In Italia "gay" si dice "frocio": 9 omicidi e 45 aggressioni in un solo anno, denuncia Arcigay

Arcigay pubblica il "Dossier Omofobia Italia 2008" (relativo, a dire il vero, anche alla transfobia). Nove omicidi, quarantacinque aggressioni e violenze, sette estorsioni, cinque casi di bullismo, nove atti vandalici... Dati poco confortanti. E pensare che questo è solo ciò che è emerso, è solo la punta dell'iceberg e chissà cosa si nasconde sotto la superficie delle acque, nel silenzio.

E allora Arcigay fa benissimo a raccogliere le informazioni, a metterle insieme e a denunciare la situazione.

Solo un consiglio per il prossimo anno: si eviti di dare il maschile alle donne transessuali. Va bene che l'errore è forse dovuto a un frettoloso "taglia e incolla", però...

Little Prince(ss)

Leggi anche:
* Luca era etero, Luca era gay: la canzone di Povia, gli "ex-gay" e anche gli "ex-etero"...
* Omofobia, stalking e pena di morte: i nuovi "compagni che sbagliano", benedetti dal papa
Cantami, o anonimo, le gioie dell'ano: come sconfiggere il fascismo a colpi di vibratore

8 commenti:

  1. Sai cosa mi fa soffrire davvero? Che mi ci sto abituando.
    Sì, mi vergogno di me: io non provo più emozioni a sentire che un fratello della mia comunità è stato brutalmente assassinato perché amava una persona del proprio sesso.
    Non provo più niente. Non riesco più ad arrabbiarmi. Una scrollata di spalle e via.
    Lo sconforto, la frustrazione, la delusione, stanno prendendo il sopravvento.

    Detto da uno a cui la questione trans (insieme alla questione dei Rom e dei Sinti) sta particolarmente a cuore: bravo per la "postilla".
    Digrigno i denti ogni volta che sento parlare di UN trans, cioè una persona, evidentemente, a cui non si vuole concedere neanche la dignità e la soddisfazione della propria stessa identità.
    Soprattutto mi fa pensare a mia cugina, (ex-)transessuale oggi donna "a tutti gli effetti", anche per lo Stato Italiano...ma dopo quanti anni e sofferenze!
    Il minimo che lei (e tutte le trans o ex-trans MtF) si merita è venire trattata con rispetto.

    RispondiElimina
  2. ciao noir,
    forse ne avevamo già parlato una volta, ma io non sono troppo d'accordo col femminile al transgender (boh, luxuria vuole che si dica transgender), ovviamente se sono nella situazione uso il femminile, per non infastidire la persona, ma non lo trovo poi così corretto.

    Da un certo punto di vista è un po' come assecondare un pazzo (e spero che conoscendomi sai che non sono diplomatico... non penso assolutamente che siano pazzi) , ma il fatto che una persona si senta donna (o uomo) e abbia fatto interventi non vuol dire che effettivamente lo è .

    Per fare un paradosso è come se io mi sentissi "gatto", troverei sbagliato che qualcuno me lo volesse impedire, ma non potrei nemmeno pretendere che tutti, anche gli sconosciuti, mi chiamino "micio"...

    So che sei sensibile a 'ste cose spero di non essere risultato offensivo!

    cia!

    RispondiElimina
  3. @ Prefe:
    "Maschio e femmina li creò", diceva qualcuno. Beh, più o meno... In realtà accanto a queste due soluzioni semplici-chiare-lampanti ci sono un'infinità di variazioni, dal punto di vista non solo dell'identità di genere (mi sento uomo o donna?), ma anche del sesso biologico: transessuali, transgender, intersessuati, ecc...

    Qualcuno potrebbe liquidare le tue obiezioni dicendoti che una transessuale MfF (dal maschile al femminile) non è una femmina (sesso biologico), ma è una donna senza dubbio alcuno (identità di genere). E ciao ciao.

    Ma capisco la tua osservazione.

    Però credo che ogni persona abbia il diritto di essere ciò si sente di essere e/o ciò che vuole essere e che sia una violenza non solo l'impedire a qualcuno di essere ciò che sente o vuole, ma anche il non voler riconoscere (attivamente o passivamente) l'identità altrui.

    E ciò vale per tutto, non solo per l'identità di genere, ma anche il tuo "sentirsi gatto": se in modo serio, convinto e meditato una persona mentalmente equilibrata mi dicesse di considerarsi un gatto, gli risponderei "miao miao".

    Ovviamente, ogni tipo di esagerazione integralista va rifiutata: se uno sconosciuto dà del femminile a un transessuale FtM (dal femminile al maschile), senza sapere nulla del suo percorso di transizione, non sta facendo nulla di male. Se lo zio di questo transessuale si sforza, ma poi gli dà del femminile per forza d'abitudine, non va certo portato al rogo.

    Anche se Arcigay (che pure dovrebbe avere perfettamente in mente la questione) finisce per dare del maschile alle transessuali, non è la fine del mondo. Ci sono problemi ben più gravi collegati alla situazione sociale delle persone transessuali. Però, basta un po' attenzione...

    p.s.: a proposito di sentirsi gatto... proprio oggi abbiamo pubblicato un post sul "kitten play"!

    RispondiElimina
  4. Ammetto di aver fatto l'errore, a volte, di dare il maschile alle transessuali. Per ignoranza, credo. Da ora in poi utilizzerò il femminile.
    Ciao,
    Alessio

    http://ale1980italy.wordpress.com/2008/12/23/contro-natura/#comment-3562

    RispondiElimina
  5. @ Alessio:
    Ego absolvo te a peccata tua in nomine Patris...

    p.s.: molto carina la frase di Magnus Enquist (professore di Etologia all'Università di Stoccolma) che riporti nel tuo post: «Ci sono cose che vanno contro natura molto più dell’omosessualità, cose che soltanto gli uomini riescono a fare, come avere una religione o dormire in pigiama»

    RispondiElimina
  6. ok , capisco il tuo punto di vista.
    Ti dico, io ovviamente cercherei di usare la definizione che più aggrada alla persona che ho davanti. Ma lo trovo una forzatura al linguaggio!

    RispondiElimina
  7. @ Prefe:
    Perché, il linguaggio non è TUTTO una forzatura?
    "Cosa c'è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo".

    RispondiElimina

Il grande colibrì