Pannella e i Radicali corteggiano Berlusconi? Ne parliamo con Francesco Poiré (Radicali Milano)

La proposta di dialogo di Marco Pannella a un Silvio Berlusconi traballante ha indignato molti militanti di centro-sinistra: c'è chi è deluso, chi è incazzato nero, chi è completamente perplesso. Pannella corteggia Berlusconi, i radicali sono pronti a svendersi al PDL, parlano di partitocrazia e poi fanno i ribaltoni, il potere ha dato loro alla testa...: se ne sono dette di tutti i colori, ben pochi, però, hanno provato a capirci qualcosa di più chiedendo spiegazioni proprio a loro, questi "strani esseri" chiamati radicali.

Lo facciamo allora noi oggi, con alcune domande e nessun giro di parole, incontrando Francesco Poiré, segretario dell'Associazione Radicale Enzo Tortora di Milano e membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani.

* * *

Pannella sembra far la corte a Berlusconi, dopo che i Radicali si sono fatti eleggere in Parlamento con il PD. Cosa c'è di così attraente in Berlusconi e nei suoi alleati clericali o razzisti? In molti capiscono e condividono le perplessità nei confronti di questo centro-sinistra, ma finire a salvare Silvio non è troppo?

Pannella non ha detto che salverà Berlusconi ma ha affermato che i Radicali sono sempre stati e sempre saranno pronti al dialogo con chiunque gli riconosca individualità politica.

Da quando, a giugno, il PD ha affossato la riforma che concedeva ai detenuti di scontare ai domiciliari l’ultimo anno di pena, dando così alle carceri italiane un nuovo volto e facendole forse rientrare nella legalità, i deputati e senatori radicali sono autosospesi dal gruppo PD, nel silenzio e menefreghismo generale di giornali e militanti del centrosinistra. Nonostante da giugno venga richiesto un incontro ai vertici del PD nessuno ha mai risposto.

Questa uscita è finalmente servita a far capire che i Radicali esistono e che attualmente, pur essendo stati eletti nelle liste del PD, da ormai sei mesi non hanno più rapporti con chi li ha fatti eleggere, e non per volontà nostra. Questo non vuol dire sostenere il governo Berlusconi.

I giornali si sprecano sulle promesse che il PDL avrebbe fatto ai Radicali per invitarli a non votare la sfiducia alla Camera dei Deputati, dal matrimonio gay alla riforma della giustizia. Se davvero così fosse non vedrei nulla di male a sostenere un tale programma di governo, che neanche un governo di centrosinistra è stato in grado di fare. Ma non mi sembra questo il caso.

Penso che la sfiducia sarà votata e che a quel punto avremo davanti due strade, entrambe con molte ombre: il voto, con una spesa di 8 miliardi di euro che le nostre casse non hanno, con nuovo rifinanziamento pubblico ai partiti, con la pensione dei deputati già maturata... insomma un grandissimo regalo alla partitocrazia che darà lo stesso risultato elettorale di oggi. Oppure un governo tecnico, con l’UDC in appoggio al centrodestra, così da poter schiacciare ulteriormente le libertà personali con una maggioranza più ampia.


E allora come si potrebbe uscire da questo quadro politico grottescamente incasinato?

Nuove elezioni non cambierebbero il panorama politico attuale e sarebbero un costo troppo oneroso in un momento in cui vengono chiesti sforzi a tutti i cittadini. Un costo inutile per un nuovo parlamento di nominati. Per questo sosteniamo l’appello per l’uninominale e sollecitiamo urgenti riforme istituzionali. In queste condizioni le elezioni potrebbero svolgersi solo in un clima di illegalità, senza produrre alcun risultato apprezzabile.


Emma Bonino piace a tantissimi, Marco Pannella a ben pochi. I Radicali sono spesso descritti come ostaggi dello storico leader e tanti pensano che, se al comando del movimento ci fosse Emma, le percentuali di voto per i Radicali schizzerebbero in alto...

Non credo che il cambio al vertice potrebbe cambiare molto il risultato radicale alle elezioni, prova ne è che l’apparizione di Pannella a pochi giorni dal voto alle europee ha più che raddoppiato le intenzioni di voto e i voti alla Lista. Il problema dei Radicali è la visibilità, soprattutto quella mediatica, che il regime tende ad eliminare perché cosciente che tutte le volte che ci viene dato spazio i nostri consensi aumentano perché affrontiamo temi che interessano tutti i cittadini.


Cosa rappresenta Pannella per il movimento radicale e, più in generale, per la storia italiana?

La figura di Pannella è fondamentale e determinante per la vita politica italiana ma soprattutto per le riforme che hanno un forte impatto sulla società. Dopo la vittoria con il referendum sul divorzio qualunque leader si sarebbe adagiato sugli allori invece Pannella ha rilanciato con l’idea del nuovo referendum contro l’aborto clandestino che danneggiava e spesso uccideva molte donne che non potevano permettersi cure adeguate e venivano affidate alle mammane.

La sua figura è sempre in primo piano, una vita densa di ricordi e una vita politica ancora tutta da vivere che per i Radicali e gli affezionati di Radio Radicale trova voce nella conversazione settimanale della domenica dove Marco analizza le questioni di attualità politica farcendoli con aneddoti e ricordi della sua vita e di tutte le fantastiche personalità che creano ed hanno dato voce al Partito Radicale, da Pasolini a Sciascia, da Adelaide Aglietta ad Enzo Tortora, da Tamburi ad Antonio Russo, dal Dalai Lama a Giovanni Paolo II.


I Radicali sono accusati di inutile utopismo, di mitomania, di vera e propria pazzia: vorrebbero rivoluzionare il paese quando non riescono a raccogliere voti sufficiente a superare le soglie di sbarramento. Quanto realismo c'è nelle vostre proposte? E non sarebbe meglio, come qualcuno suggerisce, sciogliere il partito e, per portare avanti le istanze radicali, presentarsi alle elezioni come candidati nelle altre formazioni?

Questa soluzione è già stata applicata qualche anno fa, con la richiesta dell’ospitalità dei Radicali all’interno degli altri partiti, e non sarebbe un problema ripeterla: già oggi ci sono radicali un po’ dappertutto. Per vincere una campagna, però, ci dovrebbero essere elezioni democratiche e noi negli anni abbiamo collezionato sentenze e pronunce dell’AGCom sulla nostra esclusione dai media, provata dai dati del Centro di ascolto. La legge impone la par condicio, ma la realtà è molto diversa: il regime scrive le regole, ma poi disapplica le leggi che lui stesso si è dato, con buona pace dello stato di diritto.


Little Prince(ss)

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3 commenti:

  1. 1) Ho sempre provato ripugno per Pannella, come uomo e come politico, non l'ho mai nascosto.

    2) Ricordiamoci che siamo nella Repubblica (!) del bunga-bunga, ma anche del magna-magna, quindi se il Berlusca riuscirà ad intortarli con qualche promessa, non esiteranno a schierarsi con lui (ps: di questo, avevo già letto qualche giorno/settimana fa su Repubblica, tant'è che proprio sul numero di oggi, c'è scritto che il Cavaliere avrebbe dichiarato di essere sicuro di poter ottenere la fiducia il 14, anche perché otterrà qualche voto da FLI e dalle "opposizioni responsabili"), dato che l'interesse personale prevarrà SEMPRE su quello collettivo.

    3) Si sa bene che, qualora comunque questa alleanza si farà, sarà il solito tranello del Berlusca per ottenere voti per poi "dimenticarsene" per cause più "urgenti", alias LodoAlNano, legittimo (!) impedimento, processo breve (...) e riduzione delle prescrizioni per reati, magari cancellandone pure qualcuno e PER PURO CAUSA qualcuno che a lui è imputato.

    Giancarlo

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  2. Ci sono tre cose che non ho mai perdonato a Pannella, la sua incrollabile fede in una economia liberista, l'alleanza con Berlusconi di tempo fa e Capezzone a capo della segreteria del partito radicale. Ora ci ricasca, il problema non è tradire il PD, non me ne frega niente del PD, il problema è dare sostegno ad un delinquente. Chi da sostegno ad un delinquente io lo ritengo un complice e sulla faccenda sono molto poco elastico!

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  3. Di un governo tecnico sento parlare con una leggerezza che stupisce. Quando ripenso al primo governo tecnico della storia repubblicana, esperienza recente e dolorosa: 1992, Giuliano Amato (detto non a caso Odiato), mi prende un brivido dietro la schiena. Poi due mummie dalla firma facile, Ciampi e Dini.
    Sono quelli che hanno privatizzato tutto il patrimonio industriale che era fino ad allora proprieta’ del popolo italiano, se non ricordo male. Ma forse ricordo male, forse e’ stato Prodi.

    TNEPD
    http://tnepd.blogspot.com

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Il grande colibrì