Massimo Carlotto: Arrivederci amore, ciao

"La solitudine di quella donna era agghiacciante, e la solitudine era l'unico lato dell'esistenza che mi faceva paura. Quando sei solo e privo di mezzi, diventi preda di qualcun altro. Come avevo fatto io con lei. Ma questo a me non sarebbe successo, perchè mi sarei organizzato la vita diversamente, e non mi sarei mai trovato nella sua stessa situazione a una certa età. Quella stupida donna non aveva saputo guardare lontano e aveva giocato male le sue carte, recitando per troppo tempo il ruolo della vedova del grande boss. Ma la gente dimentica in fretta e lei era caduta sempre più in basso, fino a quando non mi aveva incontrato, sprofondando per sempre negli abissi della sconfitta. Le mancava solo una morte violenta e ingiusta e a quello avrei provveduto ben presto"

Giorgio Pellegrini: cinico, razionale, misogino, assassino, ex terrorista, carogna, come si descrive lui stesso. Sfuggito in Sudamerica dopo una condanna all'ergastolo, sentenziata dopo l'omicidio di un metronotte durante un attentato fallito, decide di ritornare in Italia. Deve scontare la sua pena. Ma a questo rimedia subito: svende i suoi "ideali" (ossia essere "un cazzone pieno di boria"), i suoi ex compagni, lascia che a prendere la responsabilità dell'omicidio sia un ergastolano, e rimedia scostando una pena minima. Esce di galera e diventa un burattino nelle mani di Anedda, un funzionario corrotto della Digos. Ora, l'obiettivo di Pellegrini diventa solo quello di trasformarsi in un vincente, pieno di soldi, integrato nella società del Nordest. E per questo, fermerà e distruggerà chiunque gli si pari davanti.
"Arrivederci amore, ciao" è un noir estremamente reale nei soi meccanismi corrotti di sviluppo della storia. Un noir per niente consolatorio. Un noir che tratteggia con freddezza, come quella di un killer, un'Italia dedita al qualunquismo, alla mediocrità nel tentativo di riuscire ad ogni costo. Un nordest squallido, criminale politico o malavitoso, puttaniere e pappone allo stesso tempo. Un nordest all'insegna della nascita del berlusconismo più misero e nascosto (siamo negli anni 90) quello più cruento, malavita imprenditoriale. Ognuno integerrimo di fronte alla società, cocainomani, armati di pistola o assegni. Pellegrini è solo uno dei tanti. Capace di sfruttare fino all'ultimo qualunque persona. Specie le donne, sulle quali esercita un gioco di sottomissione perversa e omicida. E loro, incapaci di reagire, tentano piccole rivoluzioni, ma falliscono. La forza sottrae ogni parola.
Non esiste semplicità o leggerezza. Tutto pesa come un macigno, diventa angoscia. Come anche la canzone presa a titolo "Insieme a te non ci sto più" della Caselli. Diventa spettatrice immobile e scanzonata della scena più cruenta, nel suo quotidiano e reale rispecchiamento nella vita aldifuori delle pagine. E alla fine, il passato che non esiste. La vita ad attendere.
Ma quale vita? Solo l'ennesimo omicidio.

Milesmood
Video: Caterina Caselli "Insieme a te non ci sto più"

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