Morire di carcere: Ristretti Orizzonti lancia l'allarme. Ma fuori dalle mura c'è solo silenzio

Il primo quest'anno è stato Fabrizio, 26 anni: era il 4 gennaio. Nove giorni dopo è stata la volta di Andrea, 32 anni. Altri cinque giorni, e tocca a Claudio, 31 anni. Passano solo due giorni e muoiono anche Walid, 39 anni, e Dimitri, 37 anni; se i primi tre si sono tutti suicidati, la morte di questi ultimi due è avvenuta per cause non accertate. Nove giorni dopo: Vincenzo, 35 anni, un altro suicidio. Lo stesso giorno muore anche Mija, 40 anni, per malattia.

Fino al 10 maggio di quest'anno sono stati trenta i casi di morte raccolti da "Ristretti orizzonti", il giornale delle persone che nella Casa di Reclusione di Padova e nell'Istituto di Pena Femminile della Giudecca sono detenute o prestano volontariato. Trenta casi di morti avvenute nel silenzio, quasi in un mondo parallelo a quello che vive fuori da quelle mura. E ben quattordici suicidi, quattordici moniti nei confronti del "quadro doloroso ed inquietante della detenzione nelle galere italiane: dalla detenuta colombiana incinta di sei mesi morta nel carcere della Giudecca di Venezia (arrestata per aver fatto da 'corriera' della cocaina in cambio di 1.400 euro), al tossicodipendente che si suicida preso dallo sconforto perché gli sono rifiutati gli arresti domiciliari, all'internato in Ospedale Psichiatrico Giudiziario che 'riesce' ad uccidersi dopo decine di tentativi, e via dicendo."

Secondo la Costituzione (articolo 27, comma 3) "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato." E invece, denuncia "Ristretti orizzonti", "in tante carceri, spesso proprio quelle dove sono più frequenti i suicidi, il tempo della pena è tempo vuoto, dissipato lentamente aspettando il fine pena."

Mancano i soldi e le strutture per sviluppare laboratori, scuole, attività creative, solidali e utili all'intera comunità (dentro e fuori quelle mura). Ma manca soprattutto la volontà e l'impegno a fare qualcosa. Nel clima giustizialista in cui viviamo, il condannato (anzi, sempre più spesso il semplice sospettato) perde la propria dignità umana, perde ogni diritto al rispetto. Perde tutto. Spesso, troppo spesso, ben diciannove volte più spesso che "fuori", perde anche la vita.

Little Prince(ss)

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il sito di "Ristretti orizzonti":
http://www.ristretti.it/index.htm

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