Il decantar del piacer e passioni vaginali

Finito San Valentino e il suo trionfo dell'amore alla vaniglia, sesso alla cannella e preliminari allo zenzero si ritorna a capofitto dentro la solita routine. Perciò basta con le improvvisazioni di romanticismo camionista e ritratti di mascherità legnose. E poco importa tutto il resto. Dalle rose ai cioccolatini. La solita festa maschilista: meglio fingersi innamorati per un giorno giusto per pulirsi la coscienza delle bastardate di tutto il resto dell'anno. Poi tutto come prima: mutandoni della nonna compresi?

Pazienza si penserà per il resto del tempo, quando ci si immagina impressi mentalmente l'ultima fantasia da ricordare e tempestare di voglie.

Tuttavia, un po' molto come al solito, ci si dimentica del desiderio da rincorrere con fruste o lingue. Miopia da telegiornalisti esperti, per questo è meglio assopirsi lungo curve instabili e decentrate, rimasugli protettivi o proiettivi, presenti o assenti, gracili o possenti, menestrelli o rock 'n roll stars. Non ci si capisce niente, ma si prosegue, e ne siamo felici. Forse per riprendersi dalla paura del non capire.

Ma non sta qui il punto, ci mancherebbe altro. Anzi, non può nemmeno essere considerato una virgola questo ragionamento che sta in piedi a livello logico come un eschimese a San Francisco.

No, è ben altro. Alla fine, chissà quanti capiscono per davvero quello che realmente desiderano. La speranza di ritrovarselo scritto in qualche buco sperduto e farlo proprio è grande, specie se si è in alto mare. Una bottiglia con messaggio nell'oceano. Forse, proprio per questo motivo la Dott.ssa Meredith Chivers, del Centro per le dipendenze e la salute mentale di Toronto, ha condotto una ricerca di psicofisiologia genitale. L'articolo dove viene sintetizzata la ricerca, pubblicato sul Journal of personality and social psychology, indaga i vari risultati dell'incrocio tra presentazione di diverse scene erotiche (figure umane sole, mentre si masturbano o mentre fanno sesso) con le reazioni fisiologiche dei genitali, rilevate attraverso uno strumento apposito. Alla fine, il risultato più interessante è l'attivazione e conseguente eccitazione della vagina di fronte a qualunque stimolo presentato, indipendentemente dal genere dei soggetti protagonisti dei filmati.

Forse non ci voleva l'ennesimo studio per ribadire la complessità della sessualità femminile. Specie se questa viene appiattita con registrazioni fisiologiche, riducendone tutta la bellezza, ma tant'è che occorre in qualche modo finanziare enti di ricerca. Con buona pazienza delle grandi labbra.

Il che riporta tutto alla paura. Stavolta, portando una profonda ammirazione per idee di piaceri clitoridee, è il momento di domandarsi a che diamine può servire sapere tutto quanto se si gode ogni secondo in modo diverso. Sensualità non fa rima con maschilismo incastrante. Non credo occorra essere già fuori di testa per il corpo femminile per percepirlo.

Quindi cosa si potrebbe dire a parte boh?


3 commenti:

  1. scrivere po' con l'apostrofo invece che con l'accento? :p

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  2. Probabilmente non è neppure questo il punto nodale della questione.
    Numericamente ci son più bastardi che bastarde. Ma ci sono.
    Allora forse fare una ricerca con tanto di macchine rivelatrici potrebbe servire a focalizzare l'attenzione sul vero problema.
    Ormai mordiamo e fuggiamo, per tutto e su tutto.
    Nessuno che abbiamo voglia di fermarsi e scoprire o riscoprire certi piaceri, sessuali e non. Nessuno che abbia voglia di ascoltare.
    Ascoltare un corpo e suoi mutamenti e le vibrazioni che emette nel tempo e nello spazio, non è meno gradevole di un pezzo di Mozart o di Billie Holiday.
    Solo che non abbiamo tempo e forse neppure voglia. A cosa serve? questa è la domanda più frequente. Abbiamo bisogno di consumare tutto e subito. Come un dovere. O come un dolore.
    Magari, ehi dico magari, non è detto... parlarne potrebbe servire ad istillare il dubbio in qualcuno, indotto così a fermarsi.
    Io mi fermerei....
    Marina

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  3. Mi sono perso un po' in questo articolo, ma è proprio bello!

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Il grande colibrì