Crollano le cave di Marino. Ma l'animo del peperino è già pronto per il presepe vivente...

Ok, NoirPink - modello PANDEMONIUM è un casino, su questo non ci sono dubbi. Bisogna, però, metterci d'accordo sul senso da dare a questa parola...

Casino come bordello? Beh, sì, se consideriamo la quantità di post dedicati alla sessualità ed ai suoi mille volti. Una sessualità allegra, tranquilla, giocosa, fuori dagli schemi - in questo senso, una sessualità del tutto opposta alla pornografia commerciale.

Ma casino è anche caos, pandemonio. Ed è innegabile un legame anche a questo aspetto della realtà. Siamo un po' riot, come ci definisce Sophie Boop, che ringraziamo per il suo premio.

Ma il suffisso "ino" ci riporta anche ad un terzo significato: piccola casa. NoirPink è una piccola casa, un piccolo posto dove ritrovarsi, dove condividere vite ed emozioni, dove fare famiglia e comunità?

L'altra notte sono crollate le cave di peperino di Marino, in provincia di Roma. "E che cazzo c'entra?" chiederà qualcuno, giustamente. C'entra perché quando sono crollate una nostra assidua lettrice, Simona Maiolini, ha pensato bene di avvisarci, per condividere questo fatto con noi. Ho aperto la posta ed ecco lì l'appello di Simona: "Caro Noir Pink, scrivi di questo...".

Fino all'altra sera non sapevo neppure che esistessero le cave di peperino a Marino. Simona me le ha fatte scoprire. Anzi, ha fatto molto di più: mi ha fatto entrare in un mondo di emozioni, suo e dei suoi compaesani: "Si è staccato un pezzo di roccia ed ha distrutto il nostro angolo di paradiso". Si è staccato di notte, per fortuna, quando non c'erano bambini a giocare. Ha mandato a pezzi solo qualche macchina. Ed il cuore di molti...

Al di là della mia ignoranza, le cave sono celebri. Così le descriveva Edoardo De Fonseca nei primissimi anni del Novecento: "Grandiose sono le cave di pietra, simili ad enormi ninfei; alte, squadrate, fonde, tutte sopra una linea uguale; divise l'una dall'altra da grandi blocchi cavati nel masso, sui quali poggiano ampi architravi naturali, in modo da formare come un'armonica e rozza architettura primitiva".

Le cave sono poi diventate luogo di gioco dei bambini e, dalla fine degli anni Ottanta, hanno ospitato un famoso presepe vivente che si tiene ogni Natale. Una trovata turistica? No, molto di più. "Qualsiasi ragazzo che oggi ha la mia età e che sia rimasto per un periodo in quel quartiere ha partecipato al presepe" racconta Simona: "Io ci ho recitato per anni, mio figlio ha iniziato da due anni".

E' da anni che le cave si animano di casette, laghetti, capanne, porcellini, pesciolini, caprette... Del bue e dell'asinello nella mangiatoia. Dei tanti commedianti e dei loro mille ricordi: "Ci vestivamo da pastori, da personaggi del presepe, e cantando giungevamo da ogni parte del quartiere, ripassando a mente le nostre parti. Passavamo mesi ad esercitarci per tre giorni di recita! Poi, alla sera, andavamo via stanchi stremati, non vedevamo l'ora di toglierci quei panni da montanari... ma nel nostro cuore eravamo felici di aver portato il sorriso e la felicità a tante persone".

Tornerà il presepe, torneranno le cave, con tutti i loro ricordi? "Lì, di nascosto, mentre toccava agli altri recitare, sono scappati i primi baci tra me e mio marito" racconta ancora Simona, che denuncia: "Con i permessi del Comune era stato costruito tutto a spese degli abitanti del quartiere. Se solo il Comune avesse monitorato... Mi è giunta voce che tutto finirà così: toglieranno il possibile e la zona verrà giudicata pericolosa e buona notte al secchio... Ma chi penserà a noi, ai nostri sentimenti?".

Eh, le cave di peperino... "Sarà un ricordo indelebile e sto soffrendo molto per la sorte di questo luogo" scrive Simona, che però, con la sua testimonianza densa di emozioni, sta già ora ridando vita alle care, vecchie cave. Sta già prendendo il suo quartiere e lo sta allargando per le strade misteriose del web. E sta trattando questo blog come dovrebbe essere trattato: come un angolino di casa, in cui ritrovarsi a parlare, a discutere, a condividere parole, idee, emozioni.

Una donna come Simona merita di essere creduta, anche quando sogna: "L'animo delle pietrare non se ne andrà così: noi, come la fenice, rinasceremo dalle nostre ceneri e, se non si potrà più fare il presepe, ci saranno altre cose. Perché noi siamo come quel peperino. Sì, proprio quel peperino che... era una volta le cave...".


Le fotografie sono di Tatiana Gagliardi, che ringraziamo vivamente. Cliccando sopra, si possono vedere in formato più grande.

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2 commenti:

  1. Per dovere di cronaca, segnalo che grazie a Dario abbiamo vinto anche il Premio Dardos, per motivi altrettanto Raiot :-) http://www.dariosblog.com/2009/03/darios-blog-ha-vinto-il-premio-dardos.html

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  2. grazie Noir Pink,
    sei stato dolce e gentile...

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Il grande colibrì