Matrimonio gay in Italia, dalla fantascienza alla realtà con l'Associazione Radicale Certi Diritti

Politica, giurisprudenza, cultura: la lotta dell'Associazione Radicale Certi Diritti per la promozione dei diritti civili in materia di identità di genere, scelte, comportamenti ed orientamenti sessuali è davvero a tutto campo. Certi Diritti, in pochissimo tempo e contro ogni aspettativa, è riuscita a smuovere le acque stagnanti della vita politica e sociale italiana.

E' merito suo, ad esempio, se il tema del matrimonio tra persone dello stesso sesso è passato d'improvviso in Italia dal campo della fantascienza a quello della concreta discussione in Corte costituzionale. Di questo e di altro abbiamo discusso con il segretario dell'associazione, Sergio Rovasio.

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Domani 9 ottobre a Roma, presso la Camera dei deputati, l'associazione radicale Certi Diritti promuove il convegno "Matrimonio gay: traguardo di uguaglianza". Sembra molto interessante!

In Italia il matrimonio gay è considerato un tabù: quasi tutta la classe politica cita spesso questa idea come un qualcosa di dispregiativo, come se fosse una cosa da marziani. Per questo abbiamo deciso di fare questo convegno, in una sala del Parlamento italiano, nel cuore della politica, per dire appunto che il matrimonio gay è un traguardo di civiltà. Parteciperanno decine di associazioni LGBT, politici, esponenti impegnati nel campo dei diritti civili...


In pochissimo tempo Certi Diritti, collaborando con Rete Lenford, è riuscita ad ottenere un risultato straordinario: portare davanti alla Corte costituzionale il diritto al matrimonio negato alle coppie omosessuali. A che punto siamo ora?

Nell’ultimo anno con il sostegno degli avvocati di Rete Lenford abbiamo coinvolto decine di coppie gay in una campagna battezzata di "affermazione civile" che prevede l’avvio di iniziative legali contro i Comuni che oppongono il diniego alle pubblicazioni del matrimonio. Due Tribunali hanno ritenuto fondate le ragioni dei ricorsi di alcune coppie e hanno rimesso alla Corte costituzionale la decisione. Ora occorre attendere alcuni mesi, forse un anno, perché la Corte si pronunci.


Ma ci sono reali speranze di ottenere il riconoscimento del diritto al matrimonio per tutti?

Noi ovviamente riponiamo molta speranza nella Corte. In molti paesi democratici è stato questo organo a innovare le leggi, a estendere i diritti a chi non ne ha. Un esempio per tutti? Quello di Rosa Parks: grazie alla sua "disobbedienza" la Corte Suprema degli Usa dopo un anno fu costretta ad abolire le leggi segregazioniste.


E tuttavia qualcuno storce il naso, sostenendo che si cerca di arrivare al riconoscimento di un diritto dalla finestra (la Corte Costituzionale) invece che dalla porta principale (il Parlamento). Insomma, è davvero una sconfitta simbolica?

Guardi, l’Italia è un paese che ha gran parte della classe politica genuflessa al potere clericale del Vaticano e obbedisce ai suoi voleri, garantisce loro privilegi economici impressionanti, eccetera. Questo sistema si incrocia con metodi tipicamente partitocratici che di fatto paralizzano ogni riforma in questo paese, comprese quelle che quasi tutti gli stati europei hanno promosso in favore della comunità LGBT. Quello che non fa la classe politica lo può fare la via giudiziaria.

I nostri riferimenti sono Rosa Parks, Martin Luther King, Milk: con la loro azione hanno disobbedito alle leggi precostituite e la legge, dopo, ha dato loro ragione e la classe politica si è dovuta adeguare.


La vostra battaglia più visibile è quella sul matrimonio omosessuale. Ma Certi Diritti di cos'altro si occupa?

Ci occupiamo di lotta all’omofobia, organizziamo in molte città italiane eventi, serate, manifestazioni, campagne di informazione sull’educazione sessuale. Lavoriamo con alcune associazioni transessuali per difendere la loro debole voce. Abbiamo fatto alcune iniziative con associazioni per la difesa dei diritti civili delle prostitute, contro le campagne di demagogia dei nostri politici. Diamo supporto ai nostri parlamentari radicali che si occupano della difesa delle persone LGBT con interrogazioni parlamentari, proposte di legge e altre iniziative politiche. Tutto è raccolto nel nostro sito.


Quale rapporto avete instaurato con le altre associazioni *QTLGB?

Abbiamo ottimi rapporti con le altre realtà del movimento LGBT(E) che hanno tutte una loro specifica ricchezza, sia in ambito locale che nazionale. Al nostro secondo congresso hanno partecipato decine di rappresentanti di altre Associazioni e questo dimostra della nostra crescita e della forza delle nostre proposte.


La vostra è una "associazione radicale": cosa significa praticamente? Per partecipare attivamente alle vostre attività occorre la tessera dei Radicali?

L’Associazione Radicale Certi Diritti ha un vincolo statutario con Radicali Italiani, nasce e cresce nell’ambito dei radicali, ma ci si può iscrivere autonomamente con una piccola quota annuale anche senza la tessera dei radicali.


A proposito di Radicali... Nessuna forza politica ha avuto la stessa costanza e coerenza nel promuovere i diritti civili, eppure prevale spesso, sia nei media che tra la gente comune, un'immagine parodistica e denigratoria delle vostre posizioni. Come mai?

Tipico di un paese dove vince spesso l’intolleranza, l’ipocrisia e la falsità... Sin dal 1971 i radicali ospitarono nelle loro sedi il primo movimento gay italiano, il Fuori!; per questo motivo negli anni ’70 erano chiamati "i froci della politica" e considerati da sempre un po’ marziani, strani, folli. Da sempre sono in prima linea nella difesa nei diritti di lesbiche, gay e transessuali. In Italia fu approvata la legge sul cambio del sesso nel 1982 grazie alla loro azione, la legge era del deputato radicale De Cataldo.

Anche sull’antiproibizionismo sulla droga sono stati anticipatori di teorie che oggi sono allo studio di alcuni Governi. In realtà i radicali anticipano sempre le idee che dopo decenni diventano rivendicazioni degli altri. Riescono a vedere le cose da una prospettiva diversa da quella della massa e questo li fa considerare un pò strani.


Little Prince(ss)

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Il grande colibrì