Questa volta lo sceneggiatore Augusto Macchetto e il disegnatore Massimo De Vita, in "Indiana Pipps e la pietra di Stonehenge", danno vita ad una bellissima lezione di vita e di filosofia. L'archeologo del mondo Disney, qui in una esilarante versione macha, sfida il mistero del sito neolitico più famoso e più studiato del mondo.
Partendo dal presupposto che le pietre di Stonehenge si trovano nella posizione che tutti conosciamo perché le hanno messe così non gli uomini preistorici, ma gli ingegneri vittoriani e gli archeologici del '900, Indiana Pipps parte in un delirio di fantasie sulle mille possibili configurazioni che il sito potrebbe aver assunto nel corso dei millenni (campo da calcio? domino gigante? labirinto?).
Sotto il velo del non-sense, ecco spuntare una riflessione per nulla banale: siamo naturalmente portati a voler cogliere un senso in ogni aspetto della realtà in cui ci imbattiamo, anche in quello che è semplicemente il frutto del caso. La realtà è un immenso "gioco di costruzioni", di interpretazioni, di rielaborazioni. E a questo gioco non ci possiamo sottrarre. Però possiamo affrontarlo con leggerezza. Perché in fondo, "l'importante è che tutti si siano divertiti!".
Little Prince(ss)
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Veramente oggi si cerca di togliere il senso anche alle cose che hanno palesemente un senso.
RispondiElimina@ Saccente
RispondiEliminaEh sì, Indiana Pipps è figlio del demonio...
Un articolo tutto fuori dal mondo! E è proprio questa caratteristica che lo rende così magico! Complimenti!
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