"Io non accetto": i migranti al Pride di Torino per pretendere uguaglianza e parità. Per tutt*

"Io non accetto": parole che suonano arroganti nella conversazione quotidiana. Parole che diventano necessarie quando si parla della negazione dei diritti umani. Parole che ritroviamo nel testo di un volantino anonimo distribuito nel corso del Torino Pride del 16 maggio. Perché, nel campo dei diritti umani, non esistono ospiti e padroni di casa, ma solo persone.

Little Prince(ss)

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Siamo un gruppo di immigrati di Torino... Siamo immigrati in Italia e particolarmente a Torino per dirigere le nostre barche verso un mondo di nuove esperienze, speranze e realizzazioni e ci aspettiamo di poter convivere insieme agli altri immigrati ed ai cittadini italiani in una quotidianità ed in un futuro fatto di uguaglianza di fronte alla legge, parità di diritti e doveri, rispetto.

Accettiamo che ognuno di noi sia diverso nel suo modo di pensare, credere e vivere e nelle sue scelte personali e sessuali. L’essere diverso dalla “maggioranza” in questo mondo e in questo Paese non deve impedirci di avere accesso a diritti, libertà ed una vita dignitosa.

Non vogliamo la “tolleranza” per chi è diverso per colore, cultura o orientamento sessuale. E' di uguaglianza e parità che parliamo.

Non accettiamo un’Italia che diventa ogni giorno istituzionalmente e culturalmente più razzista, xenofoba, sessista ed omofoba.

Non accettiamo di essere considerati una minaccia, il demonio anti-sicurezza da sventolare per vincere le elezioni, né una “risorsa” da sfruttare a volontà. Non accettiamo che si nascondano invece le aggressioni e gli omicidi sempre più numerosi di cui sono vittime migranti, senza tetto, disabili, gay, lesbiche, bisessuali e transgender in questo Paese.

Non accettiamo di non poter pronunciare i nostri nomi, parlare la nostra lingua, praticare la nostra fede religiosa ed esprimere il nostro parere su qualsiasi tema, come non accettiamo l’esclusione di atei, agnostici, di persone con diverse fedi politiche e di tutto quello che non è “maggioranza” in questo Paese.

Non accettiamo né la politica né l’informazione che si fonda sulla ricerca di un capro espiratorio additando il “diverso” per coprire i problemi reali. L’immigrazione non ha né inventato né peggiorato la violenza sulle donne. Dovrebbero sentirsi responsabili i divulgatori dell’immagine della donna oggetto strumentalizzata nei media e, da tempo, anche nelle aule della politica. La realtà dei fatti è che in Italia la maggior parte degli atti di violenza contro le donne è fatta e subita all’interno della famiglia.

Vogliamo chiedervi oggi di mettervi nei nostri panni come ci stiamo provando noi… rendetevi conto che stiamo entrando in un era in cui il razzismo, la xenofobia, il sessismo e l’omofobia stanno cercando di radicarsi nell’oggi e nel nostro futuro comune facendoci sentire ogni giorno più invisibili ed esclusi dal resto della società italiana.

No al pacchetto di “sicurezza”, no alla Bossi-Fini, no alle politiche discriminatorie di ogni genere.

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3 commenti:

  1. ...tremendo che invece le persone chiamate a rappresentare il movimento LGBT a Torino abbiano stretto la mano del sindaco impresentabile Chiamparino tutte giulive, come se fosse una persona perbene.
    Dopo le sue frasi sui migranti, Chiamparino si è collocato vicino a Lepen, lontano da qualunque sinistra europea per quanto annacquata.
    Non tanto per la chiusura delle frontiere, quanto per l'idea che i trattati internazionali possano essere disattesi, che si possano rimandare in Libia migranti e profughi tutti insieme. Se (quano?) queste persone moriranno, Chiamparino dormirà magari sonni tranquilli.
    Ma è possibile che un simile mostro sia nel mio partito? Infatti non c'è, sono uscito dal tunnel del PD.
    PS: a proposito di uscire dal tunnel: http://boboanchio.blogspot.com

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  2. ah, finalmente qualcosa di sensato, credibile e nuovo... c'è speranza

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Il grande colibrì