Romeo sceglie Giulietto e Obama è gay: il "revisionismo omosessuale" colpisce ancora?

Tempo fa, la Leytonstone School di Londra ha deciso di approfondire con i suoi alunni "i temi della sessualità più acrobatica"... Alt! No, non immaginatevi fellatio sul trapezio o penetrazioni tra equilibristi. Il circo c'entra poco, a meno che Cristiano Gatti, l'autore di un articolo del Giornale, sia un apprendista clown.

Dunque, stavamo dicendo: questa scuola londinese, che raccoglie ragazzi tra i quattordici ed i sedici anni, ha deciso di approfondire la "storia gay, lesbica, bisessuale e trans" (che, per il Giornale berlusconiano, equivale a dire "sessualità acrobatica"). E, nell'ambito di varie iniziative, ha proposto anche una recita dal titolo "Romeo and Julian", vale a dire "Romeo e Giulio". Nulla di particolarmente originale, in fondo, non sono stati i primi né saranno gli ultimi a proporre la versione gay del capolavoro di Shakespeare.

Cristiano Gatti evidentemente lo ignora e allora eccolo scrivere: "Sia detto onestamente: 'Romeo e Giulietto' mancava. Nell’immane opera del revisionismo gay, questa era una lacuna abbastanza grave. Adesso si comincia a ragionare. Negli ultimi anni, il movimento omosessuale sta rileggendo la storia e la cultura in modo forsennato, finalmente disinibito, senza più lasciarsi schiacciare dalla pressante egemonia etero".

E poi parte in una spassosa presa in giro di una certa moda di attribuire un orientamento omosessuale a tutti, Tin Tin compreso. Diciamolo: fosse meno rozzo, Gatti avrebbe pure ragione, come dimostra, ad esempio, l'ultima trovata del Globe, rivista scandalistica venduta nei supermercati americani, secondo cui Barack H. Obama sarebbe gay ed il suo amante avrebbe scritto alla moglie Michelle (ma in questo caso, si noti la differenza, parliamo di persone di carne, non d'inchiostro...).

L'unico punto che proprio non funziona nella ricostruzione di Gatti è proprio quello relativo a "Romeo a Giulietto": "Potevano anche risparmiarselo, perché è un capolavoro così come l’hanno concepito e scritto", scrive Gatti, il quale denuncia "una deformazione continua, compiaciuta, fanatica della realtà".

Ma Gatto, per dimostrare le sue tesi sul "revisionismo gay" (e tralascio ogni commento sul buon gusto dimostrato nella scelta lessicale), utilizza proprio l'opera che, nel corso dei secoli, ha subito il maggior numero di rivisitazioni, di deformazioni e di desacralizzazioni da parte del teatro, del cinema, della musica, della letteratura, del fumetto, della pornografia, della fotografia, della danza, eccetera... E poi diciamolo: è proprio tutto questo che rende il testo shakespeariano un mito intramontabile. Per gli etero e per i gay.

Little Prince(ss)

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9 commenti:

  1. Il "revisionismo" gay, come lo chiama questo giornalista, non è assolutamente una novità per chi frequenta il mondo del fandom, cioè le comunità di fan che, oltre ad ammirare opere, autori e personalità, cercano di "farli propri", inventando nuove narrazioni e nuove interpretazioni. Basterebbe fare un giro nelle comunità di fan di Star Trek, Harry Potter, Lost, ma anche di romanzi ormai classici come Il signore degli anelli, o di molti fumetti giapponesi: la rielaborazione dei protagonisti maschili etero in chiave omosessuale è una delle pratiche più diffuse. Non mi dilungo a dirne i motivi, sia perché è una questione molto complessa sia perché non mi sento in grado di darne una descrizione efficace, ma ci sono molti autori che lo hanno fatto (Henry Jenkins del MIT, in Italia la giornalista culturale Loredana Lipperini). Tutto questo per dire che l'iniziativa di questa scuola inglese, se pur nata con motivi diversi e più didattici, non ha origine comunque nel nulla o nella supposta volontà egemonica delle associazioni gay, ma è legata a fenomeni culturali dal basso che sono ormai più che trentennali.
    Tutto questo, naturalmente, Gatti non lo sa, e se anche lo sapesse non sarebbe interessato a parlarne ai lettori del Giornale, più interessati ad avere una rassicurante interpretazione conservatrice dei fatti che tentativi di analizzarli nella loro complessità.

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  2. ...e poi quanti persone e personaggi omosessuali sono stati "tradotti" in chiave eterosessuale? Con la differenza che rimane chiaro quale sia la vera storia di Romeo e Giulietta, nonostante le varie "traduzioni" gay, mentre la traduzione in chiave eterosessuale delle storie omosessuali tende a cancellare l'originale...

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  3. Con questo account, Noir, sto rivisitando e dissacrando parecchio.
    Facci un salto.
    Blogger (ITALY ITALIA)

    POST-IT di JOSEPH R.

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  4. appoggio in pieno Skeight, basti prendere come esempio "il Signore degli Anelli" (testo "sacro" di hippie libertari psichedelici nel mondo anglosassone dei 60 e testo "sacro" dei fascisti nostrani a fine 70) o Friederich Nieztsche (idolo sia di nazisti sia di anarchici individualisti)

    ogni tipo di "appropriazione" che va al di là dell'intento originale dell'autore è fastidioso, non importa da dove provenga

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  5. @ la Volpe:
    Penso che bisogna intendersi bene su cosa intendiamo per "appropriazione".

    Ricordando che un'opera letteraria è, in fin dei conti, proprietà tanto di chi scrive quanto di chi legge o ascolta, non è certamente corretto cercare di imporre all'opera un significato estraneo agli intenti dell'autore ("I Puffi sono un invito al satanismo"), magari modificando l'opera originale stessa (come fece il nipote di Michelangelo traducendo al femminile i nomi maschili delle Rime per nascondere le passioni omoerotiche del Buonarroti).

    Cosa molto diversa è prendere un'opera e reinterpretarla come meglio ci aggrada, senza distruggere l'originale, ma per creare nuova arte (vedi tutta l'arte romana o tutti i capolavori cinematografici "tratti da"), per fare satira o anche solo per puro divertimento o per scopi pubblicitari.

    In questo secondo caso credo che tutto sia lecito, anche l'atto più dissacrante, come dimostra la Gioconda di Marcel Duchamp.

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  6. Alla fine della fiera rimane l'ennesimo tentativo, neanche tanto celato, di denunciare il "bieco complotto omoradicaleterofobico" ordito dalla potentissima lobby gay che com'è noto spadroneggia e condiziona pesantemente il mondo della cultura, dell'arte, dell'informazione, dell'economia etc. etc. , e che ha come obiettivo la conquista del potere universale. Manca solo più che si scoprano i "Protocolli dei Savi Anziani di Sodoma" per invocare pogrom, deportazioni e camere a gas.

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  7. Devi scusarmi, di solito non lo faccio per paura di risultare pigro ma soprattutto arrogante nell'autocitarmi, ma in questo caso spero converrai che il commento che ho già scritto per un mio recente post sia appropriato anche qui:
    Quello che mi mette tenerezza degli omofobi è che riescono sempre, in poche parole, a dimostrarci come per loro l'omofobia rappresenti un grave problema alla loro salute psicofisica e alla loro vita quotidiana.
    La vivono realmente come una FOBIA, una paranoia irrazionale che gli fa vedere gay ovunque o comunque gli fa percepire una minaccia costante alla propria felicità e libertà da parte di gay.
    Pensano che diventeremo più di loro, che ci "approprieremo" dei figli che dovrebbero adottare loro, che domineremo in politica, che distruggeremo le loro famiglie, che otterremo privilegi sociali, lavorativi ed economici che a loro non sono concessi e - chissà - forse anche che domineremo il mondo ribattezzandolo "Omosessualonia", con tanto di prima bandierina commemorativa conficcata a terra.
    Quello di cui effettivamente si stanno accorgendo, storpiandolo ai propri stessi occhi come in un'allucinazione, è semplicemente che lesbiche e gay stanno ottenendo ciò che finora è sempre stato solo degli etero: una vita serena senza vergognarsi di ciò che si è. E pare proprio che questo per gli omofobi sia inaccettabile come arrendersi di fronte al nemico.
    Io non so perché vogliano stare in perenne battaglia con noi, secondo me fanno una faticaccia inutile. Sarebbe tanto bello convivere ed essere tutti realizzati, perché non credo che sposarmi col mio compagno farà venire voglia agli omofobi d'inchiappettarsi a vicenda...o forse è proprio di questo che hanno paura, sentendone già un impulso quasi irrefrenabile che reprimono a fatica? Forse ciò che davvero detestano nei gay e l'avere la "spudoratezza" di essere qualcosa di cui gli omofobi si vergognano e si sentono quasi scherniti da questi "deviati" che sembrano tanto contenti a vivere un'identità che loro, per anni, hanno fatto tanta fatica a ributtare dentro.
    "Ma come?" si dicono, "Mi è sempre stato insegnato a vergognarmi di questa cosa che sento, e voi rendete inutile e ridicolo il mio impegno?"

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  8. @ tycooko:
    Il bello di un blog credo che sia proprio questo: parti da un post e poi grazie ai commenti ed ai link arrivi chissà dove.

    Credo che il vero atto di arroganza e di stupidità non sia inserire un proprio scritto o un proprio link nei commenti di un post, ma sia il non accettare (o l'accettare di mala voglia) l'arricchimento dato dai commenti e dai link altrui al proprio post.

    E poi il tuo commento, oltre che interessante in sé, permetterà a qualche lettore di scoprire il tuo blog, sempre molto interessante, che avevamo tra l'altro già segnalato qui.

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Il grande colibrì