Il film, estremamente complesso da seguire in molte parti che rimangono oscure, è nel suo insieme una critica a molti aspetti del periodo cileno degli anni 70. La dittatura, il regime di americanizzazione, la povertà lasciata ai margini della strada, oltre ad essere il percorso di follia di un uomo ossessionato. Tuttavia, vuole essere un pò troppe cose assieme, con il risultato che tutto viene lasciato sospeso, senza entrare in profondità. Anzi, molto non viene neanche spiegato, essendo dimenticato un piccolo particolare come la fine.
In sostanza, anche se ben diretto e recitato, soprattutto dal suo protagonista Alfredo Castro, il film non coinvolge più di tanto, ed è un peccato. Oltre allo spunto interessante, era anche uno sguardo in più su una delle dittature più dimenticate e sanguinarie dell'ultimo periodo.
O forse sarà stata una scelta della regia, fare tutto come se fosse di passaggio, senza lasciare traccia, come un'opposizione segreta al regime. La follia che dilaga, le copie che aumentano di continuo, senza che nessuno sappia più chi è e cosa vuole dalla vita. Tutti imitatori di modelli per sfuggire al terrore, la salvezza che corre in Tv, la paura solo intravista, mai vissuta. Camonette che passano ogni tanto da cui è bene solo nascondersi, mai affrontare. In quel caso, allora, sarebbe riuscito. E sarebbe allora uno spreco dare solo una chiave di lettura.
E' anche questo lo spettacolo.
Milesmood
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