Traffici di droga e guerre che spuntano


E' ormai passato un secolo da quando il fenomeno droga è apparso prepotentemente sulla scena mondiale. Un secolo di lotte continue, fra parole e fatti, centri di disintossicazione, campi bruciati, guerre tra clan, politiche buone e altre, più spesso, meno. A distanza di tanti anni si tracciano le somme dei risultati i quali, tristemente, appaiono poco confortanti. Il consumo medio di droghe è aumentato vistosamente, sia in Europa che negli Stati Uniti, il paese che risulta ancora essere il maggior acquirente di sostanze stupefacenti. Gli studi e i rapporti dell'Unodc (United Nations Office on drugs and crime) e quelli delle singole associazioni dimostrano come sia cambiato il trend dei consumi. Una richiesta abbondante di cocaina e droghe sintetiche, mentre la richiesta di oppiacei, in primis eroina, rimane stabile, a fronte, tuttavia, di una maggiore produzione.

Si parla di cifre che fanno gelare il sangue. Sedici milioni di consumatori circa di consumatori di cocaina (0,37% della popolazione mondiale), dodici milioni di dipendenti dall'eroina (0,3%), nove milioni di richieste di anfetamine (0,21%), senza contare la produzione e l'uso di droghe fatte in casa, a fronte di una domanda che comunque cresce in maniera esponenziale, richiamando l'attenzione di trafficanti e criminali, i quali ricavano fondi per circa 320 miliardi di dollari l'anno a livello mondiale. Un mercato nascosto nell'ombra che tuttavia si impone anche alla luce del sole, gestendo politiche o economie. Riciclaggio di denaro o assassinii, come nel caso del Capo di Stato Maggiore Na Waie e il Presidente Vieira della Guinea Bissau, il paese chiave dello smercio e della diffusione di droga in Africa.

La domanda crea un'offerta, sulla quale i cartelli illegali di spaccio alimentano un giro d'affari che coinvolge l'economia e la vita di tutti i giorni. Poiché questa montagna di soldi da qualche parte deve finire e, soprattutto, ne deve uscire pulita.

Ovvio che un ciclo così promettente di denaro coinvolga interessi più o meno diversificati, alimentando una concorrenza che, proprio perchè fuori da ogni regola, non fa scrupolo di utilizzare metodi violenti. E' il caso del Messico, punto di passaggio del trasporto di cocaina tra la Colombia e gli Usa, dove una vera e propria guerra civile sta facendo mattanza su più fronti. Da un lato, clan rivali che tentano di accaparrarsi più quote; dall'altra il governo che tenta in ogni modo di arginare il fenomeno criminale e, come sempre, in mezzo civili che si ritrovano a dover fare i conti con la propria disoccupazione e il loro sostentamento. Una guerra che ha portato all'assassinio di oltre cinquemila persone lo scorso anno. Una guerra che si alimenterà ancora grazie alla domanda infinita di stupefacenti negli Stati Uniti.

Cosa rimane allora della dipendenza? I morti che non si contano più. Un'economia che si autoalimenta grazie a insicurezze e a mancanze di vere politiche di prevenzione. C'è sempre spazio per capire come mai una persona si inizia al consumo di droga. Le motivazioni sono tante: dall'emulazione a disagi; trasgressione e altre faccende. Le solite. Cosa rimane veramente da fare a distanza di anni passati a contare i morti?
Una provocazione lanciata dal Brookings Institution, valutata da economisti, è quella di liberalizzare il mercato di certe droghe. Se la domanda non cesserà mai, un'alternativa è quella di non porre vincoli legali allo smercio. In questo modo, si suppone, il traffico illecito collasserebbe.
Ma qui può nascere un'altra riflessione, ossia quanto conviene, a livello economico, ad un governo limitare lo smercio di droghe, troncando gran parte dei fondi della criminalità organizzata e, di conseguenza, perdendo determinati appoggi?
Ovviamente, si spera sempre che si viva nel mondo dei più giusti. Dove business è una parolaccia. Dove la cultura prevale. Dove il legale è la regola. Senza che ci siano morti.

Link per approfondire:

http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/835 (Presente un articolo che critica il Rapporto Unodc a fronte di dati sbagliati, per coprire un intervento sbagliato, il Plan Colombia, organizzato da Onu e Usa)

5 commenti:

  1. purtroppo il problema è vasto. le politiche preventive sono carenti per un motivo semplice: proibire e fare una politica "violenta" non funziona ma porta voti perchè la gente ragiona in modo emotivo e non razionale. c'è poi da chiedersi perchè le persone che si drogano desiderino fuggire dalla realtà. bisognerebbe dare risposte su cose che apparentemente non c'entrano ma che inducono la gente a cercare la fuga.

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  2. bell'articolo.
    personalmente sono convinto che molte droghe, quasi tutte comprese le cosiddette leggere abbiano effetti devastanti.tuttavia credo che gli effetti del proibizionismo siano ancora più devastanti a livello sociale e umano.
    concordo con enrico sul fatto che il vero problema DIETRO il consumo di droghe è il malessere sociale, cui andrebbe chiesto conto a gente come il ministro del welfar sacconi, che a tutto pensa meno che al benessere della gente.
    tra disoccupazione, recessione e governi di destra, prevedo purtroppo un'esplosione ,maligna di consumatori di droghe, nel prossimo futuro. per il welfare dei venditori di morte...

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  3. credo che si sottovaluti anche lo spleen dovuto alla decadenza occidentale, per cui il rapporto con la sessualità, il cibo e le droghe è malato in una maniera molto più profonda di quanto non si pensi. non si tratta solo di un fatto superficiale stile "sto male per cui mi drogo", quanto anche "drogarsi è fico" eccetera.

    al di là delle motivazioni individuali e/o sociali, la droga è una battaglia persa. vedere anche la posizione dell'Economist, anch'esso favorevole a una legalizzazione delle droghe (Economist di giovedì scorso)

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  4. è vero che la droga ci sarà sempre. in tutte le società c'è sempre stata una droga tipica. possiamo ricordare la marijuana in india, l'alcool da noi, il pejote in messico e chi più ne ha più ne metta. unica eccezione a questa regola erano gli esquimesi che non avevano nessuna droga ma per il solo motivo che sui ghiacci non crescono piante psicotrope. appena conobbero l'alcool ne divennero consumatori accaniti. oggi però la droga non è più usata all'interno di una ritualità magico-religiosa come il pejote o l'alcol ne come uno svago comunque limitato e rinchiuso in norme sociali (il modo di bere e ubriacarsi dei nostri nonni) ma è usata senza limiti e senza regole. inoltre c'è stata una evoluzione e una diversificazione delle droghe che ha portato ad un peggioramento. un conto è masticare foglie di coca e un conto è sniffare cocaina. il principèio attivo è lo stesso ma cambia la quantità! un tiro di coca deriva da almeno un cesto (grosso) di foglie cioè dalla quantità di foglie che un campesino delle ande si mastica in un mese!

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  5. IL SOMMO ODORE
    …L’amore e la droga scivolano sul pelo della vita…


    È fatta così
    Melissa
    È fatta così bella
    Che è meglio di ogni calmante.

    È così piena di vita
    Che è possedimento
    Di un giorno di sole
    E a volte
    Solletica l’essenza del tuo corpo
    Mentendo
    Alla sciocca paura di planare
    Da vecchie cascate incorniciate.

    “Sei uscita
    Da specchi del passato
    Poggiati, piaggiati in assuefatti piagosi dispiaceri”.

    È ansimante
    Per un solo bacio sulla guancia
    Melissa
    È fatta così, così sottile
    Che gli riconosci
    I tre specchi del tuo futuro:
    La foglia dell’imbarazzo,
    Il profumo di starsene in pace
    Ed il bianco di un viaggio già sconosciuto.

    Melissa
    Sono estremo e non tremo
    Ma il volto del tuo fiore…
    Oggi, si è contratto verso me
    Intuendone il sommo odore.

    “Sei uscita
    Da specchi del mio futuro
    Infelici e felici di convalescenti piaceri”.


    ©
    Da “Diversi, versi ed ersi”
    di Maurizio Spagna
    www.ilrotoversi.com
    info@ilrotoversi.com
    L’ideatore
    paroliere, scrittore e poeta al leggìo-

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Il grande colibrì