Nausee post sbornie cittadine

Rendersi conto delle fortune che si hanno è difficile. Le sfighe sono quelle più visibili perché ti atterrano affondandoti nella merda. Il meglio lo si lascia per dopo, quando ci si accorge del valore di una cosa a posteriori, magari quando è tutto finito, così da riconsiderarsi più sfigati. Apprezzare i propri pregi è raro e capita in occasioni impensate, magari mentre si fa colazione assonnati e doloranti alla colonna vertebrale per una nottataccia passata in posizioni scomode.

Accendo la tv e, maledettamente rincoglionito dalla trasmissione mattutina di canzoni dance da ascoltarsi sotto effetto di ecstasy, cambio canale per sentire la rassegna stampa. È qui che accade la visione interiore, lo scorcio sull’aura misteriosa che mi circonda illuminandomi a giorno ossia una virtù. In questo caso mi rendo conto della forza del mio stomaco di trattenere il vomito anche se gli si para di fronte la nausea più nauseante che il concetto di nausea potesse creare.

Vomito poco, se la cosa può interessare, e, onestamente, non so nemmeno se sia una cosa positiva o meno. Anche se mi si squarcia lo stomaco d’acidità niente viene rigettato. L’ultima volta è stato un giorno di circa un mese fa dopo un intervallo di non so quanti anni e anni e anni, e solo perché, giustamente, uno dei miei hobby preferiti è scalare la vetta della classifica dei più coglioni del mondo. Ubriaco peggio di una distilleria di carrube e pronto ad ingerire aspirine a stomaco vuoto. Il rigetto era solo il minimo indispensabile per continuare la giornata.

Così, con il cucchiaio in mano ancora impregnato di zucchero di canna misto a latte mentre lo schermo trasmetteva in successione le prime pagine dei quotidiani, mi ritornò in mente quella scena post sbornia, riuscendo finalmente a comprendere per quale motivo l’ubriacatura è uno stato talmente inebriante da farti dimenticare come le fitte al fegato il giorno dopo ti trucidino il cervello. Credo fossero bastate le solite notizie oligopolio. In quel caso solo Bersani e Marrazzo.

Tentai anche di rimettere a posto i pensieri, cercando di capire dove si trovava la notizia capace di monopolizzare l‘attenzione dei media nazionali, ma erano troppo frammentati e persi nel labirinto cervellotico, tanto che temevo sbucasse fuori il Minotauro a mangiarseli assieme ai biscotti. Cambiai canale e ancora solo due nomi, Bersani e Marrazzo. A quel punto rigirai ancora e sempre loro due. Mi arresi di fronte all’evidenza: probabilmente avevano fatto qualcosa.

Ripresi controllo per capire. Bersani alla guida di un partito inesistente pronto a fare alleanze riformiste e liberali con Casini e Marrazzo che non aveva fatto nulla nel week end ma continuavano a sbucare fuori particolari inediti di nessuna utilità pratica o conoscitiva per qualunque persona sana di mente.

Bevvi il latte rimasto e poggiai la tazza nel lavandino. Non sapevo come avevo fatto a finirlo. La centesima volta che ascoltai il nome Pierluigi mi venne una fitta simile ad un’aspirina natante in uno stomaco pieno solo d’alcool.

Fanculo, pensai accedendo a internet. Non c’è più pace nemmeno qui, mi parlai da solo chiudendo le finestre pop up piene di inviti a siti porno. Anche nel web, fucina di pensieri divergenti, le non notizie si pavoneggiavano in mezzo ai commenti degli utenti. Tutti noiosi, tutti già letti. Contro Berlusconi, contro il Pd, contro Marrazzo, contro chi va a puttane, contro chi manda a puttane l’Itaglia, contro Di Pietro e non dimentichiamoci Villa Certosa.

Trito e ritrito, lo stesso linguaggio da una e dall’altra parte. Non trovo differenze tra Repubblica e il Giornale, solo una disposizione diversa delle stesse parole. Chi è migliore dell’altro, peggio di una ragazzata fra chi ce l’ha più grosso. Poi si ha anche il coraggio di dire che le donne hanno rappresentanza politica. Osservai l’orologio: le otto. Un po’ presto per procurarsi una sbronza; un po’ tardi per continuare a leggere cazzate.

Non c’è proprio verso che la nausea passi. Né sul tram, al bar, o al centro per l’impiego per capire se lo pseudo contratto di lavoro che ho è in regola o no. Il bipolarismo itagliano è come il suo inglese: di comodo. Semplice citare l’Economist quando sparla della destra, meno quando il giornale si chiede perché la sinistra italiana è totalmente snaturalizzata e spaesata.

Un tizio sudato a fianco a me tiene aperto un giornale. Legge, sbuffa, commenta ancora. Ho quasi paura ad ascoltarlo. Chi citerà? Berlusconi, Marrazzo, Bersani? Dì almeno Formigoni, o parla dell’intervento di dicembre a Copenhagen sul clima e dei tagli itagliani alle energie rinnovabili. Discuti delle guerre, di ecoterrorismo, che sta per uscire il film sulla tartaruga che gira il mondo, perché altrimenti non so se riesco a resistere. Ma per fortuna glissa.

C’è Capello, allenatore della Nazionale inglese di calcio, che accusa l’Italia di essere governata da ultras. Idiota, dice (Lupi) (Cicchitto) (Rotondi) (Maroni) (…) dentro la mia testa che brama alcool, che guardi l’Inghilterra che è la patria degli hooligans. Secca la risposta di (Bersani) (Finocchiaro) (Fassino) (…): non confondiamo le cose ed evitiamo la polemica sterile perché noi siamo l’unico partito riformista.

Qualche utente cita Grillo contento perché nella sua nuova lista non sono ammessi ultras, ma subito c’è il destromane che ribatte che almeno a destra sono sani ma subito c’è la risposta ma noi non andiamo con le minorenni ma subito c’è risposta ma noi non abbiamo cadaveri a presentare tiggì e subito c’è risposta noi non abbiamo conflitti d’interesse e c’abbiamo Travaglio che è un vero giornalista con le palle ma noi abbiamo….

Me ne esco fuori. Penso che dovrei smettere di bere. Troppo alcool mi dà alla testa. L’aria è fresca, sembra quasi buona e il cielo blu nasconde quasi bene la cappa di smog. Sembra che finora l’autunno non sia ancora pungente.

Milesmood

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1 commento:

  1. e la benzina sta a 1,334...
    strano che nessuno faccia commenti del tipo:
    marrazzo si spara 5.000 per un transex alla coca e intanto la gente non ce la fa a tirare avanti le famiglie e la benziana è a 1,334 al litro.
    minchia, e io da mo che vado coll'autobus...

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Il grande colibrì