Attraverso l’ispirazione visionaria di un documentario sugli ufo, Sannino ha scritto in sei mesi un romanzo con protagonista Walter, un personaggio creato e modellato a partire da brevi considerazioni dell’autore sul mondo che lo circonda, tuttavia mai lasciato sforare nell’autobiografia. Nonostante questo, Sannino confessa di aver provato numerose sensazioni nello scrivere, dimostrando in tal modo un forte coinvolgimento: è il racconto che si è autocreato, utilizzando la mano di Sannino come tramite.
Ma lasciamo parlare direttamente l’autore…
Spiegami brevemente la storia e come ti è venuta in mente
In estrema sintesi è la storia di un ragazzo, Walter, che non accetta la sua omosessualità e che solo attraverso gli eventi della vita, a volte un po "crudeli" ma comunque in qualche modo "indispensabili" nonchè attraverso l'amore incondizionato di alcune persone vicino a lui, riuscirà finalmente ad essere se stesso.
L'idea del romanzo, non ci crederai, ma è nata guardando un documentario sull'ufologia, dove lo speaker, ad un certo punto, parlava di diversità, in particolare del fatto che noi siamo spaventarti in fondo di scoprire un'altra civiltà e ne abbiamo in qualche modo istintivamente paura. Per noi gli alieni sono dei "diversi" ma anche per loro noi lo siamo.
Ho cominciato cosi a riflettere sulla diversità e a chiedermi cosa fosse per davvero se non la paura di ciò che non conosciamo. Ed è cosi anche per le persone omosessuali. Le si stigmatizzano ancora perchè, in fondo, non le si conosce, non si conosce il loro mondo, non si sa in realtà quanto sono "terrestri" anche loro.
Se c'è, qual è l'autore che ti ha più ispirato?
In effetti c'è qualche autore che mi ha ispirato. Io adoro scrivere in maniera semplice (e semplice non vuol dire banale: odio le banalità e i luoghi comuni per natura, li considero una drastica riduzione e semplificazione della ragione umana). Adoro la scorrevolezza e la linearità di pensiero. Non mi piace far perdere il lettore per strada, nella trama o con paroloni che poi fan perdere il cuore dei pensieri a chi mi sta leggendo.E questo stile, se cosi possiamo poi chiamarlo, l'ho un po' appreso da me ma non solo, anche da alcuni autori che ho particolarmente amato e seguito come per esempio Lara Cardella ( in particolare nel suo "volevo i pantaloni").
Il personaggio principale si chiama Walter. Oggi in Italia, il Walter più famoso è Veltroni. Tu che rapporto hai con la politica? Pensi che la cultura debba, possa o è impossibilitata a dare una mano all'azione pratica e democratica?
Con la politica ho un rapporto di amore e odio. Da un lato, infatti, studio scienze politiche e quindi mi piace, ma dall'altro vedo la realtà e l'opportunismo che mi circonda e mi rendo conto di quanto sia odiosa.
Io penso che la cultura possa essere un bene prezioso per tutti, anche per la politica, che deve imparare e crescere proprio come tutti noi. Nessuno è una persona "arrivata o conclusa", nè tantomeno la politica, che è fatta da uomini. Detto questo aggiungo che la politica (democratica che sia) debba innanzitutto rimodernarsi nelle persone. Questo paese ha un tasso di anzianità tra i politici che è spaventoso, e a volte si sa gli le persone anziane sono poco inclini ai cambiamenti.
Un paese vecchio come questo non può che rifarsi a vecchie mentalità, in tutti i campi, anche nell'economia paradossalmente.
Cosa pensi dell'identità in generale?
Io penso che avere un'identità a questo mondo sia fondamentale non tanto per distinguerci dagli altri quanto per avere un buon rapporto con se stessi. Stare bene con noi stessi insomma, e rispettarci per quello che siamo e che sappiamo di essere.
Credo però che sia altrettanto importante non imporre questa identità agli altri, altrimenti si rischia di diventare fanatici e vittime di lei stessa. Rischieremmo di fare il gioco di quelli che oggi credono che ci sia una sessualità giusta e una sbagliata, o di chi professa una religione credendo che tutte le altre siano devianti o peggio ancora immeritavoli di esistere.
L'uomo ha bisogno di una sua identità, ha bisogno di cercare se stesso e di interrogarsi. A mio avviso dovrebbe farlo sempre. Se l'uomo non acquista un'identità e non fa niente per cercarla rischia di diventare elemento di qualche branco. E i branchi, si sa, a volte non sono cosi sicuri.
L'ultimo romanzo di Chuck Palahniuk, Gang Bang (Snuff) è ambientato all'interno del mondo della pornografia. Tu come ti trovi al riguardo di questo genere di cinema? Credi che sia una rappresentazione stereotipata o che sia una delle tante forme della sessualità?
Personalmente, essendo un liberale, non ho niente contro la pornografia. Credo che l'essere umano sia una miscellanea di istintività e razionalità, per cui non la trovo stereotipante o stereotipata, che dir si voglia.
La pornografia è comunque e sempre a mio avviso espressione, in qualche modo, della propria sessualità. Se non altro è una sua proiezione.
Tuttavia preferisco personalmente non concentrarmi solo su questo aspetto (ma ripeto è solo il mio caso) tanto è vero che nel romanzo ho evitato di inserire particolari compiacimenti scabrosi proprio per dar vita, invece, ad un amore "pulito" per dimostrare che ci sono anche dei sentimenti e ci sono in ballo, a volte, anche le emozioni quortidiane delle persone. Diciamo che è un coinvolgimento estremamente diverso. Nè superiore nè inferiore ovvio.
Spero che scriva cose più interessanti delle banalità che ti ha detto in questa intervista!
RispondiEliminaCome si fa a mettere un nome ad un link invece di mettere tutto il link?
RispondiEliminain modo che cliccando sopra il nome si apra la pagina del link?
Grazie mille