Bravo, bene, bis, punto: se il dissenso è costruttivo e il consenso è solo uno sbadiglio...

Sono felice di non essere il guru di nessuno. Sono felice che nessuno legga questo blog sperando di trovare la verità su qualcosa o il senso della vita. Sono felice che nessuno penda dalle mie labbra, dipenda da quello che dico o scrivo. Sono felice che se dico o scrivo una cazzata nessuno cerchi di arrampicarsi sugli specchi per giustificarla, per salvare il mito di una mia supposta infallibilità. Sono felice, soprattutto, di non voler essere un guru per nessuno. Tutti liberi, anche io.

E' questa la conclusione alla quale mi sento di arrivare dopo aver ricevuto una spiegazione illuminante. Una premessa è necessaria: ho scoperto con sorpresa che questo blog, pur con poche decine di migliaia di lettori al mese, è molto più letto di tanti altri blog e siti. Non è questo il punto, sia chiaro. Il punto è un altro: al numero maggiore di lettori, in molti casi non corrisponde un numero maggiore di commenti ai post, anzi. Perché?

Una prima possibile spiegazione: quello che si scrive qui magari è poco interessante, banale, espresso male, incomprensibile. Forse questo non spiega il relativamente alto numero di visitatori, la presenza di un nucleo consistente di lettori fissi o la scelta di interessanti personaggi italiani e stranieri di farsi intervistare o di collaborare per lanciare appelli umanitari. Ma, sinceramente, come spiegazione è sicuramente plausibile.

Un'altra possibile spiegazione me l'hanno data in questi giorni: "Non reagite abbastanza ai commenti positivi e ai complimenti". Attimo di smarrimento: cioè? "Non date corda a chi vi scrive bravo-bene-bis". E che corda gli dovremmo dare? Nessuno scrive un commento per farsi dire bravo-bene-bis-punto per aver scritto bravo-bene-bis-punto, no? "Questo lo dici tu...". Ah, capisco...

E allora faccio mea culpa: dei bravo-bene-bis-punto non me ne importa molto. Vabbè, lo ammetto: non me ne importa niente. Volessi giocare al piccolo guru, chissà, forse me ne importerebbe qualcosa, ma, facendo solo il blogger (per il quale la regola numero 1 dovrebbe essere: non montarti la testa), dei bravo-bene-bis-punto che me ne posso fare? Scrivo per esprimere le mie idee e per condividere liberamente con chi vuole (ecco perché qui non c'è alcuna censura ai commenti) informazioni, spunti di riflessioni, punti di vista, possibilmente per me nuovi, sorprendenti, sconosciuti o perlomeno sottovalutati.

Per questo un commento alla bene-brabo-bis-punto ha lo stesso valore di un commento alla brutta-merda-punto. E un commento alla brutta-merda-seguono-motivazioni ha lo stesso valore di un commento alla bravo-bene-bis-seguono-motivazioni (se si evitano gli insulti certo è meglio, ma, se proprio non se ne può fare a meno, pazienza).

Lo stesso ragionamento lo applico quando sono dall'altra parte dello schermo: mi piace commentare gli altri blog solo se ho qualcosa di sensato da dire (meglio: che mi sembra sensato). Se condivido tutto, mi sento un po' idiota a scrivere bravo-bene-bis: posso commentare solo se c'è qualcosa da dire in più, per completare o per approfondire. Se ho qualche ragione, anche secondaria, per dissentire, mi sembra utile esprimerla. Per questo, in modo apparentemente paradossale, mi trovo soprattutto a scrivere commenti critici su blog che apprezzo - di più: commenti critici a post che spesso in larga parte condivido.

Non sempre questo viene capito né tanto meno apprezzato: esprimere dissenso è giudicato da alcuni come "esibizionismo intellettualistico", come alto tradimento o come inutile distrazione nella lotta al Nemico. E qui un altro paradosso, che in questo caso non mi sembra tanto apparente: le critiche al mio dissenso (limitato e argomentato) vengono spesso dai paladini del dissenso (da me condiviso) contro Berlusconi, contro il razzismo, contro l'omofobia, contro il Vaticano... Insomma, il dissenso è un valore - basta che sia rivolto solo verso chi dico io.

Beh, io sono felice di non essere un guru per nessuno. E di non avere nessuno come guru. E anche di essere un po' un trituracoglioni. Ogni tanto ci vuole, no?

"No".

Little Prince(ss)

Leggi anche:
* A.A.A. metodi di comunicazione con berlusconiani illogici cercansi disperatamente
* A.A.A. semi di dialogo e di dubbio cercansi. Mica sarete venuti qua a leggere le solite cose, no?
* O con me o ti elimino: la guerra tra la censura di "Liberali per Israele" e gli slogan antisemiti

10 commenti:

  1. sono abbastanza d'accordo a metà con te (cit. Totò Schillaci, se non erro)

    comunque adesso raccolgo l'appello, son stato assai assai impegnato sto periodo e ho trascurato alla-fonte e i miei impegni web... ma ogni tanto la vita reale prende il sopravvento

    buon lavoro!

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  2. @La Volpe: era Luigi Garzya, ex difensore di Lecce e Roma ("sono completamente d'accordo a metà col mister")

    @Noir Pink: mi hai fatto riflettere sul fatto che c'è chi si preoccupa di quanti seguono il proprio blog. Devo starci più attento ;-)

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  3. @ sassicaia:

    Un'occhiata ogni tanto a come vanno gli andamenti dei lettori rivela cose interessanti, sai?

    Tipo che se lanciavi un appello umanitario qualche settimana fa lo leggevano in tanti, se lo lanci "nell'Italia che finalmente si risveglia e ritrova la sua dignità" lo leggono molti, ma molti di meno (a proposito: grazie @ Volpe!). Ovviamente, basta citare Berlusconi di sfuggita e magari per caso per avere un'impennata di lettori. Credo che anche queste cose offrano molti spunti per capire l'Italia di oggi...

    Poi chi scrive guidato dall'ossessione da lettore non lo capisco neppure io... soprattutto quando si scrive un blog senza pubblicità!

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  4. Interessante spunto di riflessione.

    Due cose.

    Se chi legge il post lo fa direttamente dal blog, tranne casi di user dovuti a errori di accesso "grossolami, dovrebbe essere stimolato al commento sia nell' ipotesi del "bene-brabo-bis-punto" sia nel caso di "brutta-merda-punto" anche per una forma di scambio di "vedute". Trovo se vuoi "sconfortante" verificare dalle statistiche x visite e 0 commenti.
    Diverso è il caso dell'user che
    arriva sul blog per vie "traverse" tipo oknotizie (come io in questo caso) che si limita al solo voto del post e che quindi nella maggioranza dei casi lo vota o commenta sul social.
    Ciao alla prossima.

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  5. un post che condivido da lettrice e da scrittrice di post. Personalmente se commento un post è perchè mi va di aggiungere altre info o semplicemente un altro punto di vista che può essere completamente diverso o sfumatamente diverso. Se quel post invece lo condivido e basta, lo linko da qualche parte ma non aggiungo commenti, perchè il "brav@, sì, yeahhh" mi sembra troppo avvilente e per nulla costruttivo (ma non nascondo di aver scritto commenti di estrema ammirazione, conteneti frasi come "bellissimo post, meravigliosa questa riflessione, condivido in pieno ed ecc.." quando ho letto post davvero strepitosi). Avvolte però capita anche di leggere un post interessante ma di non aver tempo per postare un commneto perchè si va di fretta, e quando si ha finito di fare ciò che si doveva, ci si dimentica di commentarlo... ma ciò non toglie che ciò che si è letto resti nella testa e faccia nascere domande, idee, pensieri, teorie ed ecc.... ed infondo l'obiettivo dei post è proprio quello =)

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  6. @ Maurizio: Ecco un altro spunto interessante: i commenti sui social network. In genere i post di questo blog sono più commentati su FaceBook, magari sulle bacheche di più persone, che sul blog stesso. A me sembra un peccato: ogni commento può offrire un contributo a una riflessione comune, che invece si frantuma in tanti rivoli tra loro non comunicanti. Non è una questione di avere tutto sotto controllo, ma un commento sul blog può essere letto da chiunque e può essere letto anche tra 10 anni, su FaceBook sarà letto solo da piccoli gruppi di amici e solo per qualche ora o giorno... Qualcuno ha qualche idea in proposito?

    @ viviana: Condivido quello che scrivi e anche io mi comporto così. Nel post ho provocatoriamente semplificato un po' le cose per stimolare il confronto :-)

    p.s.: Quello dei commenti è soprattutto uno spunto per riflettere sul dissenso su Internet, una forma da salvaguardare prima di tutto evitando noi per primi ogni forma di eccessivo conformismo. Sarà capitato a tutti di imbattersi in post in cui qualcuno scrive: "Tizio è un farabutto" e vedere sotto 57 commenti tutti del tipo: "Hai ragione, mi fa schifo", "Deve andare a casa", "Non è farabutto, è farabuttissimo", "Ma quanto è farabutto!", "Coi suoi festini rovina l'immagine del nostro paese", ecc... ecc... ecc... Oltre ad essere una cosa drammaticamente noiosa e inutile e a dare una falsa impressione che le proprie idee siano condivise dal mondo intero, questa tendenza può fare male alla stessa espressione del dissenso (compreso quello contro Tizio)?

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  7. @ Little Prince(ss): cerco di rispondere alla tua domanda. Per me quelle espressioni telegrafiche danneggiano enormemente non solo di dissenso in generale ma anche il linguaggio, perché lo plasmiamo sempre più su quello di FB che si limita al “mi piace”, “condivido” ed ecc. Detto ciò, credimi, da studiosa di linguistica so quanto sia importante che la lingua si evolvi, ma so anche quanto questo cambiamento può creare danni. Si parte dal dare diversi o nuovi significati ad una parola, o distorcere quelli che ha (es. la parola giustizia è strabusata e spesso in modo erroneo, come libertà, amore, odio ed ecc) fino ad arrivare alla manipolazione del linguaggio ("questo si dice, questo no") e della sua espressione ("maniera telegrafica, short, molto web... non so se mi spiego") e di conseguenza si manipolano i pensieri. In 1984, un libro che citerò sempre, c'è appunto tutto il paragrafo sulla neolingua e sulla necessità di limitare le parole e i loro significati, perché così facendo non ci potranno essere pensieri contrari se non si avranno le parole per poterli esprimere. Sembra fantapolitica, ma non lo è, è più reale di quanto si possa immaginare.
    Quindi, ritornando alla tua domanda, credo che il limitarsi a espressioni come "sii è un furfante”, “sono d'accordo” ed ecc metta in luce due dati allarmanti:
    1°: che si tende ad andare contro qualcosa o qualcuno senza proporre altro
    2°: l'incapacità di pensiero critico/argomentativo o la non propensione verso il dibattito costruttivo.
    E' come se tutti si dicessero che il mondo è una merda ma poi nessun@ facesse o proponesse nulla per cambiarlo. E' una posizione comoda a mio avviso, perché ti crogioli nel malessere, te ne fai vittima e ti deresponsabilizzi da ogni cosa quando invece potresti reagire e cambiare le cose, o almeno provarci.
    La pigrizia linguistica quindi mi appare più una pigrizia generale, del voler lamentarsi o bearsi ma senza apportare alcun cambiamento. Se io non ho scambi di pensiero, se non mi imbatto mai in pensieri che non siano più o meno simili al mio (vedi amici e parenti), non potrò mai avere una visione integrale delle cose e quindi il mio raggio di vista e con esso il mio senso critico (o di autocritica) sarà estremamente limitato. Da questo nascono poi tanti problemi, primo fra tutti l'incapacità al dialogo/ascolto con l'altr@ e quindi di conseguenza l'incapacit@ al riconoscere l'altr@ tuo pari.

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  8. A essere sincero ignoro il funzionamento di fb e dal quale volutamente mi tengo lontano. Non lo trovo "stimolante". Sono arrivato sul tuo blog per merito dell'aggregatore che usi. "Creare" il mio blog è stato un passo dettato più che altro dalla voglia di non restare "anonimo" nei commenti sui vari blog che l'aggregatore propone e che trovo veramente stimolanti.
    Ma torniamo al discorso commenti.
    Seguo alcuni blog, tramite feed, e trovo naturale, tempo a disposizione permettendo, interagire con i temi proposti.
    Molti di questi bolg arrivano su OkNotizie o tramite gli autori o tramite terzi. Nella quasi totalità i miei commenti sono esclusivamente sul bolg anche se poi capita che sul social si aprano discussioni interessanti che offrano l'occasione di confronti civili con oltre 95.000 utenti registrati. Nel affermare che è "sconfortante" verificare dalle statistiche x visite e 0 commenti" volevo sottolineare lo stato d'animo di chi propone un post senza essere riuscito a suscitare nemmeno un commento. Capita, si va avanti lo stesso.
    Alla prossima :-)

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  9. Carinissimo il gatto, veramente, ma forse era meglio una tigre o un drago per attirare l'attenzione, non trovi?

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  10. @ Belisma: Io trovo l'espressione di questo gatto adattissima invece :)

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Il grande colibrì