Andrea Furgiuele (Radicali): "Il lavoratore non è merce, proteggiamo la sua vita e la sua dignità!"

La crisi finanziaria, il congresso del Popolo della Libertà, Cofferati alle Europee, Mike Bongiorno sul satellite... Negli ultimi giorni ci sono stati numerosi argomenti che hanno catalizzato l'attenzione dei media. E così sono passate quasi inosservate le ultime novità introdotte dal governo sul fronte della sicurezza sul lavoro.

E' vero, le modifiche proposte dal governo non sono ancora note nei dettagli, ma è altrettanto vero che, su un tema che a parole tutti giudichiamo di estrema importanza, sarebbe corretto tenere alta l'attenzione e vivace il dibattito. Per questo abbiamo interpellato i principali sindacati e partiti politici italiani.

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Andrea Furgiuele è il segretario dell'associazione "Radicali Napoli - Ernesto Rossi" ed è uno dei componenti del Comitato Nazionale dei Radicali Italiani.

I Radicali, in Italia, soffrono spesso di una rappresentazione caricaturale da parte dei media e dell'opinione pubblica. Sul tema del rapporto tra imprese e lavoratori, ad esempio, si dice spesso che i Radicali auspichino il trionfo del puro mercato e l'eliminazione di ogni regola, con un ritorno ad una situazione da prima industrializzazione (alla Oliver Twist, per intenderci)...

E' ovviamente falso. Personalmente ritengo che la libertà del mercato debba essere esclusivamente inerente all'agire delle persone e dello scambio, fuori da direttive etiche ed ideologiche, ma all'interno di regole ferree derivate dall'applicazione e dalle garanzie dei diritti umani e della persona. Tanto per essere chiari, non può intendersi come libertà del mercato l'attuale agire del mondo della finanza, la cui assenza di principio di realtà ha determinato le condizioni di diseguaglianza cui assistiamo, risolvendosi in una forma di anarchico libertinaggio ai danni di tutti i valori ed i diritti dell'uomo come individuo.


Sul fronte della sicurezza sui luoghi di lavoro, in particolare, qual è la posizione dei Radicali? Quale ruolo dovrebbe svolgere il mercato autoregolamentandosi e quale ruolo dovrebbe svolgere l'autorità pubblica?

Come dicevo, le regole che riguardano le persone, come quelle sulla sicurezza, trovano la propria genesi fuori dalla autoregolamentazione del mercato che non deve interessarsene, dal momento che non consideriamo gli esseri umani una merce.

Per tanto è compito della politica stabilire le norme che garantiscano gli standard di legittima vivibilità della vita nel rispetto della massima libertà di sceglierle da parte degli eventuali soggetti interessati.


L'Italia, per il Censis, "è di gran lunga il Paese europeo dove si muore di più sul lavoro". Secondo Lei, di questa situazione chi è maggiormente responsabile? Le imprese, i sindacati, la politica, la mancanza di una cultura del lavoro, una cattiva legislazione...?

Credo si possa ascrivere ad un problema di civiltà più generale che riguarda il nostro paese. Se ne parla molto poco, ma l'Italia è anche il paese occidentale col numero più alto di diagnosi non diagnosi e di diagnosi errate.

Dico questo perché il fatalismo ed il materialismo diffuso dimostrano come la percezione dei propri diritti umani e di persona e del rispetto della vita di ogni vita sia piuttosto assente nella coscienza degli italiani, a fronte di una priorità che la nostra società attribuisce al valore dell'economia e dei sistemi di status. Per fare un esempio: si protegge la famiglia in sé, ma non gli individui che la compongono...

Per rispondere alla sua domanda, resta onere della politica e dei governi occuparsi di garantire la legislazione di merito e non sarà una norma in più o in meno a suscitare l'interesse per la vita dei lavoratori


Il governo ha deciso di apportare alcune modifiche al decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 e, con il Documento di programmazione dell'attività di vigilanza del 4 febbraio del Ministero del Welfare, di ridurre il numero di ispezioni sui luoghi di lavoro. Come giudicare queste decisioni?

Sono un abbietto adeguamento del governo alla situazione di fatto in merito alla cultura della vita e della dignità della persona-lavoratore (e non). Un governo di uno stato liberale degno di questo nome dovrebbe fare il contrario!

Mi sembra di poter dire che non si tratti quindi di una norma di governo del paese e del suo mercato del lavoro, ma piuttosto di una antinorma che afferisce alla logica di mera gestione dei poteri delle istituzioni con le ovvie finalità opportunistiche che una qualsiasi forma gestionale non può non darsi come obiettivo, cioè eliminare norme e comportamenti che non si è interessati a governare.

Ma governare è una cosa diversa!



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2 commenti:

  1. non è esatto che non ci siano notizie sulle modifiche introdotte al decreto...

    il decreto correttivo è qui:

    http://download.repubblica.it/pdf/2009/decreto_correttivo.pdf

    inoltre rimando te, i tuoi collaboratori ed i vostri lettori a questo interessantissimo articolo sul blog di Alessandro Tauro:

    http://alessandrotauro.blogspot.com/2009/03/le-bugie-di-sacconi-sulle-modifiche-al.html

    saluti!

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  2. @ la Volpe:
    Grazie per le segnalazioni! Lo scritto di Alessandro Tauro è molto interessante e lo inserirò in un post che sto ultimando!

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Il grande colibrì