Preziosa, la prostituta trans che ha avuto il coraggio di denunciare i CPT

“Non siamo animali!”
Il coraggio di una trans brasiliana nell’Italia securitaria

Articolo segnalato dal Comitato Antirazzista Milanese

Aveva tredici anni, Preziosa, quando scese in strada per la prima volta nel piccolo paese brasiliano di provincia in cui abitava. Per lei, penultima di sei fratelli, era prioritario aiutare economicamente la madre e già da tempo aveva rinunciato alla scuola per fare piccoli lavoretti – come aiutare a portare la spesa – con cui si procurava pochi spiccioli. Ma in quel periodo la situazione economica della famiglia si era aggravata, e così decise di prostituirsi. Il primo che si fermò era il direttore del carcere locale che, vedendola così giovane, le diede dei soldi e la riaccompagnò a casa, senza chiedere in cambio alcuna prestazione sessuale. Tre anni più tardi costui sarebbe diventato uno dei suoi clienti fissi, mi racconta ridendo mentre sciorina la lista dei “pezzi grossi” che, presentandosi perfino a volto coperto per evitare lo “scandalo”, erano suoi clienti in Brasile. Fino ad arrivare al ricco architetto che fu il suo primo cliente italiano quando, un anno fa, era approdata su una strada del Nord Italia per raccogliere, in pochi mesi, i soldi necessari alla famiglia e alle sue operazioni chirurgiche. “Sei nuova qui?”, le aveva chiesto l’uomo di mezza età che conosceva bene le altre brasiliane in quella via; Preziosa rispose con le poche parole imparate per lavorare in Italia e cominciò la sua esperienza in questo paese.

Clienti gentili, gli italiani, e ti danno tanti soldi”, così le era stato presentato questo Eldorado della prostituzione trans, ma non sapeva che molti di questi clienti che di notte son “gentili” e strisciano ai tuoi piedi, la mattina sono pronti a fare i moralisti contro la prostituzione e a cavalcare le peggiori ondate razziste e securitarie. Non le avevano neppure detto che alla fine degli anni ’90, con la legge Turco-Napolitano, in Italia erano stati costruiti dei simil-lager dove vengono deportate le persone migranti sprovviste di permesso di soggiorno, né che in Italia stava cominciando la caccia alle trans e alle prostitute immigrate. Lo avrebbe scoperto lei stessa tra un controllo poliziesco e l’altro. Qualche amica l’aveva avvisata dell’esistenza del cpt di via Corelli a Milano: “Quando passerai dalla fabbrica con la scritta *** sarà perché ti stanno portando là”. E una sera del giugno scorso, dopo l’ennesimo controllo in questura, una poliziotta l’aveva fatta salire su una macchina, senza dirle quale fosse la destinazione. Vide la fabbrica con quella scritta e capì; poco dopo, facendola scendere dalla macchina, la stessa poliziotta le disse ironicamente “Benvenuta in Corelli!”.

Comincia così la vera odissea di Preziosa, ventottenne, rinchiusa nel cpt (oggi “cie”) milanese insieme ad altre 24 migranti trans. Una notte sua madre la sogna rinchiusa in un “brutto posto”, la chiama e Preziosa cerca di rassicurarla “
Sono qui con le mie amiche”. Dopo qualche notte, la madre la sogna circondata da camici bianchi e si spaventa. Preziosa cerca ancora di rassicurarla ma poi le racconta la verità: la sera prima è stata picchiata a sangue dai poliziotti di guardia e solo grazie alla insistente determinazione delle altre trans recluse a tarda ora viene portata in un pronto soccorso. Il resto è cronaca che conosciamo: la notte stessa del pestaggio, il 10 luglio, il Comitato antirazzista fa un presidio fuori dal cpt; il giorno successivo lei e un’amica vengono convocate nell’ufficio immigrazione del cpt, dove l’ispettore che la notte precedente ha assistito al pestaggio si scusa e comunica loro l’immediata scarcerazione, consegnando un decreto di espulsione dall’Italia.

Entro cinque giorni se ne devono andare e così questa ennesima violenza passerà impunita. Ma Preziosa non si scoraggia e decide di portare fino in fondo la battaglia per le violenze subite. Torna a farsi refertare al pronto soccorso, accompagnata da attiviste del Comitato antirazzista. Gli effetti delle violenze sono evidenti: calci, pugni e manganellate sulla testa e su tutto il corpo hanno lasciato dei segni inequivocabili (ancora oggi fatica a respirare per una manganellata particolarmente violenta sulla schiena). Il dolore è forte e altrettanto forte è la sua determinazione: Preziosa decide di denunciare le ingiurie razziste, gli abusi e le violenze subite, l’omissione di soccorso da parte del personale della Croce Rossa che, presente quella notte, si era rifiutato di chiamare un’ambulanza fino a che la protesta contro le violenze si era allargata a tutto il cpt ed era emersa all’esterno.

Nonostante il clima vacanziero, per questa denuncia è stata accettata la procedura d’urgenza ed è stato nominato un PM. Chissà se a Preziosa concederanno il permesso di soggiorno “per motivi di giustizia”

Intanto è stato approvato il “decreto sicurezza” e a Milano, come altrove, sono arrivati i militari. Di questi, ottanta sono destinati al cpt di Corelli. Tutto fa presumere che violenze ed abusi si moltiplicheranno, sulle strade e nei cpt.

A fine giugno Alemanno chiedeva la costruzione di un nuovo cpt per il Lazio, con una apposita sezione per le trans. Un mese prima i tg avevano trasmesso le raccapriccianti immagini della “caccia alle trans” da parte dei residenti del Prenestino coadiuvati da alcune teste rasate e con la polizia compiacente. “
Non sono un animale!” continuava ad urlare una di queste trans mentre la trascinavano brutalmente nella macchina della polizia. Il suo urlo sarà l’urlo di tante altre donne e trans che si prostituiscono tanto più ora che, a partire dall’iniziativa del Questore di Rimini, anche le prostitute verranno fatte rientrare nella categoria dei “soggetti pericolosi” quindi passibili di repressione ed espulsione.

Viviamo davvero nel paese dei paradossi e dell’ipocrisia: sono ben noti i dati secondo cui 9 milioni di italiani sarebbero clienti di prostitute ed è risaputo che la militarizzazione dei territori ha sempre portato con sé un forte incremento della prostituzione – e degli stupri, come i “nostri ragazzi” in Somalia e altrove hanno dimostrato.

Chiedo a Pia Covre, attivista storica per i diritti delle prostitute, cosa intendano fare le associazioni che lavorano sulla prostituzione di fronte a questi inquietanti scenari di negazione totale dei diritti umani.

La nostra associazione – mi risponde – ha già chiesto ufficialmente un incontro al Ministro per le Pari opportunità ma la mancanza di una risposta ci fa chiaramente intendere che non c’è la volontà di dialogare da parte di rappresentanti del Governo. Anche le associazioni laiche e cattoliche che fanno parte della rete dei progetti sulla prostituzione hanno chiesto un incontro collettivo e per ora non si è arrivati più in là del capo Gabinetto”.

Un documento comune delle associazioni sarà presentato presto ai ministri ma, aggiunge Pia, “s
iamo tutti preoccupati per come si stanno muovendo sulla prostituzione e sulla tratta, fenomeni che coinvolgono un gran numero di persone straniere anche minori; interventi repressivi che vanno a colpire nel mucchio e che inevitabilmente colpiscono i soggetti più deboli non possono essere la soluzione a eventuali problemi di ‘degrado urbano’. Trovo preoccupante che il governo abbia dato carta bianca ai sindaci con il decreto sicurezza e questi ora spadroneggino nelle città; di fatto si stanno tutti muovendo a raccogliere soldi con le multe ai clienti per compensare la perdita dell’Ici. Le contraddizioni nella pratica politica sono enormi, tanto da dichiarare che si vuol lottare contro i trafficanti e criminali e poi si sbattono al cpt ragazze/i che sono le vittime dei criminali e si cerca di rimpatriarle velocemente… questa è la lotta contro i deboli e gli indifesi. Mai viste simili cose in un paese che ha la pretesa di definirsi cristiano; o forse sì: le abbiamo viste quando si attaccavano gli ebrei con le leggi razziali”.

Sul da farsi, Pia ha le idee chiare: “
Credo che ci si debba mobilitare prestissimo perché già le leggi speciali e le decretazioni delle emergenze stanno riducendo inesorabilmente gli spazi di libertà ma anche di contestazione. Dobbiamo raccogliere quante più testimonianze possiamo riguardo alle violazioni dei diritti umani, ai maltrattamenti ecc.; insomma, una lista degli orribili avvenimenti che renda pubblico ciò che non sempre possiamo leggere sulla stampa. Sono convinta che molti si indigneranno anche fra chi ha creduto di scegliere per un cambiamento positivo, ma soprattutto penso che ci siano molte persone sensibili al razzismo e alle discriminazioni anche fra chi ha votato per quelle forze politiche che ora dovrebbero fare l’opposizione in Parlamento e che non solo non dicono nulla ma fanno anche le stesse identiche cose del Governo nelle proprie amministrazioni”.

Leila Daianis, responsabile del circolo Libellula Arcitrans di Roma, sta cercando di far muovere sulla vicenda di Preziosa le rappresentanze diplomatiche del Brasile in Italia e sulle attuali condizioni di vita delle trans latinoamericane immigrate osserva, con amarezza, “Q
uello che sta succedendo negli ultimi anni in Italia è gravissimo; nei miei trent’anni di esperienza in campo socio-umanitario non ho mai visto una simile violenza indiscriminata verso le persone straniere. E il capro espiatorio sono sempre le persone che si prostituiscono – soprattutto le transessuali, che portano con sé una storia di violenza che inizia nei primi anni di vita e sembra, per molte, non finire più. Una buona parte delle persone che si prostituiscono e che non sono regolari con il permesso di soggiorno sono vittime di estorsioni o dello sfruttamento della prostituzione da parte di altri connazionali, che normalmente sono in regola e molte volte sono anche proprietari di negozi e appartamenti. Purtroppo l’Italia è il paese del ‘si sa che esiste ma non si dice’. Cosa ci si può aspettare da uno Stato in cui i politici non pensano altro che agli interessi personali? Quando è stata approvata la Bossi-Fini sapevamo che era solo l’inizio di una forma mascherata di deportazioni di massa. Non possiamo permettere che questo avvenga in un paese civile. Dobbiamo mobilitarci non solo con le manifestazioni ma anche con seminari, perché gli operatori sociali devono capire qualcosa sulle persone trans. Solo così possiamo credere in una società più giusta e civile”.

Gli appelli di Pia Covre e Leila Daianis invitano alla mobilitazione in varie forme per rompere il muro dell’indifferenza e contrastare l’affermarsi di un modello autoritario ed escludente di società celato dietro la formula magica della “sicurezza”. Contro questo modello che produce criminalizzazione e de-umanizzazione troveremo almeno una briciola del coraggio di Preziosa o continueremo a far finta di nulla?



Martedì 21 ottobre, alle 9.00, si terrà un presidio a favore di Preziosa davanti al Tribunale di Milano, in corso di Porta Vittoria.

Leggi anche:
Legge Carfagna sulla prostituzione: ecco le gravi conseguenze

5 commenti:

  1. I centro di permanenza temporanea sono una sorta di lager e le persone responsabili delle violenze e dei disservizi non fanno una bella figura; e non la fanno fare all'Italia.

    le angherie gratuite inflitte agli stranieri residenti nei disegnano scenari degni di un campo di concentramento nazista, facendo immaginare una forte capacità del sistema di controllare i clandestini e di rimandarli ai loro paesi d'origine,ma poi la gestione amministrativa del flusso di immigrati è invece incredibilmente superficiale e poco professionale: è una barca che fa acqua da tutte le parti.
    Sai chi ci metterei nei cpt?
    I veri maiali: Borghezio, Alemanno, Gentilini e tutti gli ipocriti venditori di "puritanesimo"
    In quanto alla Carfagna, che dire....
    Non rappresenta nessuno, ma proprio nessuno tranne che coloro che ce l hanno messa!!!

    RispondiElimina
  2. @ caramella-fondente:
    E non potremo neppure dire: "Non sapevamo"...

    RispondiElimina
  3. molto bello.... ma siamo sicuri che la verita' e' solo da una parte?onestamente mi fido poco di cio' che si racconta.la signora brasiliana sa benissimo che sarebbe stata espulsa , magari avra' fatto in modo tale di ottenere un rinvio dell'espulsione?

    RispondiElimina
  4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  5. Il commento precedente è stato eliminato solo perché trattasi di una richiesta di denaro. Chi ha richieste particolari, può rivolgersi a noi tramite e-mail.

    RispondiElimina

Il grande colibrì