Che gran porci questi animali! Masturbazione, sesso, piacere e omosessualità nella natura

"La sessualità è finalizzata solo alla riproduzione, non al piacere!": frasi del genere farebbero ridere anche una iena. Non ci credete? Allora andate a dirglielo mentre si fa praticare del sesso orale. Sì, perché le iene - come, d'altronde, un'infinità di primati e le capre e le pecore e tanti altri animali - sono grandi amanti della fellatio.

A quanto pare, invece, i canguri preferiscono succhiarselo da soli. Sì, perché agli animali piace tanto anche l'autoerotismo. E non mi riferisco solo alle scimmie o ai cetacei, ormai notissimi onanisti, ma anche, ad esempio, ad un bel po' specie di uccelli (intendo volatili...), che sono soliti montare svergognatamente mucchietti di erba o di terra. E anche alle femmine di porcospino (le porche-spine?), le quali girano qua e là per i boschi, con gli occhietti bene attenti, e appena trovano un legnetto adatto se lo accaparrano subito. Il legnetto, come avrete forse capito, serve non per la tana, ma come simpatico sex-toy, l'esatto corrispondente (a parte la totale biodegradabilità) dei dildo o dei vibratori delle femmine di Homo sapiens sapiens...

E che c'è di strano? Monogamia, poligamia, poliandria, orge, masturbazione, transessualità, omosessualità, e soprattutto tanta, tantissima bisessualità...: cosa c'è di più naturale del sesso e delle sue gioie?

Si salvano forse i pinguini, monogami D.O.C.? Sì, si salvano, nel senso che anche loro non si fanno certo intimidire dalla propaganda sessuofoba. Se una pinguina non ha abbastanza sassi per costruirsi il nido, che fa? Semplice: si procura sassi prostituendosi con un maschio sconosciuto. Poi tornerà dal maritino finché morte non li separi, con un bel nido nuovo e senza alcun senso di colpa: una cosa è il sesso, l'altra l'amore.

E poi ci sono i pinguini gay che... Cosa? La storia l'avete già sentita troppe volte? Avete ragione. Passiamo allora alle giraffe. O, meglio, a due maschi di giraffa. Si incrociano, c'hanno voglia e allora iniziano a strofinarsi il collo uno contro l'altro (gli etologi lo chiamano necking) finché non esplodono loro imponenti erezioni. E allora ecco che si danno al sesso anale. Non è raro che un terzo giraffo, passando per caso, veda la scena e decida di unirsi in un divertente trenino.

Le oche, invece, non si concedono ai piaceri carnali così facilmente. Prima serve un lungo e articolato corteggiamento. E, racconta chi l'ha visto, quando il corteggiamento è tra due maschietti diventa ancor più complesso ed esuberante. Al termine, l'oca più grande monta l'oca più piccola; ma se le due oche hanno dimensioni simili, prima una monta l'altra, poi si scambiano i ruoli.

Perché non sempre (anzi!) il sesso omosessuale negli animali è un rito di dominazione del più forte sul più piccolo. Pensiamo ai maschi di gazza marina, che sembrano preferire decisamente il ruolo passivo a quello attivo. O alle femmine di bonobo, che si sfregano le proprie parti genitali una contro l'altra in un rapporto tanto paritario quanto godurioso...

O pensiamo agli scarafaggi... Anzi no, meglio non pensarci. Non mi hanno mai fatto nulla, lo ammetto, ma non li sopporto. E non per omofobia, sia chiaro!

Riassumendo: in quasi tutte le specie animali evolute studiate dal punto di vista della loro sessualità si trovano pratiche omosessuali. Perché lo fanno? Non a fini riproduttivi, non sempre come rituale di sottomissione... Forse non sanno quello che fanno?

A parte il caso degli scarabei giapponesi, che, non sapendo riconoscere se si trovano di fronte un maschio o una femmina, sono "costretti" ad accoppiarsi a caso, sembra proprio che gli animali sappiano bene quello che fanno. Studi approfonditi sui coleotteri, ad esempio, hanno dimostrato che quando una maschio monta un altro maschio o quando una femmina monta un maschio (succede anche questo, e poi a noi sembra strano il pegging...) tutti i partecipanti all'incontro provano eccitazione sessuale tanto quanto durante un rapporto "a fini riproduttivi".

Insomma, gli animali si dedicano alle gioie del sesso (e del sesso omosessuale) liberamente, naturalmente, senza inibizioni. Fanno di tutto e di più alla luce del sole. Roba da far venire un coccolone a chi parla di esibizionismo per un semplice Gay Pride...

E ancora non abbiamo parlato dei delfini maschi che si accoppiano con gli squali o che usano le tartarughe come bambole gonfiabili. Le tartarughe non sembrano gradire molto, a dire il vero, a differenza del pinguino che, in Sudafrica, è stato montato da un'otaria, uscendo da questo "incontro ravvicinato" illeso e soddisfatto. Come definire questi comportamenti? Zoofilia?

"Quello che caratterizza ciò che vive è specificamente la sua diversità, e in particolare quella che esiste all'interno delle specie. Tale diversità dipende in parte dalla composizione genetica della popolazione, ma si manifesta anche, soprattutto dal punto di vista comportamentale, nello sviluppo degli individui e della loro esperienza" spiega Frank Cezilly, professore d'ecologia comportamentale all'università di Bourgogne e tra gli organizzatori di un interessantissimo ciclo di conferenze sulla sessualità animale che si sta tenendo alla Cité des Sciences di Parigi.

Parigi è lontana da dove abitate? Nessun problema (se conoscete il francese), dal momento che sul sito della Cité potete vedere (o scaricare) il video delle conferenze e le slide. Buona visione/ascolto/lettura!

Little Prince(ss)

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3 commenti:

  1. mi chiedo perché non le dicono a scuole, nell'ora di scienze, queste cose?

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  2. Mi sembra che nell’articolo si presenti un concetto molto ambiguo di natura, un concetto naturalistico di natura,bucolico, ecologico. La tesi morale che afferma che l’omosessualità è comportamento contro natura non vuol dire che è un comportamento che non si trova nel mondo naturale, faunistico e floreale, ma che è contro l’essenza della relazione sessuale. Natura va intesa com’essenza, phisis, identità di una cosa, non come ecosistema, ambiente ecologico.
    Se natura è l’identità della cosa, la sua essenza, la differenza specifica, diventa contraddittorio ridurlo al genere prossimo. Natura è appunto la differenza nel genere, lo specifico. Le tesi comparativistiche appiattiscono la natura specifica sul genere. Nel mondo animale, che è il genere dentro cui emerge con sua specificità l’identità umana vi sono una infinità di comportamenti che l’uomo non adotterebbe mai, anzi si è evoluto proprio per distanziazione dal proprio genere animale.
    Per converso se adottassimo la regola che l’animale deve dettare regole di comportamento all’uomo, allora si dovrebbe applicare questo criterio a ogni comportamento umano, dunque accettare anche come morale il cannibalismo, l’incesto, la pedofilia, l’omicidio, il suicidio, il furto, il sequestro della prole, il mangiare i bambini altrui, per dire comportamenti morali più gravi, ma anche il non lavarsi, il non abitare in casa, non cucinare cibo, mangiare con mani, non usare tecnologia ecc… dipende poi dal tipo di animale che si sceglie come campione e paradigma morale. Mi domando se si deve scegliere un proprio modello morale perché mai sceglierlo al ribasso, verso il mondo animale (ma anche vegetale a questo punto non cambia) e non invece al rialzo ( l’uomo perfetto, l’uomo-Dio, Gesù Cristo).

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  3. Mannaggia alla madonna!

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Il grande colibrì