Quando indignarsi non basta: i diritti dei clandestini e dei poveri e le iniziative del Naga

Il Senato approva l'emendamento che abroga il principio di non segnalazione degli immigrati irregolari da parte delle strutture sanitarie. Indignazione? Sdegno? Sì, va bene, ma soprattutto azione.

E così, anche di fronte al mutismo della politica, il Naga, associazione di volontariato che si occupa dell'assistenza socio-sanitaria e dei diritti degli stranieri e dei nomadi, ha indetto settimana scorsa un incontro aperto alla cittadinanza per confrontarsi sul tema. E, con grande sorpresa di tutti, la risposta è stata eccezionale: associazioni, medici, infermieri, singoli cittadini, italiani e non.

Come nota giustamente Piero Massarotto, presidente del Naga, "di fronte a un quadro così preoccupante è emersa forte la volontà di reagire". Anche perché l'informazione sul tema è carente e, spesso, del tutto fuorviante. Ad esempio, quanti TG, giornali, siti Internet e blog (questo compreso) hanno sottolineato tra gli effetti del cosiddetto "Pacchetto sicurezza" solo l'esclusione de facto degli immigrati irregolari dalle cure ospedaliere? Eppure la legge non rappresenta solo un nuovo, insensato ed inumano passo avanti verso la criminalizzazione dell'immigrato, come ci spiega Domenico Abbate: "Se si legge attentamente il disegno di legge, si nota come il vero bersaglio sono i poveri di qualunque colore, razza o nazionalità, italiani compresi".

L'emendamento non solo toglie strumenti di tutela ai lavoratori stranieri, rendendoli ancora più sfruttabili (e pensare che già oggi, come ricorda Abbate, "nei cantieri Expo2015 i lavoratori immigrati, la maggioranza, sono pagati 2,50 euro all'ora"), ma punta a "controllare tutti i soggetti poveri (e i loro spostamenti sul territorio) presenti nel paese attraverso il vincolo dei metri quadri per persona residente. Ad esempio, quattro persone, straniere o italiane, per risiedere assieme - qualunque sia la motivazione: studio, ricongiungimento con la famiglia, lavoro, ecc... - devono avere a disposizione un appartamento di 70 metri quadri per ottenere la residenza. E adesso, per poter firmare un contratto d'affitto, è necessaria la residenza".

Dal confronto tra le varie realtà intervenute, racconta Massarotto, "è sembrata evidente l’esigenza di iniziare un percorso politico-culturale che sia propositivo e non solo resistenziale". Questo percorso sarà costellato di iniziative di vario genere, da attività informative per stranieri e italiani al lancio di campagne di disobbedienza civile negli ospedali, fino ad ipotizzare un clamoroso sciopero generale dei migranti in tutta la provincia di Milano.

Ma la prima tappa di questo percorso è rappresentata dall'assemblea pubblica cittadina che si terrà domani (martedì 17 febbraio) alle 21.00 presso la Casa della Cultura di Milano (via Borgogna 3, accanto alla fermata San Babila della metropolitana rossa) "Per il diritto alla salute, contro l'attacco ai diritti di tutti, per fermare il pacchetto sicurezza, per una società aperta ed inclusiva".

Se l'indignazione non vi basta, ecco un'ottima occasione per iniziare ad agire.

Little Prince(ss)

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2 commenti:

  1. Grande Milano e i milanesi. Se qualcuno fosse disponibile sarei disposto a trasferirmici.

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  2. A Milano è nato il fascismo e l'antifascismo, la città mantiene un cuore, a volte lo mostra.
    Il corpo (l'Italia e la stessa Milano) è in cancrena comunque, questo è un problema.
    Blogger

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Il grande colibrì