Le regole dell'attrazione di Bret Easton Ellis

"Ho finito la canna e la Heineken. Poi l'ho coperta col lenzuolo e sono stato lì, con le mani nelle tasche del cappotto. Ho pensato: ora tolgo il lenzuolo. Ho tolto il lenzuolo. Poi le ho tirato su le braccia e le ho guardato i seni, li ho toccati. Magari la violento, meditavo. Ma erano quasi le quattro e da lì a sei ore avevo lezione, anche se la prospettiva di andarci era piuttosto remota. Uscendo, le ho rubato una copia di Cent'anni di solitudine, ho spento lo stereo, e via, contento e forse un pò imbarazzato. Ero al quarto anno. Lei era carina. E' finita che lei ha detto a tutti che non mi veniva duro, comunque".
Paul ama Sean che ama Lauren che ama Victor che è ossessionato dalla cocaina e da Jaime. Nel frattempo Paul sta con Sean che lo lascia per mettersi con Lauren mentre pensa a Victor mentre Sean la tradisce con Judy la quale subì un tradimento da parte di Franklin con Lauren.
E poi, ancora altri intrecci. Questa potrebbe essere la trama de Le regole dell'attrazione in poche righe. Certo ci si sarà dimenticati di piccoli particolari, ma il succo è tutto qui. Ed è qui, in questo gioco continuo di scambi e di rimandi, che si dipana un labirinto di impressioni, modi di vedere l'altro, interpretazione di quelle vere e proprie regole dell'attrazione, le regole seguite da tutti gli studenti per bene dell'Università di Camden, nel New Hampshire. Giovani ricchi, giovani sballati. Passano da un corso di studi all'altro ascoltando i Talking Heads e facendosi di anfetamine. Tuttavia, senza passione. Sean non mi ricordo l'ultima volta che l'ho fatto da sobrio, Lauren cos'altro ci fa uno in un college oltre che bere birra e tagliarsi le vene, Paul però mi sono ricordato naturalmente che adesso sono solo infelice.
Sono loro tre a raccontare e raccontarsi, principalmente, come in un caleidoscopio. Tanti piccoli racconti che si intrecciano, che fanno unire altre voci. E il coro finale è un grido di dolore e di smarrimento. Di una gioventù che i grandi non sanno ascoltare, che per tentare di dare loro un insegnamento rimettono il voto in condotta (ma forse sarebbe meglio dire "per sbarazzarsi dei sensi di colpa"). Ma è questa la gioventù di oggi. E chi è giovane certo lo può capire. L'angoscia di un futuro che si avvicina, il dover fare qualcosa, assolutamente, perchè altrimenti si è un nulla. In cui è obbligatorio il doversi assumere responsabilità più possenti, più pesanti, accollarsi mestieri e ambizioni di qualcuno che le appiccica sulla schiena. E alla fine la sniffata è qualcosa che, nell'annullamento dell'overdose, porta a riassorbire delle vere passioni, col prezzo, però, ancora una volta, di dover rinunciare a delle cose. Alla vita, magari.
E questo romanzo è il vero e proprio preludio per il racconto di American Psycho, non solo per la presenza fugace del suo protagonista, Patrick Bateman, e di suo fratello, Sean Bateman, ma perchè è l'introduzione, il manuale su come si possa diventare cinici, in cui si proietta sull'altro il proprio smarrimento. Perchè si diventa pazzi? E alla fine diventa un circolo vizioso: i grandi, impazziti per colpa di altri grandi, che fanno impazzire i giovani, i quali faranno impazzire altre persone, le quali... E' la regola dell'attrazione più pura: ci si attrae per impazzire insieme. Perchè alla fin fine nessuno mai conosce nessuno.
Milesmood

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