L'eutanasia in Italia: intervista a Maria Laura Cattinari di Libera-Uscita

Sono giorni importanti questi per la laicità dell'Italia e per i diritti e le libertà di ciascuno di noi. Il tema "bollente" di quest'ultimo periodo è rappresentato dal testamento biologico: sulla scia del caso di Eluana Englaro ne abbiamo parlato tutti e in tanti abbiamo manifestato, chi per un motivo chi per un altro. E in tanti si è fatta confusione, terminologica e sostanziale, con l'eutanasia.

Di testamento biologico abbiamo già parlato con l'aiuto di Giuliana Michelini e certamente ne riparleremo. Oggi affrontiamo invece il tema eutanasia e lo facciamo con la dottoressa Maria Laura Cattinari, vice-presidente nazionale dell'Associazione Libera-Uscita, "un’associazione laica, apartitica, fondata a Roma nel 2001 con due precisi obiettivi: conseguire anche in Italia una buona Legge sul Testamento Biologico ed arrivare anche alla depenalizzazione dell’eutanasia, per conseguire il diritto ad una morte dignitosa che non può aversi se non nel rispetto della volontà espressa dalla persona. Senza, naturalmente, obbligare nessuno ad esprimerla".

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Ma perché, tra i tanti problemi del mondo, occuparsi proprio di eutanasia?

Eutanasia, come è noto, vuole dire “buona morte”. Ecco, noi operiamo, insieme a tante altre persone nel mondo, per conseguire per tutti il diritto a morire nel migliore modo possibile.

Questo non è un problema che riguarda qualcuno, è un problema di tutti, proprio di tutti. Noi non vogliamo essere espropriati da quella fase estrema della nostra vita che è il nostro morire.

Chiediamo cure palliative per lenire le sofferenze (come è noto l’Italia è quintultima nel mondo su questo fronte ed è ultima insieme alla Grecia in Europa). Chiediamo di poter dire oggi per domani quali terapie intendiamo rifiutare se non sarà possibile riportarci ad una vita cosciente e di relazione e chiediamo anche di poter chiedere di essere aiutati a morire se, sciaguratamente, dovessimo trovarci afflitti da un male incurabile a prognosi sicuramente infausta e fonte per noi di insopportabili sofferenze fisiche e psichiche.


In questi giorni si parla molto di testamento biologico. Molti ci tengono a precisare che è cosa ben diversa dall'eutanasia. Ma che cos'è di preciso l'eutanasia? E, dal Suo punto di vista, è più vicina all'omicidio o a un "atto di grazia e di carità", come lo ha definito una nostra lettrice?

Certo, il testamento biologico serve per esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione terapeutica e nulla ha a che vedere, oggi, con l’eutanasia.

L’eutanasia attiva, volontaria è quella pratica medica con cui si anticipa (per questo si dice “attiva”) il decesso di una persona ammalata terminale o, come ho detto sopra, afflitta da un male incurabile a prognosi sicuramente infausta e fonte di insopportabili sofferenze fisiche e psichiche. L’intervento deve essere chiesto dalla persona sofferente che quindi deve essere cosciente e deve anche essere reiterato per poter essere preso in considerazione (per questo si dice “volontaria”).

In Olanda, dove è consentita per legge dal 2002, è prevista una Commissione di tre medici che appuri che lo stato della persona rientri tra quelli previsti dalla legge. Anche in Olanda l’eutanasia è ancora reato se praticata al di fuori delle regole previste dalla legge che l’ha legalizzata. L’Olanda, primo Paese nel mondo a dotarsi di una simile legge, vi arrivò dopo aver constatato, attraverso sondaggi anonimi rivolti ai medici, che la pratica dell’eutanasia clandestina era diffusa ed incontrollata. In effetti prima della legge i casi di eutanasia attiva, non sappiamo se volontaria o no, erano circa il 2% di tutti i decessi; dopo la legge sono scesi all'1,5% e l’eutanasia clandestina pare essersi ridotta ad una percentuale quasi irrisoria. Quindi niente “eutanasia a go-go”...

Per noi l’eutanasia non ha nulla a che vedere con l’omicidio. Deve essere una scelta libera e responsabile della persona. Solo se la persona non è più cosciente e non può quindi esercitare il suo diritto all’autodeterminazione si può parlare di “atto di carità”, ma noi ci battiamo per il diritto all’eutanasia attiva volontaria o al suicidio assistito così come è praticato in Svizzera.


Perché, secondo Lei, l'opinione pubblica italiana non riesce ad affrontare serenamente questo tema?

Veramente non credo che sia l’opinione pubblica ad avere difficoltà ad affrontare questo tema. Ormai da molti anni le statistiche parlano chiaro, più del 67% degli italiani sarebbe favorevole ad introdurla anche in Italia. Sono i politici ad essere incapaci di rispondere alle istanze del Paese, basti vedere quanto accade da anni sul fronte della legge sul testamento biologico.


Cosa prevede l'ordinamento italiano in tema di eutanasia?

Nulla, non si parla di eutanasia nel nostro ordinamento, ma nel Codice Penale troviamo due articoli, il 579, che prevede il carcere da 7 a 15 anni per omicidio del consenziente, e il 580, che prevede da 5 a 12 anni per istigazione o aiuto al suicidio (se il suicidio riesce).


La legislazione degli altri paesi europei è in genere simile o differente?

Come ho detto sopra l’Olanda è stato il primo Paese a legalizzare l’eutanasia, seguita poi dal Belgio nel 2003 e recentemente dal Lussemburgo. L’eutanasia è poi depenalizzata in Svezia. In Svizzera è possibile il suicidio assistito e così pure nello Stato dell’Oregon (USA) e nello Stato di Washington (USA). La Spagna ha annunciato che varerà una legge che introdurrà il suicido assistito entro questa legislatura, cioè entro il 2013.


Al di là di quanto previsto dalle leggi, vi risulta che sia comunque praticata anche in Italia?

Certo, come risulta da dichiarazioni rilasciate alla stampa dal professor Umberto Veronesi già da tempo. Noi abbiamo richiesto, insieme all’Associazione Luca Coscioni, che si avviasse un’indagine conoscitiva sul tema dell’eutanasia clandestina, proprio come avvenne in Olanda prima del varo della legge, ma questa nostra richiesta è caduta, per ora, nel vuoto.


Considerata la situazione politica italiana, non vi sembra utopistico pensare che le vostre proposte vengano accolte?

Noi siamo consapevoli che la situazione politica oggi in Italia sembra non lasciare grandi spazi alla nostra battaglia di civiltà ma... “fai quel che devi e succeda quel che può”, come diceva Salvemini.


Una persona che fosse interessata alle vostre battaglie come potrebbe darvi concretamente un aiuto?

Molto semplicemente aderendo all’Associazione, la tessera costa solo 25 euro l’anno ed è previsto che ci si possa iscrivere anche con soli 10 euro per chi non ha redditi. Anche la sola iscrizione è per noi un sostegno concreto di cui siamo sempre molto grati. Poi, per chi può e lo vuole, sono mille i modi per partecipare alle nostre iniziative locali e nazionali.

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L'Associazione Libera-Uscita ha sede a Roma, in via Genova 24, ed è aperta il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 8.30 alle 10.30. Per informazioni, potete telefonare allo 06.478.238.07 o scrivere all'indirizzo e-mail info@liberauscita.it.

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