Fase numero uno. Mano sul petto. In alto a sinistra. Sì, la vostra sinistra, non la mia. Sentite battere qualcosa? Ok, ok... Aspettate ancora un attimo.
Fase numero due. Inspirate bene. Allora, percepite qualche odore penetrante, rancido, sgradevole, nauseabondo? Come di un topo morto? No, eh?
E allora passiamo alla fase numero tre. Specchio. Osservatevi attentamente. Vedete nulla di strano? No, quella nuova ruga al lato dell'occhio non conta. Tesoro, è la vecchiaia e il botulino mica te lo puoi permettere. Quello che volevo dire è: non vedete nessun grumo di sangue o qualche interiora schizzata fuori da chissà dove? Neppure un angolino di carne in putrefazione?
Carissim*, la diagnosi non è buona. Eccessivo adattamento a questa società consumistica, che tutto produce e tutto trasforma in rifiuto, in spazzatura: la carta, la plastica, la carne dei polli e delle persone, i sentimenti. Avete fatto talmente tanta abitudine alla puzza della decomposizione di questa società da non sentirvela più addosso, da percepirla come un odore cosmico di sottofondo. E la putrefazione di questo mondo malato è penetrata così profondamente in voi che non riuscite più a leggervela in faccia.
E allora resuscitate dal mondo dei vivi, entrate nel regno dei non-vivi (e non-morti)! Seguite il cammino che vi indica Bruce LaBruce, lo scandaloso, geniale, sgradevole e sorprendente regista, attore, scrittore, fotografo e guru della pornografia gay indipendente e underground!
Dopo “Super 8 1/2” (1993), dopo “Hustler White” (1996) e dopo il pluripremiato “The Raspberry Reich” (2004), ecco a voi “Otto; or Up with Dead People”, la storia di Otto (interpretato da un giovane attore, Crisfar Jeremy, scelto tramite un provino su MySpace), zombie diciottenne e gay in crisi di identità reclutato dalla regista lesbica dark Medea (Katharina Klewinghaus) per realizzare il suo capolavoro: un film porno-politico in cui una banda di non-morti omosessuali ribelli scopa, uccide e assolda (“non necessariamente in questo ordine”) altri uomini in opposizione alla società eterofascista.
Lo zombie diventa simbolo di tutti gli oppressi del mondo, ma anche di chi ha “venduto l'anima” alla società dei consumi. È proprio il capitalismo consumistico a svuotare la vita delle persone, a rendere tutti omologati e conformisti, a imporre silenziosamente nuovi limiti alla fantasia e alla sessualità. Insomma, siamo diventati tutti un po' dei morti viventi. Vaghiamo senza meta e senza consapevolezza per gran parte della nostra vita: nei supermercati, alla ricerca di merci; nelle discoteche e nelle chat, alla ricerca di corpi ridotti a merce; in manifestazioni politiche svuotate di senso, alla ricerca di ideali mercificati. In questa realtà vischiosa, non offre salvezza né la cultura né la contro-cultura. Il disadattamento è l'unica via di fuga.
Insomma, un film che ha molto da dire, sebbene sia stato creato con pochi mezzi (si vede, e va benissimo così), ma con tanta fantasia (come dimostrano anche gli inserti di animazione, di danza, di cinema muto inseriti qua e là). “Otto” rappresenta una tappa perfetta di quel percorso delirante intrapreso con “The Raspberry Reich”, anche se, rispetto a quest'ultimo, pare più una tappa precedente che una successiva. La “intifada omosessuale” (perché "non esiste rivoluzione senza la rivoluzione sessuale, e non esiste rivoluzione sessuale senza la rivoluzione omosessuale") annunciata nel 2004 raggiungeva incisività, linearità e potenza rivoluzionarie e sovversive qui purtroppo non eguagliate.
Davvero bello il trailer.
RispondiEliminaNon mi sono ancoraconvinto che un porno possa essere cinema, spero di convertirmi quando vedrò questo film ; )
Bella recensione^^
Grazie per il commento :-)
RispondiEliminaComunque "Otto" contiene pochissime scene di sesso (dove il sesso, in fin dei conti, si intravede solamente), a differenza del ben più "esplicito" "The Raspberry Reich".
E lo dico non per giustificare qualcosa, ma solo come precisazione.
Purtroppo non ho visto «Otto» ed esprimo un giudizio solo sulla base della recensione. L'accostamento tra erotismo e politica può sembrare vecchio e scontato ma non è detto che lo sia. Coglie un punto semplice, schietto e innegabile, che qualunque espressione e pulsione sessuale noi viviamo, la compiamo in un contesto relazionale e sociale, che ci precede ed è dato. Addirittura si potrebbe sostenere che per fare sesso, buono o cattivo che sia, è necessario avere prima aderito a una qualunque struttura dell'agire sociale, altrimenti se ne è tagliati fuori. Ora la metafora dei non-morti omosessuali ribelli può essere simbolo di tutti gli oppressi del mondo, e può esserlo anche di chi ha “venduto l'anima” alla società dei consumi. Ma, se si pongono così le cose, non basta poi dire che il capitalismo consumistico ha svuotato la vita delle persone, per cui siamo diventati tutti dei morti viventi, che vagano nei supermercati, nelle discoteche e nelle chat, alla ricerca di corpi ridotti a merce. Bisogna anche aggiungere che proprio questo capitalismo e consumismo e anche quel "supermercato gigante" che è il mondo ha reso possibile l'emergenza dell'omosessualità, prima confinata a parchi e strade o a dimore borghesi col chiavistello ben chiuso: un mondo di costrizione, di negazione, di sorveglianza. Non mitizziamo come Pasolini il precapitalismo o come LaBruce (se ho capito bene) il disadattamento; ricordiamo cos'è il disadattamento alla sua radice: un niente di vita, o una vita ai margini. Inutile tentare di declinarlo in senso "maudit". C'è una contraddizione intrinseca e dalla contraddizione non si esce, se non con soluzioni parziali e individuali. Quello che io spero fortemente e che queste soluzioni individuali siano sommabili, comunicabili, trasmissibili, innanzitutto per i gay.
RispondiEliminami interessano moltissimo i film di bruce la bruce, ma dove posso trovarli? conoscete una videoteca o un sito dove posso acquistarli?
RispondiEliminaciao e grazie!