Vittorio Mangano: per Borsellino era un mafioso, per Pecorella un uomo coraggioso

Pecorella: Mangano? Non e' un eroe, ma un uomo coraggioso
di Apcom

Vittorio Mangano non è "un eroe", come lo definì in campagna elettorale Silvio Berlusconi, ma "un uomo coraggioso".

Lo sostiene Gaetano Pecorella, secondo il quale "
sarebbe stato facile accusare Berlusconi ma lui ha avuto il coraggio di resistere. Mangano è stato etichettato come mafioso perché è stato a contatto con Berlusconi. Credo che chiunque sia stato a contatto con il presidente del Consiglio prima o poi viene accusato di qualcosa", dice intervistato da Klaus Davi.

Sempre parlando di mafia, il deputato del Pdl, fino a 48 ore fa candidato alla poltrona di giudice della Corte costituzionale, si dice convinto che "
non esiste l'autenticità completa dei pentiti. Potrebbero fornire elementi utili all'autorità giudiziaria, ma a mio avviso c'è sempre una sorta di manipolazione delle informazioni. Naturalmente, una componente di verità c'è sempre in quello che dicono i pentiti, ma quando si agisce per interessi il sospetto su di loro deve esistere. Devo ammettere che attualmente i pentiti sono scomparsi, oramai esistono solo le intercettazioni".

"
L'idea che la mafia si combatta con il 41 bis è sbagliata - sostiene ancora Pecorella - prima di tutto perché in carcere finiscono solo i boss mafiosi perdenti. Ne sono certissimo, perché questi mafiosi sono consegnati alla giustizia, sono vittime di delazioni, allo scopo di fare spazio ai giovani. Alcune catture sono illusioni, ma in realtà la mafia si rigenera come i tentacoli di un polipo rimanendo forte come prima. Faccio un'ipotesi - spiega - Probabilmente l'arresto di Riina e Provenzano potrebbe averlo deciso la 'cupola', può essere stato frutto di una soffiata di un prezzolato, può essere stato un colpo di fortuna, oppure c'è un'alternativa, ovvero non trascurare il ruolo degli infiltrati dello Stato, dei Servizi all'interno dell'organizzazione. Secondo me certe notizie arrivano dall'interno. Poi - conclude Pecorella - che a parlare siano infiltrati o associati ai clan, chi lo sa...".

* * *

Sì, quest'uomo, Gaetano Pecorella, fino a poche ore fa era il candidato del centrodestra alla poltrona di giudice della Corte costituzionale.

Sì, proprio lui, l'uomo indagato per la strage di Piazza della Loggia con l'ipotesi di favoreggiamento...

Sì, proprio lui, l'autore della legge 20 febbraio 2006, n. 46, di riforma del codice di procedura penale, legge utile ai processi penali a carico di Silvio Berlusconi ma giudicata incostituzionale nella maggioranza delle sue parti proprio dalla stessa Corte costituzionale...

Sì, proprio lui, la persona che oggi tesse le lodi di Vittorio Mangano, meglio conosciuto come "lo stalliere di Arcore", cioè la persona che Paolo Borsellino, due mesi prima di essere ammazzato, aveva definito "una delle teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel nord Italia". Evidentemente anche Paolo Borsellino era una toga rossa, come erano toghe rosse i magistrati che hanno condannato Mangano all'ergastolo per aver assassinato due persone. Probabilmente era comunista anche il pentito Salvatore Cancemi, quale accusò Mangano di essere, insieme a Marcello Dell'Utri, il collegamento tra la Fininvest di Silvio Berlusconi e Cosa Nostra...

Ma su una cosa Gaetano Pecorella, che rischiava di insozzare con la sua presenza la Corte costituzionale, ha perfettamente ragione: "In carcere finiscono solo i boss mafiosi perdenti". Dove vanno quelli vincenti lo vediamo fin troppo bene.

Little Prince(ss)

9 commenti:

  1. al peggio non c'è limite, ma si sà se gli italiani sono stati così in gamba da dare il governo a mafiosi come berlusca e soci, ci resta solo una cosa: scappare dall'italia.

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  2. siete solo dei falliti come i vostri amici del PD,come i vari funzionari di partito di vosta conoscenza

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  3. Solo una preghiera: qui siamo per la massima libertà di espressione, quindi potete scrivere e dire quello che volete senza problemi (non esiste né censura preventiva né successiva. Però, perché non mettete il vostro nome quando fate un commento? Su su, un minimo di coraggio e di responsabilità...

    Comunque:

    1) Mi sembra che fin troppi scappano dall'Italia. La sinistra è scappata anni fa, non fisicamente ma mentalmente sì. Magari, invece, essere più presenti (davvero presenti!) nella vita del paese sarebbe più utile, invece che guardare l'Italia dall'alto di una torre d'avorio e condannarla alle fiamme dell'inferno, come in troppi della sinistra dura e pura hanno fatto.

    2) Amici del PD? Funzionari di partito di nostra conoscenza? Splendida battuta, bravo/a/*!

    3) Che c'entra? Cosa, chi, quando? La confusione è assoluta. Ma, a quanto sembra, al giorno d'oggi c'entra sempre tutto...

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  4. Omertà, si chiama omertà. Mafiosa, ovviamente.

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  5. Dovresti ammettere che anche Borsellino poteva sbagliare, dire cose imprecise o essere fuorviato da scelte ideologiche.

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  6. "Nel nostro Paese si arriva facilmente alla nausea per chi viene troppo esposto all'attenzione di tutti. Col tempo, l'eccesso di visibilità mediatica è sempre negativo. Ci vuole misura. Fare la vittima può piacere, ma gli italiani amano i vincenti, non i perdenti".
    Scusate, ma quest'altra dichiarazione di Pecorella su Saviano me l'ero lasciata sfuggire...

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  7. Pecorella è uno che per trombare la prima volta (sempre dall'intervista da te citata) è dovuto andare con una zoccola che, comunque, era molto più ricca d'animo di lui: dalla compassione manco l'ha fatto pagare....

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  8. @ il Russo:
    E cos'hanno fatto? Si è messo a pecorella e la signorina lo ha sodomizzato con uno strap-on?

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Il grande colibrì