Sono passati solo pochi giorni dall'annuncio di Arcigay & Co. che il prossimo Pride nazionale si terrà a Genova il 13 giugno e già iniziano i problemi. Prima la valanga di polemiche, con la contrarietà del mondo politico, della Chiesa, di parte del movimento *qtblg... E ora il probabile spostamento di data al 6 giugno, dal momento che proprio il 13 i cattolici celebrano il Corpus Domini.
Qualcuno si dimostra sorpreso, eppure Angelo Bagnasco, cardinale di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, era stato chiaro: "Il Gay Pride si è già svolto a Roma nell'anno del Giubileo e non sono contrario alle manifestazioni del pensiero quando avvengono con modalità corrette senza recare offesa. Quanto al problema della data, si troverà un accordo". Parole che, pur non rappresentando un via libera, come chiarisce subito la Curia, gli hanno permesso di indossare la maschera dell'uomo aperto e liberale, ponendo, al tempo stesso, due pesantissime condizioni. Una sulle modalità del Pride (niente tette di fuori o maschioni vestiti da suora, per intenderci) e una sulla data, sulla quale, dice il porporato, "si troverà un accordo". Il che equivale, nel democraticissimo linguaggio della Chiesa, a dire: "O si cambia o si cambia".
E infatti, guarda caso, il prefetto Anna Maria Cancellieri, seguendo le indicazioni del sindaco Pd Marta Vincenzi, ha dichiarato oggi che "è fondamentale che i due eventi non coincidano lo stesso giorno. A parte questo, liberissima qualsiasi manifestazione, che avrà tutte le tutele".
Per gli organizzatori è l'ennesimo ostacolo.
Prima il cataclisma di polemiche e di comunicati stampa esploso all'interno del movimento stesso, dovuto al fatto che il Pride nazionale è stato deciso solo da Arcigay, Azione Trans, Agedo e Famiglie Arcobaleno, senza consultare le altre associazioni *qtblg, Mario Mieli in testa, il quale però, contemporaneamente, si era dimenticato di coinvolgere Arcigay nella progettazione per la proposta dell'EuroPride romano del 2011... Insomma, un bel casino.
Poi la bocciatura corale (e scontata) da parte del mondo politico: il Pride genovese vede il Pdl contrario, l'Udc contraria, il Pd contrario. Ma anche favorevole. Dipende da chi vai a sentire, come sempre: dopo che il senatore veltroniano Claudio Gustavino è arrivato a dire: “Come genovese non posso essere orgoglioso che il Gay Pride si svolga nella mia città. Far sfilare transessuali e travestiti è solo una provocazione", il segretario regionale Mario Tullo, suo compagno di partito, afferma che il Pride "è una manifestazione gradita e legittima che non ci preoccupa minimamente. Anzi, sarà l'occasione per dimostrare che questa è una città che sa accogliere tutti". Valli a capire...
E ora, dicevamo, arriva anche il probabile cambio di data. Che viene accolto dagli organizzatori con la coda tra le gambe: "L'osservazione del prefetto è equilibrata, ma solo in parte condivisibile: vedere il Gay Pride in contrapposizione col Corpus Domini è arbitrario. Ma evidentemente fa parte del sentire di qualcuno e noi non vogliamo urtare le sensibilità diverse nella città, per cui ci incontreremo col prefetto. Da parte nostra, penso che non ci siano problemi a spostare di una settimana il Pride" dice il segretario nazionale di Arcigay Riccardo Gottardi. E Lilia Mulas, dell'Arcilesbica genovese, aggiunge: "Non sarebbe la prima volta che si sposta la data del Gay Pride". Appunto: l'ennesimo cedimento potrebbe segnare il punto di rottura definitivo con la parte più radicale del movimento, già profondamente incazzata.
Insomma, se la Liguria è famosa anche per le sue crêuze, le viuzze che salgono ripide dal mare alle colline cantate anche da Fabrizio De André, in questo periodo a Genova non c'è nulla più in salita del cammino che attende il Pride...
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