Azienda "killer" (pentita) premiata per la sicurezza sul lavoro. Succede a Cesena...

Il problema della sicurezza sul luogo di lavoro e delle morti bianche rimane attualissimo e non sembra ancora profilarsi all'orizzonte una risposta seria da parte della politica o della società civile. Bisogna però segnalare che molti enti e istituzioni stanno prendendo coscienza dell'importanza del tema e si stanno muovendo almeno sul piano simbolico-comunicativo. Non è certo abbastanza, ma è comunque un primo passo...

Tra le varie iniziative intraprese in questo senso, vogliamo segnalare il premio "Cesena città per la sicurezza sul lavoro" assegnato dal Comune della città romagnola alla società Paresa spa, attiva nel settore della progettazione, costruzione e manutenzione di serbatoi di stoccaggio e condotte forzate.

La premiazione si è svolta senza intoppi: tanti giornalisti, tanti applausi ai vincitori e le classiche foto di rito con i classici sorrisi a centoventisei denti. Tutto nella massima tranquillità.

Ma alla signora Rachele Tafuri la premiazione non è affatto piaciuta. La signora, infatti, non riesce a capire come possa essere stata premiata per la sicurezza l'azienda nella quale è morto folgorato suo marito Agostino Talò, nel settembre 2001. Per la vicenda, il legale rappresentante di Paresa spa è sotto processo con l'accusa di omicidio colposo per ripetute violazioni, sotto il profilo sia formale che sostanziale, delle norme della sicurezza sul lavoro.

Beh, cerchiamo di capire, sono passati sette anni e magari al Comune si sono dimenticati dell'episodio... E invece no. Perché Maria Grazia Zittignani, l'assessora ai diritti del cittadino e presidentessa della commissione assegnatrice del premio, precisa: "La commissione che ha esaminato le candidature del premio era a conoscenza dell’episodio in cui ha perso la vita suo marito". Ah...

Zittignani aggiunge che proprio la morte del signor Talò ha portato a grandi mutamenti nella cultura aziendale della Paresa spa: "La Paresa ha maturato la consapevolezza di dover ricorrere a una metodologia diversa, che non si limitasse alla mera applicazione formale delle norme in materia, che da sola non aveva dato i risultati attesi, ma di un impegno più specifico per la prevenzione del rischio. E’ partito da lì il percorso che negli anni ha consentito progressivamente di abbassare il numero degli infortuni, fino al risultato attuale di oltre un anno senza alcun incidente nei cantieri" [Resto del Carlino].

A parte la mostruosità di coprire la morte di un operaio dietro il burocratico "non aveva dato i risultati attesi", sembra quasi che l'assessora voglia dire: "Dopo Talò non è morto nessuno, e allora di che si lamenta la vedova?".

Comunque continua a sfuggirmi il senso del premio. Zittignani, che ha pensato di bene di tacere sulla vicenda della morte dell'operaio Talò durante la premiazione, ora afferma: "Il premio che abbiamo istituito [...] non vuole essere un’occasione per far passerella, ma un modo per far conoscere e valorizzare le buone pratiche". Giusto. Ma allora era più utile un convegno, un gruppo di studio... e non un premio. Il premio, recita il dizionario De Mauro, è un "dono..." (e non è questo il caso) o una "somma di denaro..." (e non è ancora questo il caso) o una "ricompensa morale".

Ricompensa morale. Sì, il Comune di Cesena ha ricompensato moralmente e indicato a pubblico esempio per la sicurezza sul lavoro un'azienda in cui è morto un operaio. Che senso ha? Come afferma la famiglia di Talò, "desta invero sconcerto che un’Amministrazione comunale istituisca un premio per la sicurezza sul lavoro e il primo premiato sia un imputato per omicidio colposo a seguito di infortunio sul lavoro".

O forse in tutto il territorio comunale non si è trovata nessun'altra azienda in cui, nell'ultimo anno, non si siano verificati incidenti? Personalmente mi riesce difficile crederlo, ma se così fosse altro che premi, assessora Zittignani, qua bisogna mandare l'esercito!

Questo paese mi Paresa già strano prima, figuratevi ora...

Little Prince(ss)

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6 commenti:

  1. Sarebbe importante conoscere la storia dell’operaio e le responsabilità accertate prima di esprimere un giudizio. Hai qualche dato in più? Azienda killer ecc.. è ottimo come titolo ad effetto, ma induce ad un giudizio sommario anzichè ad un approfondimento su un tema così serio.
    CIAO

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  2. @ blogsherwood:
    Mi scuso per l'omissione di un'informazione essenziale, che integrerò subito nel post.
    Comunque, per la vicenda della morte di Agostino Talò, il legale rappresentante di Paresa spa è sotto processo con l'accusa di omicidio colposo per ripetute violazioni, sotto il profilo sia formale che sostanziale, delle norme della sicurezza sul lavoro. Poi magari il processo si risolverà con un'assoluzione. Ma, come afferma la famiglia di Talò, "Desta invero sconcerto che un’Amministrazione comunale istituisca un premio per la sicurezza sul lavoro e il primo premiato sia un imputato per omicidio colposo a seguito di infortunio sul lavoro".

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  3. Il Premio Sicurezza è solo di chi và a lavorare
    tutti i giorni non di chi batte la piazza tutti
    i giorni come vio giornalisti e politicanti da
    strapazzo che purtroppo dobbiamo mantenere nostro malgrado almeno portateci un po di
    rispetto un OPERAIO

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  4. @ Anonimo:
    Magari fossi un giornalista o un politicante. Non avrei tutti questi problemi coi soldi...

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  5. Frate Tac
    Inoltro quanto ho scritto all’Amministrazione Comunale dopo aver letto la notizia sul vostro blog.

    “Città per la sicurezza”‏
    Da: …………..
    Inviato: lunedì 24 novembre 2008 13.14.16
    A: zittignani_mg@comune.cesena.fc.it
    Cc: conti_g@comune.cesena.fc.it

    Rimango sconcertato dalla vicenda in oggetto.
    Sono contento che l’azienda abbia compiuto un percorso di messa in sicurezza dei propri dipendenti, che peraltro è un DOVERE del datore di lavoro; credo, comunque, che anche chi ha incarichi istituzionali, anzi soprattutto loro, non possano perdere l’umanità delle azioni o delle ricadute delle azioni amministrative: una persona è morta, una moglie è senza marito.
    Forse sarebbe meglio meno foto e più fatti.

    firmato………

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  6. la solita schifezza all'italiana.E' uno schifo uno muore sul lavoro e l'azienda ne viene sempre fuori a testa alta calpestando la dignita' di intere famiglie e distruggendo ogni briciolo di fiducia in una giustizia sia politica che penale.Io sono rimasto basito nel venire a sapere una tale notizia e l'unico pensiero che mi e' passato per la testa e' profondo rispetto per la famiglia Talo' e che una tale tragedia richiedeva un aiuto immediato se la ditta fosse stata onesta.Tutta la mia solidarieta' alla famiglia Talo'

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Il grande colibrì