Il porno-decreto salva-liste e il cortocircuito della rappresentanza della destra in crisi

Prendi il bisogno essenziale di una persona, sottoponilo a un processo di iper-semplificazione e di traviamento, proponi una soluzione che all'apparenza offre una risposta al bisogno iniziale (ma che in realtà crea vantaggi quasi esclusivamente a te).

Non è qualcosa di strano, in fondo. E' il meccanismo alla base di due istituzioni fondanti della modernità. Una è la pubblicità - è così che si parte dal bisogno di socialità, ad esempio, e si arriva alle valanghe di sms con cui non dire niente a tutti; o si parte dal bisogno di scappare dalla pazza folla e si finisce per infognarsi in qualche villaggio vacanza che ci evita le vive emozioni del turista-fai-da-té. La seconda è la pornografia commerciale - e qui si parte dalle fantasiose gioie del sesso per arrivare troppo spesso alla monotonia meccanica di corpi che si (in)castrano tra loro.

Non c'è nulla di strano nel meccanismo descritto: prendi un bisogno, violentalo, fornisci una finta risposta per lucrare sul bisogno. Certo, i bisogni così non trovano soluzione, anzi si alimentano sempre più. Certo, l'essere umano viene ridotto a una macchina che produce e consuma (o consuma e produce, in una coazione ad un onanismo sempre più triste). Ma il modello funziona e lo si può esportare.

Lo si può esportare, ad esempio, nel campo già straziato della legge. Esiste un bisogno evidente: salvaguardare la possibilità per ampie fette di popolazione di essere rappresentate nei governi regionali. I rappresentanti, però, per colpe e doli loro, fanno casino o, peggio ancora, falsificano le carte. La legge li esclude dalla competizione elettorale. Un bel casino: evidentemente le cose così non vanno...

La situazione è complessa, i bisogni ingarbugliati. Come dare rappresentanza a rappresentati i cui rappresentanti non sono stati in grado di garantire la possibilità di rappresentanza? E come comportarsi in presenza di innumerevoli violazioni di legge su tutti i fronti della competizione elettorale? In presenza addirittura - è il caso di ricordarlo senza che suoni come una giustificazione per imbroglioni e falsari - a leggi che sono vere e proprie istigazioni al comportamento illegale?

Ovvio: prendi il bisogno, iper-semplificalo ("Bisogna che sulle schede del Lazio ci sia il PdL e su quelle della Lombardia ci sia Formigoni"), dagli una finta soluzione. Che in questo caso è un decreto che non istiga all'illegalità, ma più radicalmente cancella il concetto stesso di illegalità: niente è più legale, niente è più illegale, l'interpretazione non interpreta ma semplicemente distorce, perché la legge, la regola che garantisce tutti perché è condivisa da tutti e perché è superiore a tutti, è un concetto démodé.

Insomma, la legge è finita, andiamo in pace.

Little Prince(ss)

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1 commento:

  1. Insomma, anche tu, un po’ di comprensione per i poveri candidati! ;-)
    Troppo occupati a investire un mucchio di soldi in manifesti, volantini, spillette e comitati – investimento che ovviamente confidano di ben ripagarsi in caso di elezione – non vorrai mica che perdano tempo a raccogliere le firme, eh! E’ chiaro che poi lo sfigato a cui tocca occuparsi di queste incombenze finisce che usa perfino il rispetto delle regole come merce di ricatto per il proprio tornaconto (e come il signor Milioni ce ne sono tantissimi).

    Ciao e buona domenica!

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Il grande colibrì