Appello per i medici palliativisti

Arianna Cozzolino, già intervistata sui processi di cura della medicina palliativa, ci chiede di pubblicare un appello, presentato a diversi parlamentari, circa il futuro ruolo del medico palliativista. Una discussione che, nelle Camere alte del Governo, si è trasformata in un ddl.

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Egregi,
è in discussione in questi giorni alla camera il ddl sulle cure palliative.
Alcuni parlamentari hanno presentato, tra gli altri, un emendamento che prende in esame la peculiare situazione dei medici palliativisti che si trovano in una situazione di precariato legata anche alla assenza di un titolo di specializzazione.

Chiedo di prendere in urgente considerazione quanto segue:

I professionisti che si sono dedicati a tempo pieno da tempo (spesso dieci, venti anni) a questo lavoro senza avere un qualunque titolo di specializzazione, con la variazione delle norme concorsuali, non hanno oggi il diritto di partecipare ai concorsi pubblici.
Coloro che avessero partecipato e conseguito la possibilità di entrare in una scuola di specialità (o coloro che decidessero di farlo) dovrebbero abbandonare il loro lavoro attuale non essendo compatibile con la frequenza in specialità, secondo le norme previste.
Pur essendo le stesse persone che per anni hanno garantito lo svolgimento della assistenza ai malati terminali , soprattutto in strutture del S.S.N., si realizza un grottesco paradosso:
non possono accedere ai concorsi per essere dipendenti perché non in possesso di specialità e non possono accedere alla specialità mantenendo il loro lavoro perché non sono dipendenti pubblici.
Va pure sottolineato il fatto che, non esistendo la scuola di specializzazione in cure palliative, essi dovrebbero dedicare almeno 4 anni della loro vita e formazione ad imparare qualcosa che con le cure palliative poco c’entra per andare a fare un lavoro di cui hanno già un notevole patrimonio di esperienza e competenza che, in questa situazione, rischia di essere completamente perso, lasciando gli stessi medici in una condizione di precariato a vita o addirittura senza possibilità di lavoro.
Uno spreco di risorse e professionalità che non pare giustificato e umilia.
Vi chiedo, pertanto, di considerare questa situazione e di intraprendere azioni che possano porvi rimedio.
Confidando nella vostra attenzione, porgo i miei più sinceri saluti

Arianna Cozzolino

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