Lo vediamo tutti i giorni, nella veemenza degli attacchi alle "istituzioni comuniste" e nella politica governativa terroristica e genocida sull'immigrazione, nel vuoto di certa propaganda nella quale, intorno al grido antiberlusconiano, si stende un mutismo imbarazzato. Lo vediamo nella faciloneria con cui, al caldo delle nostre case e nella luce rassicurante dello schermo di un pc, ci si schiera accanto agli israeliani o ai palestinesi, offendendo la storia e la dignità umana dei primi o facendo spallucce sulle morti bambine dei secondi: l'importante è salvare la purezza della propria militanza, da discutere durante l'aperitivo con gli amici.
E poi c'è un secondo atteggiamento, per il quale tutto è tremendamente complicato, per il quale nessuna scelta è facile né facilmente comunicabile, per il quale la purezza non esiste, per il quale la soluzione ad un problema puzza di sangue e di merda e di sudore, ma potrebbe funzionare. E' un atteggiamento da perfezionisti, da insoddisfatti cronici, da cultori del dubbio, da eretici, da persone per le quali il trionfo non è tra gli obiettivi - perché ogni trionfo è un monumento fatto di sangue e merda, anche se non sembra emanare cattivi odori.
Questo atteggiamento lo vediamo meno spesso: è troppo complicato, poco attraente. Sembra più freddo, mentre la presa di posizione sic e simpliciter è così sanguigna, ti afferra subito le budella e te le stringe. E però chi dimostra vero interesse verso l'altro? Chi segue i moti altalenanti di un'indignazione senza sfumature, scandita nei tempi dai mass media, o chi rinuncia alla propria purezza per mettersi davvero nei panni - sfumati, sbiaditi, stracciati e contradditori - dei contendenti? Chi urla "armatevi e partite" o chi, rischiando di sbagliare e di perdersi, cerca di battere un sentiero verso una "pace impossibile"?
Certo, anche nella strada di mezzo esistono vie perverse: evitare di schierarsi con la stessa facilità con cui si beve un bicchiere d'acqua non può significare semplicemente non schierarsi. A volte esistono davvero i demoni (il dittatore che si arricchisce con la povertà del popolo, il kamikaze che si fa esplodere davanti a una discoteca, il generale che fa sparare armi al fosforo bianco, l'imprenditore che sfrutta il lavoro minorile in un altro continente...) e anche quando bene e male si distribuiscono senza chiarezza sussiste comunque la necessità di schierarsi a favore di una determinata soluzione e di non voltare le spalle.
Anche perché voltare le spalle è un atto non solo abietto, ma anche irrealistico: è ad un balzo di aereo che stanno torturando e trucidando i profughi del Sinai, è sotto le finestre di casa nostra che Noureddine Adnane, il Mohamed Bouazizi d'Italia, si è dato fuoco [Repubblica], è nelle nostre case che scorre il gas prodotto e comprato con l'oppressione dei popoli. E' il nostro stesso corpo ad essere offeso e martoriato in ogni angolo di mondo.
Ed è nostra la scelta se salvaguardare il candore di un'accesa indignazione distaccata o se affondare le mani in questo lago di sangue e merda per trovare sul fondo, con un atteggiamento di partecipazione umana meditata, una soluzione ai dolori del mondo.
Little Prince(ss)
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E' molto bello quello che hai scritto. Io mi definisco un 'eterno insoddisfatto' però in partiolar modo in questo momenti storico mi vien spesso da pensare a quello che dici tu. Non nascono che, come molti, sto passando un periodo economico difficile che mi impone alcuni sacrifici e di tener duro più di prima, però a volte mi capita di pensare: ma questa situazione è causata dal denaro, io lotto per il denaro mentre in altre parti del mondo si muore di fame, si muore per una guerra o perchè ti considerano immeritevole di vivere... Possibile che non ci si possa fermare tutti contemporaneamente e pensare ai mali degli altri? Forse potremmo imparare qualcosa...
RispondiElimina@ Miky: Forse più che fermarci tutti insieme, sarebbe bello incrociare i nostri movimenti. Se tutto va bene, ne parleremo nei prossimi giorni con un ospite speciale...
RispondiEliminaRimango in ascolto allora... :)
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