Il Divo di Paolo Sorrentino

"La verità no; è la fine del mondo. E noi non possiamo consentire la fine del mondo per una cosa giusta. Abbiamo un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa. E lo so anch'io".

Diventa difficile poter raccontare una delle figure più strane della scena politica italiana dell'ultimo mezzo secolo. Una persona che entra in ogni pagina ed avvenimento politico. Dal rapimento di Moro all'omicidio Pecorelli, la loggia P2, gli omicidi di Dalla Chiesa, Sindona, Lima, Tangentopoli, la strage di Piazza Fontana, il maxiprocesso contro Riina....
Diventa difficile farne un film, specie se di quest'uomo non si sa nulla. Soprattutto se risulta sempre impassibile. Ovviamente, il personaggio in questione è Giulio Andreotti. Il film che tenta di tracciare un filo narrativo è Il Divo, diretto da Paolo Sorrentino (Gran Premio della Giuria a Cannes 2008). Con il sottotitolo La spettacolare vita di Giulio Andreotti, il film narra le vicende de Il Divo Giulio a partire dall'elezione del suo VII Governo, per proseguire con l'elezzione del Presidente della Repubblica, Tangentopoli, e il maxiprocesso ai capi di Cosa Nostra, in cui viene imputato Andreotti.
Eppure, il film è come se si estraniasse dalle vicende politiche e storiche. I personaggi, soprattutto lo stesso Andreotti, si muovono come se fossero delle maschere. Impassibili. Artefatti. Andreotti, per rispettare il suo personaggio (ma nel film o nella realtà), parla solo attraverso massime. I suoi dialoghi sono solo frasi estrapolate. Battute. Parla di politica (Rivolgendosi a Evangelisti: "Ti sbagli: non esiste niente al di fuori della politica"), di morte ("Alla visita di leva il medico mi disse che avevo sei mesi di vita. Anni dopo l'ho cercato per dirgli che ero ancora vivo. Era morto lui"), di strategia ("I preti votano, Dio no"), e altro.... Ma nella sua aura di ricerca politica, appare vuoto, freddo. Non basta nemmeno il fantasma di Moro a smuoverlo. Ogni gesto è una pantomima, e chi gli gira intorno altre marionette. Come nella scena iniziale, dove si presenta la Corrente andreottiana della DC, al rallentatore, in modo che ogni gesto estremo venga enfatizzato.
E ogni frase è un richiamo: realtà anni 90 come realtà contemporanea. Andreotti che afferma come la magistratura stia invadendo per prendere il potere politico. E' un eco che si adatta perfettamente all'uomo che in questi giorni sta usando il potere legislativo al fine di mettere sotto controllo quello giudiziario per permettere di liberare quello esecutivo.
Per queste ragioni, il film non è solo la narrazione della Spettacolare Vita di Giulio Andreotti, ma diventa una farsa dove la protagonista è la ricerca del potere, il potere politico. O potere personale. Che si esplica all'interno della politica. Per avere un potere su di sé attraverso il potere sugli altri. E qui allora diventiamo tutti protagonisti, forse, perchè ognuno è in cuor suo andreottiano. Ogni movimento e ogni persona all'interno di quel dato movimento. Chissà se pure quello lgbt.... In fin dei conti, è solo il gesto eclatante di baciare Riina a far dividere e a dire: quello no, proprio no. Ma la base concettuale di ricerca di potere è sempre quella. Il potere di dire Io Sono attraverso la politica.

Milesmood
Link: http://www.luckyred.it/ildivo/


Scena tagliata del film

2 commenti:

  1. grazie per il tuo commento su TARTA-RUGHE.
    Hai un bellissimo sito!

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  2. Complimenti per il blog e per la recensione. D'accordissimo su tutto. Sei nei miei links.
    Saluti.
    Franz.

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Il grande colibrì