Zimbabwe



Ci fu della luce. Poi più nulla, il resto vi si dileguò con piccole diramazioni sparute, create di cenere e rivestite d'argento. Non ci fu altro da vedere. Alla fine, un paesaggio di desolazione venne a ricrearsi sopra le spalle di una terra già disidratata dalle mani avide di paffuti guerriglieri di ferro nero e d'oro. Il momento non lasciò nulla al caso, ne a qualche programma. Ci sarà qualcuno che piangerà, la prigionia di dolore accuserà se stessa del proprio male. Esisterà una vendetta, qualcosa per cui dover sopravvivere a tutti i costi. Non esisterà altro sopra l'acqua che dagli scrosci ignari raccattano dal fono pietre e gioielli senza valore. Ogni roccia passerà calpestata e gettata via come fango appestato, precisa e infallibile maestria di raccordi previsti da grandi disegni senza senso. Allora ci furono altre storie di altra alta gente, raggruppata attorno al proprio fuoco, con fasci attorcigliati sul petto, pronta ad urlare la propria memoria e la propria vita, incurante del pericolo di rimanere soli. Non esiste la paura della paura. Ci sarà tempo per ricordare ogni volto e ogni lacrima, lasciare l'immagine, riprendere gesso, accompagnare mani e ricucire sorrisi di bambini. Le frecce rimaste scagliate contro bersagli di futuro. Non più non posto per qualcosa, mai più posto per Nulla.

Sorida

Milesmood

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