A.A.A. metodi di comunicazione con berlusconiani illogici cercansi disperatamente

Mi sveglio una mattina e voglio scrivere un bel post sull'introduzione della possibilità di denuncia degli immigrati clandestini da parte dei medici. Che fare? Cerco di farmi un'idea dell'argomento, di capire e poi di giudicare? Oppure ho già il mio (pre-)giudizio in testa e devo solo inventarmi delle motivazioni per rendere tale giudizio autorevole e sensato?

Se voto Popolo della Libertà e mi piace tanto lo slogan "Mai più clandestini sotto casa" diventa quasi ovvio scegliere la seconda strada. E così fa Alessandra Stoppa per il Marko's Blog. D'altra parte è proprio questo il modello di alta informazione proposto dagli pseudo-quotidiani come Libero o il Giornale...

Alessandra Stoppa difende il provvedimento in questione in modo molto semplice: attaccando chi lo critica. In difesa del provvedimento riesce solo a scrivere: "In alcuni Paesi europei, come in Germania e Francia, non c’è nessuna possibilità di decidere se segnalare o meno. C’è direttamente l’obbligo". E lo scrive non solo in grassetto, ma anche sottolineando l'intero brano.

Sì, peccato che un commentatore chieda su quali fonti si basi questa affermazione. E allora inizia una parziale marcia indietro.

Il curatore del blog, infatti, cita un link e scrive: "In effetti mentre in Germania è previsto l'obbligo di denuncia in Francia non pare così. Dico pare perché da come è scritto resta qualche dubbio. Comunque è sempre utile verificare certe affermmazioni anzichè prenderle per oro colato, hai ragione".

Bene, Marko ammette che, se l'affermazione sulla Germania era corretta, quella sulla Francia pare essere stata per lo meno avventata: "da come è scritto resta qualche dubbio", nel documento linkato, a quanto pare, è scritto in modo poco chiaro.

Andiamo allora a leggere quel che c'è scritto nel link che Marko stesso propone: "Francia: Non è prevista la segnalazione alle forze di polizia degli stranieri che beneficiano di prestazioni mediche". Beh, certo, la frase si presta a numerosissime interpretazioni differenti... Qualche dubbio resta, vero? Magari la frase dice pure una fesseria, chissà, ma questa è la fonte citata da Marko...

Già che ci siamo leggiamoci anche il testo relativo alla Germania: "E’ fatto obbligo – derivante dalle disposizioni normative contenute nella legge sull’ingresso e sul soggiorno Aufenthaltsgesetz - a tutte le autorità pubbliche medico-ospedaliere della denuncia all’ufficio stranieri della presenza di immigrati irregolari. Nella pratica, le Associazioni che forniscono agli immigrati irregolari forme di assistenza sanitaria non denunciano l’immigrato all’autorità competente. L’obbligo sanzionatorio previsto dalla legge per omessa denuncia per coloro che aiutano gli immigrati, non viene di fatto applicato né per i medici né per le strutture ospedaliere che hanno prestato assistenza ad un immigrato irregolare". Quella verità scritta da Alessandra Stoppa in grassetto sottolineato è forse un tantinello parziale e semplicistica, no?

Nulla di cui stupirsi. E' lo stesso blog in cui si parla di violenze sessuali solo quando sono commesse da rumeni. E se gli fai notare che la maggior parte delle violenze sono commesse da italiani (familiari, fidanzati, ex fidanzati ed "amici"), lui risponde: "Esiste un problema con i rumeni. Lo dicono le statistiche". Allora prendi le statistiche e gli mostri che affermano tutt'altro. E lui cosa ti risponde? "Dubito anche sui numeri e le statistiche fornite".

A me piacerebbe davvero dialogare con tutti, ma non so proprio più come fare con alcune persone. Ti propongono una base di discussione e poi ci sputano sopra, la logica gli fa schifo, l'italiano non lo capiscono, della realtà non gliene frega nulla... E allora ve lo chiedo senza ironia: qualcuno ha suggerimenti?

Little Prince(ss)

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6 commenti:

  1. Eppure il dialogo resta un obbligo: non per trovare un punto di incontro, perché quando uno rifiuta di accettare la realtà e cambia le regole del gioco a suo piacimento l'altro può "incontrarlo" solo cedendo unilateralmente, e non se ne vede il motivo; ma per poter dimostrare, in un secondo momento, da che parte sta non dico la ragione, ma la ragionevolezza, che è più importante. In condizioni di scarso potere, intestardirsi a dare il buon esempio è l'unico modo per sperare di modificare, anche se il minimo, le cose

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  2. @ Skeight:
    Sinceramente, in sé, non mi interessa avere ragione o dimostrare la mia ragionevolezza; mi interesserebbe molto di più dialogare per produrre qualcosa di concreto.

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  3. Se il dialogo si cerca soltanto a livello verbale non potremo ottenere nient'altro che sabbia negli occhi. Se si coglie come informazione anche il non-verbale/realtà e si conduce un ragionamento anche a quel livello, allora potremmo avere, sì, l'impressione di condurre un monologo, ma forse avremmo raggiunto il nocciolo del problema. Fanno quel che pare a loro. Dovremmo farglielo notare... per iniziare un dialogo.

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  4. Tra non molto esco, dimmi come inserire il calendario delle iniziative sul blog e lo faccio prima di andare!

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  5. Cosa c'è da stupirsi? Quella è gente che se gli fai notare una qualsiasi porcata del loro governo, tempo cinque minuti se ne vengono fuori con "ma Stalin in Russia ha fatto milioni di morti". Anche se tu non hai detto di essere o meno di sinistra.
    Non concepiscono che una critica ad una scorrettezza istituzionale non deve essere per forza inserita in un contesto ideologico, ma può esserlo solo ed esclusivamente sul piano etico e morale. (Evidentemente hanno delle lacune in quei campi)
    È gente che il confronto non sa cosa sia. Che non è abituata ad esporre o argomentare idee, ricevendole già preconfezionate dal loro padroncino.
    Pecore... non trovo altra definizione.

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Il grande colibrì