La “Fine della storia” è un concetto che piace. Affermare che la storia sia arrivata al capolinea vuol dire lavarsi le mani dalle proprie responsabilità, infischiarsene del presente e continuare a sbagliare nella consapevolezza che siamo arrivati al massimo sviluppo possibile.
Non c’è scampo però: la storia non è solo una successione di fatti. E’ molto di più. Nel mondo contemporaneo diventa sempre più complicato riuscire a tracciare e tessere le fila degli avvenimenti, capire le conseguenze di ogni azione e trovare un senso di responsabilità. Le notizie di piccoli accadimenti si susseguono a ritmo forsennato, la memoria è piccola e quindi dimentica. Facendo un esempio, diventa difficile riuscire a vedere il nesso tra il crollo del muro di Berlino con l’esplosione della criminalità ittica la quale, coinvolgendo anche aziende importanti come la Findus, porta sulle tavole, nostrane o internazionali, la maggioranza del pesce che i consumatori mangiano abitualmente.
Per questo motivo, è sempre utile fare ordine fra le migliaia di notizie quotidiane per poter continuare a scrivere la storia. Si esce dall’ambito del semplice giornalismo.
Loretta Napoleoni, economista e giornalista presso varie testate internazionali, tenta questa impresa partendo dal suo specifico campo di studi: le forme degenerate dell'economia. Criminalità e manager amorali, finanziamenti diretti o indiretti al terrorismo, crisi economiche strutturali dai contorni sempre meno definibili in cause dirette e univoche.
Nel suo ultimo libro, "La Morsa", Napoleoni descrive l’intreccio sempre più correlato tra gli attacchi dell’11 settembre 2001 e la crisi finanziaria odierna, generata da una forte politica deflazionistica che ha aiutato l’esplosione dei mutui sub-prime. Ma, oltre a questo, anche il connubio tra l’emendamento del Patriot Act che, se da un lato ha reso l’Europa la ricicleria mondiale dei capitali criminali, dall’altro ha anche aiutato lo sviluppo sempre maggiore della nuova e sperimentale finanza islamica. In più, ha contribuito ad alimentare il mito della paura, il terrorismo e gli scontri di civiltà, mentre il mondo, la politica e l’economia affossano nei deliri di onnipotenza. Il timore diventa il sovrano padrone. Non solo per lo straniero e l’Islam, ma anche per la crisi economica. Come uscirne? La risposta sarebbe rimettere tutto in piedi, partendo dallo Stato. Quindi, rimettendo in primo piano l’aspetto della legalità. Analizzare il crimine diventa fondamentale per capire come fare. Il crimine organizzato è, a questo proposito, talmente addentrato nelle pieghe della cosiddetta realtà normale che diventa un compito primario riuscire a stanarlo.
Per questo motivo, l’autrice ci ha concesso una breve intervista su questi temi. Lasciamo quindi a lei la parola.
Nonostante i dati e le inchieste lasciano intravedere un fenomeno estremamente allargato, ancora oggi si tende a parlare di mafia e crimine organizzato come un fenomeno prettamente locale e territoriale. Lei riuscirebbe a dare una fotografia concisa delle infiltrazioni della criminalità nell'economia globale?
E’ proprio questo il problema, considerare il crimine organizzato come un fenomeno locale quando invece è diventato parte integrante della globalizzazione. Pensare poi che appartenga solo all’Italia è uno sbaglio che l’Europa potrebbe pagare caro. Mancano in Europa le leggi ad hoc per combattere il crimine organizzato che invece noi in Italia abbiamo da decenni.
Il crimine organizzato ormai si è infiltrato dovunque, non esiste settore economico o finanziario che non sia stato contaminato. E questa contaminazione è stata facilitata proprio dalla globalizzazione
In precedenti interventi, Lei ha criticato la continua emissione di cartamoneta da parte degli Stati per sostenere le Banche durante la crisi. Critica che mira a posizionare l'obiettivo su una possibile inflazione futura a causa della grossa quantità di liquidità monetaria. Secondo Lei, i gruppi mafiosi potrebbero approfittare di questa falla per i loro investimenti illeciti? Se si, quali potrebbero essere i rischi per l'economia legale?
Il crimine organizzato in questa situazione di crisi ci sguazza, basta ricordare la crescita esponenziale della criminalità organizzata negli Stati Uniti durante gli anni ’30. E’ vero che il proibizionismo era il velano principale ma quando la crisi è scoppiata i soldi dei boss mafiosi hanno iniziato a circolare nell’economia nazionale. Il grande salto è avvenuto durante la crisi, non prima. Noi rischiamo di trovarci in una situazione analoga: già al sud d’Italia lo strozzinaggio del crimine organizzato ha rimpiazzato le banche che si trovano in crisi di liquidità. Quando poi partirà l’inflazione allora inizierà la corsa ad accaparrarsi beni rifugio, dal settore immobiliare all’oro. E qui l’investitore tradizionale entrerà in concorrenza con il crimine organizzato perché l’economia diventerà sempre più orientata verso l’uso del contante.
Ecomafia è un termine relativamente nuovo e poco noto a livello pubblico. In Italia, la recente esplosione dell'emergenza rifiuti a Napoli ha portato alla luce un traffico di criminalità che ha fatto della spazzatura un tesoro. Tuttavia, anche se meno "pubblicizzati" a livello mass mediatico, i crimini ambientali sono diversificati e presenti in ogni angolo del pianeta. Attività come la pesca abusiva o gli incendi dolosi, giusto per citarne alcune, fatturano per la criminalità quasi quanto il commercio degli stupefacenti, con la conseguenza però che i danni provocati dalle stesse diventano globali e irreversibili. Riuscirebbe a descrivere quanto i crimini ambientali impattano sul nostro pianeta, da un punto di vista sociale ma anche sotto un profilo economico?
Il crimine ha sempre distrutto l'ambiente perché non gli interessa l'estetica, la bellezza, la natura ecc. Il mondo della criminalità è per la maggioranza rozzo ed ignorante, il crimine non paga e questo le persone intelligenti lo sanno bene.
Oggi però l'impatto della criminalità sulla distruzione dell'ambiente è in netto aumento e le conseguenze sono disastrose.
Dal punto di vista economico ciò vuol dire che costerà sempre di più 'ripulire' il pianeta dallo scempio ecologico del crimine, basta pensare al Baltico ormai trasformato in una pozzanghera dai pirati del pesce.
E poi ci sono i pirati della spazzatura che trasportano nei paesi poveri e nelle acque territoriali di questi stessi scorie elettroniche e prodotti contaminati.
Nel libro "Economia Canaglia", Lei intraprende un viaggio attorno al mondo indagando i vari aspetti corrotti dell'economia odierna, passando da pratiche legali e amorali come gli hedge funds, a veri e propri traffici illeciti e/o violenti, come la 'ndrangheta o i vari gruppi criminali dell'Asia Orientale impegnati in diverse attività. A fronte della Sua indagine, sarebbe utile ridisegnare dal principio una teoria della mafia e del crimine organizzato, integrando e facendo leva su tutti gli elementi contemporanei del nuovo sistema economico e politico?
Sicuramente il crimine organizzato è cambiato grazie all’avvento dell’economia canaglia, è diventato più maturo e più scaltro. Sì, penso proprio che bisognerebbe ridefinire la natura di questo fenomeno in relazione ai cambiamenti in corso nel nostro mondo. Ma questo richiede molto coraggio perché pensare che la realtà della Camorra sia circoscritta a Napoli ed ai traffici della città è per tutti noi meno traumatico che accettare il fatto che quando andiamo in pizzeria a Berlino, a Milano come a Madrid senza saperlo facciamo parte della rete del crimine organizzato. Napoli è quindi solo la punta dell’Iceberg, sotto c’è il pianeta intero. Ecco, questa verità nessuno la vuole accettare.
Il crollo del muro di Berlino ha dato una fortissima accellerazione alla criminalità organizzata, grazie allo sviluppo di numerose attività illecite. Per contro, gli attentati dell'11 settembre hanno dato una spinta alla finanza islamica. In questi due casi si nota come la concezione del sistema economico occidentale sia entrato in crisi. Potrebbe spiegare come una disciplina così complessa come l'economia dovrebbe rifondarsi sulla base di questi nuovi scenari?
Lo sviluppo della finanza islamica non è negativo ma positivo, mostra come un sistema alternativo al nostro che poggia sull'etica e la cooperazione funzioni bene ed abbia evitato grazie a questi principi la crisi in cui ci troviamo. La crescita della criminalità invece è un fenomeno negativo legato alla deregulation, l'abbattimento dei controlli finanziari ha dato grande impeto all'economia illegale.
Tutti e due i fenomeni ci dicono che il sistema così come è strutturato non funziona, ha bisogno di essere rinnovato.
http://www.lorettanapoleoni.org/
interessantissimo.
RispondiEliminama quanta gente si rende conto veramente di come stanno le cose e soprattutto, se anche se ne rende conto può e fa qualcosa per cambiare le cose?
in breve se nessuno è disposto a lottare per cambiare il mondo, le parole dei filosofi non fanno che dare l'illusione che esistano alternative possibili alla tirannia dei prepotenti e degli squali che governano il mondo...