periodo.
O forse sarà stata una scelta della regia, fare tutto come se fosse di passaggio, senza lasciare traccia, come un'opposizione segreta al regime. La follia che dilaga, le copie che aumentano di continuo, senza che nessuno sappia più chi è e cosa vuole dalla vita. Tutti imitatori di modelli per sfuggire al terrore, la salvezza che corre in Tv, la paura solo intravista, mai vissuta. Camonette che passano ogni tanto da cui è bene solo nascondersi, mai affrontare. In quel caso, allora, sarebbe riuscito. E sarebbe allora uno spreco dare solo una chiave di lettura.
E' anche questo lo spettacolo.   
       
Milesmood          

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