La fine dell'erotismo: la festa della donna al Misex, la fiera dell'erotismo senza sensualità

Vedere dal vivo una pornostar fa sempre un certo effetto. Per certi versi appare più possente di quanto possa immaginarsi. Non solo a livello di fisico, ma negli occhi traspare un certo respiro di veemenza difficile da descrivere. A volte sono occhi stanchi, come racconta Chanel, la quale, in un breve attimo di verità, si lascia andare a commenti onesti dopo una domanda spontanea. "Ti dirò, mi sto annoiando a morte". Come darle torto, verrebbe da dirle mentre appoggia i suoi occhi a terra e, sospirando, si trascina stancamente a farsi fotografare o a firmare autografi. Poi rigira lo sguardo, ammicca sorrisi a destra e manca. I suoi piedi nemmeno li reggono più i tacchi da 12 cm che si porta dietro, mi dice, dalle cinque del pomeriggio. Confessa che è stanca ma se ne deve andare. La sua capigliatura bionda ossigenata evapora e la sua figura si allontana dietro altri stand.

Il resto del salone del Misex 2009 non nasconde altre sorprese, anzi. Rigirato in cinque minuti, respirando abbozzi di sudore e testosterone evocato, gente se ne incontra parecchia. Gente strana, persone che sempre dagli occhi si legge un certo grado di presunta superiorità maniacale. Certi gradi di trofismi e disimpegno esistenziale. Le mani che si rigirano su lembi di pelle nuda senza nemmeno avere il coraggio di vedere negli occhi la ragazza. Ed è questo che osservo cercando di scovare qualcosa che, forse, già si sapeva in partenza di non trovare: la voglia vera di erotismo. Diventa triste il contorno: una fiera dell'erotismo senza sensualità diventa solo una buffonata, qualcosa da nemmeno riderci sopra o da provare a riflettere.

Un annuncio agli altoparlanti. Una voce gracchiante avverte un ragazzo di cercare assolutamente la sua fidanzata, vista allontanarsi dalle sue amiche con tipi poco raccomandabli. "Sembra una cosa seria", conclude la ragazza speaker nell'indifferenza generalizzata, mentre un vecchio, arruffianatosi un lembo di spettatori, si cimenta in balli hip hop con una spogliarellista che trattiene a forza una risata. Una risata vi seppellirà, verrebbe da dire.

Oltre, lap dancer intrattengono un gruppo di ragazzotti arrapati che, volenterosi di emulare qualche film scadente, tentano di infilare banconote finte nei perizoma neri delle ragazze. Loro sorridono. Puntando le scarpe su quei visi a bocca aperta e li allontanano con foga. Risate generali.

"Domani è la festa della donna", mi dice una ragazza mentre le chiedo come sta. "Pensa, volevo partire ma non avevo soldi. Mi hanno offerto il lavoro per questo weekend e ho accettato. Adesso sono disoccupata", e sorride amareggiata, poi rientra nella sua professione. Si aggiusta la minigonna di stoffa lucida in modo da far vedere bene dietro e se ne va, dicendomi di andare a vedere lo stand dell'intimo. Ossia, quattro cose messe li a caso senza passione. Il gestore sorride compiaciuto, da qualche ordine a una volantinatrice che si sta riposando, poi si mette a parlare con una coppia. "Volete qualcosa di eccitante, quindi?", e mostra loro un completo intimo di pizzo, con un buco pronto all'uso negli slip.

Di facce come quelle della ragazza di prima se ne vedono molte. Visi da crisi economica. Non sanno nemmeno perchè sono li, a seni nudi, a farsi fotografare come allo zoo. Come se nessuno avesse mai amato il sesso. Nessun erotismo per davvero. Accanto passano vecchi glorie del porno che fu. Molte sono diventate inutilmente calamite di silicone. Una donna, totalmente nuda e ricoperta di vernice, esce da uno stand, si infila un coprispalle di seta marrone e, schioccando le labbra, si mette a camminare dietro una guardia che la scorta chissà dove.

Nessuno fa accenni alla festa. Chissà chi immagina cosa avrebbe potuto essere il mondo senza il femminile. Con tutte le sue diramazioni, dalla vita vera al mondo sociale, alla politica, al sesso. Eppure, in questo luogo, mentre cerco di vedere qualche sorriso, tutti sembrano esserselo dimenticati. Nemmeno negli occhi guardano mentre toccano il culo.

"Cut your mind". E' il motto di un pittore, Aurelio Colucci. Lo conosco poco prima di andare via. Sulle tracce di Yves Klein dipinge le tele con corpi femminili. Pennelli umani che scivolano. Non c'è contatto con la mente. "E' il mio modo di vedere l'arte. Cut your mind. Lascia libero tutto". Qui non c'è libertà, dico. "No, per nulla. Molti sono qui sperando di trovare qualcosa, di liberarsi delle proprie frustrazioni e se ne vanno che sono conciati peggio di prima. Questo luogo può essere pericoloso se non lo sai prendere". Lancia una critica all'altro pittore, quello che qualche stand più in là si diverte solo a dipingere corpi senza metterci passione. Arriva la sua ragazza. Si baciano. Lei lo costringe ad andare dietro. "Cinque minuti e finiamo". Lo lascio. Mi incammino verso l'uscita. In un angolo, seduta, c'è Chanel.

A piedi nudi.



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3 commenti:

  1. Racconto di intensa tristezza. L'erotismo è un'arte di straordinaria raffinatezza: serve intelligenza, cultura e sensibilità. Il resto è solo pornografia di bassa lega.
    Il tutto detto, ovviamente, senza moralismi.

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  2. l erotismo ha poco a che vedere con il sesso o la pornografia...è una qualita che poche donne e pochi uomini conoscono.
    è un insieme di sensualita ed intelligenza
    emy

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  3. Quanta tristezza e verità nel tuo post... non ho mai visitato una fiera del settore ma sono sempre stata convinta che fosse un ambiente profondamente degradante e triste.. oltre allo squallore di chi si butta in quei padiglioni alla ricerca di chissà cosa...

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Il grande colibrì