Così, diventa troppo impegnativo parlare di competitività internazionale, di produzione e produttività, di mercati integrati senza cadere nel qualunquismo generico che è tutto sbagliato. Ma le cose per cambiarle occorre comprenderle, altrimenti si forma solo un dogma, e per capirle occorre ragionare, porsi dei problemi e cercare soluzioni per risolverli e migliorare la situazione. Soprattutto, occorre porsi delle domande. Ma il sistema Italia, così pateticamente rinchiuso su se stesso, nei suoi problemi e nei suoi gossip, non ha più forze per farlo. Ci si aggrappa a risposte formulate a partire da domande di livello zero, così che ogni conseguenza è direttamente collegata ad una causa primaria, l’unica. In sostanza, è esattamente come un credo religioso. Il berlusconismo con i suoi mille rivoli è la causa indicata per questo modo di pensare, quando è poi una delle conseguenze di un generale affanno, di una incapacità a formulare domande e all’impegno a ricercare risposte.
Se quindi è troppo complicato rispondere ai quesiti di Marchionne, capita a proposito quel maledetto bonga bonga, il viso metà rossetto e metà pixel di una ragazza, la presunzione di dire che tutto il mondo parli di questo.
Se quindi è troppo complicato rispondere ai quesiti di Marchionne, capita a proposito quel maledetto bonga bonga, il viso metà rossetto e metà pixel di una ragazza, la presunzione di dire che tutto il mondo parli di questo.
Eppure, perché non abbiamo nient’altro da offrire? Cosa prendiamo dal mondo e cosa diamo in cambio? Non si tratta solo di Berlusconi, ma di tutto un pensiero corrente che sminuisce il fatto che nel mondo le cose vanno avanti, peggiorano, s’incrinano e diventa un mondo più fragile. Se partono ordigni esplosivi dallo Yemen, se scoppia una bomba ad Istanbul, se ci sono scoppi di fucili al confine delle due Coree, se l’Indonesia santifica il suo dittatore, se il centro del commercio si sposta via dall’Europa cos’altro abbiamo da offrire oltre al bonga bonga? Il nulla. E continui lamenti, e continue spallucce, e continui...
Milesmood
Marchionne fa il suo lavoro di manager; ma la Cgil fa il suo lavoro di sindacato?
RispondiEliminaLa strategia globale di Marchionne e quella italiana della CGIL