Una sfida epocale per le civiltà: salvare i profughi eritrei in Sinai da Al Qaeda e dall'indifferenza

Rilanciamo l'ultimo richiamo di Gruppo EveryOne e Agenzia Habeshia, ricordando che possiamo fare pressione tutti insieme sul governo egiziano aderendo all'appello lanciato nei giorni scorsi da NoirPink - modello Pandemonium e Gruppo EveryOne: c'è poco tempo, dobbiamo mobilitarci subito!

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Da oltre un mese, circa 250 profughi eritrei sono nelle mani dei trafficanti del Nord del Sinai. Otto ragazzi sono stati assassinati, quattro sono scomparsi verso il mercato nero degli organi. Cento eritrei sono stati trasferiti in un campo di concentramento sconosciuto, forse nei Territori Palestinesi. Decine di giovani donne e bambini hanno subito stupri e violenze. Tutti i profughi hanno subito torture e percosse.

Le donne incinte hanno perso i bambini e molti prigionieri sono in fin di vita. Hanno pagato 2000 dollari ai trafficanti di Hamas per raggiungere il confine israeliano, ma i loro aguzzini vogliono 10.000 dollari a persona. Mangiano cibo scarso e scadente e sono costretti a bere la propria urina. La maggior parte dei migranti pensano al suicidio.

Nonostante l'intervento delle Nazioni Unite. Nonostante una risoluzione urgente del parlamento europeo. Nonostante lo sdegno di tutto il mondo civile. Nonostante il supporto e la documentazione offerti dall'Agenzia Habeshia, dal Gruppo EveryOne e da una rete di ong per i diritti umani. Nonostante tutto ciò, fino a oggi le autorità non hanno compiuto alcun sopralluogo nelle località che sono state loro segnalate (nella città di Rafah), non hanno ascoltato i testimoni che sono stati loro indicati, non hanno attuato alcun tentativo per salvare i profughi.

Il motivo è chiaro: dietro il traffico e i tunnel che collegano Egitto e Territori Palestinesi; dietro le estorsioni e le torture, gli stupri e gli omicidi; dietro l'immondo traffico di esseri umani e di organi; dietro i crimini che servono a finanziare il terrorismo e ad arricchire persone senza scrupoli si nascondono organizzazioni criminali così potenti da poter sfidare persino il governo: la Muslim Brotherhood (cui fa capo anche Hamas) e Al Qaeda.

Si tratta tuttavia proprio per questo di una sfida epocale per le civiltà, che il governo egiziano è tenuto ad affrontare con urgenza, non solo per liberare 250 esseri umani caduti in un orrore che ci ricorda Auschwitz, ma anche per recuperare la forza e l'indipendenza che sono alla base dei valori democratici e repubblicani. A fianco del governo della Repubblica d'Egitto devono però schierarsi in questa azione per la civiltà e la vita, offrendo tutto il loro sostegno, l'Autorità Nazionale Palestinese, le Nazioni Unite, l'Unione europea e tutte le Istituzioni democratiche.

Ecco perché chiediamo al Presidente della Repubblica Araba d'Egitto Hosni Mubarak e a sua moglie Suzanne (una donna che da tempo si impegna contro il traffico di esseri umani) di assicurasi che governo e autorità stiano svolgendo indagini efficaci e abbiano una reale intenzione di liberare i prigionieri e punire i loro aguzzini.

Ecco perché chiediamo al Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmud Abbas di collaborare alle operazioni di salvataggio dei profughi, identificando i loro sequestratori palestinesi, il cui capo è il famigerato Abu Khaled, che appartiene all'organizzazione Hamas. Gli chiediamo inoltre di combattere l'orrendo traffico di esseri umani e organi che passa attraverso i tunnel fra Rafah e la Palestina, gestiti da Hamas.

Ecco perché chiediamo alle Nazioni Unite e in particolar modo all'Alto Commissario per i Diritti Umani, all'Alto Commissario per i Profughi e allo Special Rapporteur sul Traffico di Esseri Umani di esercitare la massima pressione sui governi che possono ancora salvare i profughi ridotti in schiavitù e combattere l'odioso traffico di esseri umani.

Ecco perché chiediamo al Parlamento dell'Unione europea e in particolar modo al Rapporteur sul Programma di Reinsediamento nell'Ue di continuare ad esigere dai governi di Egitto e dei Territori Palestinesi un'azione efficace mirata alla liberazione degli ostaggi e alla cattura dei trafficanti assassini. Chiediamo loro inoltre di garantire un piano di accoglienza e reinsediamento per i 250 migranti africani all'interno dell'Unione europea.

Ecco perché chiediamo a tutte le Istituzioni civili e democratiche di vigilare e chiedere a gran voce giustizia per i migranti nel Sinai, prima che sia troppo tardi.


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