Le tensioni sono testimoniate anche dalle accuse mosse alla cantante arabo-israeliana Mira Awad per aver accettato di duettare con la collega ebreo-israeliana Noa al prossimo Eurofestival che si terrà a maggio a Mosca.
"La tua partecipazione all'Eurofestival significa partecipare alla macchina propagandistica di Israele. Per favore Mira, per i bambini di Gaza e per il futuro di ogni bambino di questa terra, non essere complice dell'eccidio" hanno scritto alcuni artisti arabi a Mira Awad.
La cantante ha replicato: "Noa ed io non siamo ingenue. Non ci aspettiamo di trasmettere il messaggio che va tutto bene. [...] Davanti ai miei occhi vedo un obiettivo di lungo termine, nel quale alla fine i nostri due popoli devono trovare il modo di vivere fianco a fianco e nel quale la minoranza palestinese dentro Israele raggiunga pari diritti di cittadinanza. Credo che questo obiettivo possa essere raggiunto solo con l'ostinazione e non mettendosi da parte e sparendo dalla scena".
Ma queste giustificazioni non sono bastate. Ad esempio, Sami Abu Shehadi, del partito arabo-israeliano Balad, rilancia pesantemente le accuse: "Non so quale messaggio di coesistenza voglia mandare. Sta mentendo" [The Independent].
In quelle terre arate dalle bombe e dai kamikaze e seminate con l'odio, anche nella musica è vietata la speranza. E certo non sarà una canzone a portare la pace. Ma, allora, da dove cominciare?
Little Prince(ss)
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Mi fa ricordare un atteggiamento diffuso di alcuni che si dichiarano di sinistra, anche in kilombo, che spendono le proprie energie nella sterile e distruttiva polemica fine a se stessa che perde di vista il vero traguardo della conciliazione e della unità per combattere gli avversari veri che sono a destra.
RispondiEliminacredo che quello che da fastidio sia non tanto la canzone in duetto quanto l'ipocrisia di Noa di presentarsi come una portavoce delle intenzioni pacifiche di Israele, che non esistono
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