Il malato come burattino, ovvero il rispetto della vita secondo Famiglia Cristiana

Non so di preciso in quali condizioni si trovi Morena Zisa Stefani. Posso immaginare, e lo dico senza alcuna retorica, il dolore della sua famiglia. Posso capire anche che i suoi familiari abbiano una grande fede cristiana e che siano contrari all'interruzione dell'alimentazione forzata per Eluana Englaro.

Io non so di preciso in quali condizioni si trovi Morena. So solo quello che scrive non lei, ma suo marito. So che è "totalmente incapace di intendere e volere", che è "totalmente dipendente dagli altri", che non può parlare, che non può agire "in alcuna maniera". Eppure qualcuno ha deciso di pubblicare una lettera (che lei non poteva né scrivere né dettare né pensare) con la sua firma su un numero di Famiglia Cristiana di agosto.

Qualcuno in buona fede e qualcuno in mala fede ha usato lei, il suo nome e il suo corpo inerte per attaccare Beppino Englaro. Qualcuno ha ridotto Morena allo stato di una bambola, di un burattino. Che è uno stato peggiore dello stato vegetativo.

"Nessuno può decidere al posto di un'altra persona". E su questo sono d'accordo. Nel caso di Eluana: nessuno può imporle una pseudo-vita che lei aveva espressamente affermato di non volere. E nel caso di Morena: nessuno può metterle in mano una penna con cui non può scrivere.

E pensare che sono gli stessi che invocano sempre il "rispetto della vita". Sono i primi a far finta di ignorare che la vita è innanzitutto libertà di essere sé stessi. Sono i primi a calpestare la vita, a disprezzarla e a violentarla.

Little Prince(ss)

Il testo integrale della lettera:

Carissima Eluana,
mi chiamo Morena, ho 40 anni e da sei anni sono ricoverata nel reparto Sant'Agnese dell'Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Da sei anni, per una grave malattia neurodegenerativa, sono totalmente incapace di intendere e volere, di alimentarmi, di comunicare, di badare a me stessa o ad altri, anche se, nel mio caso, non si parla propriamente di “stato vegetativo” (ma chi mai può definire cos'è lo stato vegetativo?). Questa lettera, nella mia impossibilità, viene scritta per me da mio marito Manuel.
Sono totalmente dipendente dagli altri per ogni necessità: alimentazione e idratazione mi vengono somministrate col sondino, alla mia igiene personale provvede, in maniera amorevole, il personale dell'istituto. A me piace sentirmi abbracciata, coccolata, tenuta per mano, lavata, nutrita. Non posso manifestarlo con segni evidenti, perché non ho movimenti volontari apparenti, ma a volte basta uno sguardo, un piccolissimo sguardo, un sorriso appena accennato, e chi mi sta vicino e mi vuole bene sa riconoscere e interpretare correttamente i miei sentimenti.
E' vero, non posso parlare, non posso agire in alcuna maniera, agli occhi del mondo sembra che io sia rinchiusa in questo corpo flagellato, impotente come il tuo. Il mio corpo è crocifisso, ma vivo, e anche la mia anima è viva, posso pregare liberamente per mio marito, per mia figlia, per chi mi assiste e per tutte le persone cui voglio bene.
E so che anche la tua anima è viva, e prega anche per quel brav'uomo di tuo padre, che crede di fare il tuo bene. La tua anima, come il tuo corpo, è un piccolissimo seme sepolto sotto la terra: ha bisogno di acqua e nutrimento, altrimenti muore, e sboccerà a una nuova vita quando il Signore della vita lo deciderà. Nessuno può decidere al posto di un'altra persona. Certo, anch'io a vent'anni avrò sicuramente detto: “meglio morta che in quello stato”. Ma quale uomo lo vorrebbe? D'altra parte, quale uomo vuole morire? La vita, la volontà di vivere è sempre più forte.
Cara Eluana, se tu sei lì da sedici lunghissimi anni e io qui da sei, vuol dire che c'è qualcosa più grande di noi; la vita non ci appartiene, non possiamo farcene padroni. Un mio amico mi ha definita “un vertice del mistero”. Anche tu, Eluana, sei “vertice del mistero”: mistero difficile, quasi impossibile da guardare e contemplare. Molto più facile rifiutarlo.
Da soli non possiamo farcela è impossibile, occorre una compagnia che ci sostenga. Io l'ho trovata nella Fraternità di Comunione e Liberazione, che da anni sostiene la fragilità e la debolezza di mio marito. Se uno è in compagnia di Cristo abbraccia il mistero, altrimenti non può che scegliere la morte, perchè non c'è un più senso, perché non ce la fa più.
Per questo io ti abbraccio forte e prego e spero che nessuno, dico nessuno, abbia il coraggio di lasciarti morire per decisione degli uomini. Ti voglio bene.

2 commenti:

  1. mi sembrava troppo grottesco perchè non fosse coinvolta Cl...

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  2. E' vergognoso che ci siano giornali che pubblicano queste strumentalizzazioni.

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Il grande colibrì