Quando l'Antimafia è inutile: Milano e la Commissione che non s'ha da fà

Parole pesanti e intenzioni poco chiare. E' questo il panorama che circonda la città di Milano, e non solo, nei confronti dell'impegno contro la mafia.
Poche parole, poche azioni, molti insulti. Nonostante un continuo bailamme di contratti a termine, inchieste, appalti, soldi che scompaiono dalla finestra, molti interventi rivolti per un maggior rigore nel controllo di possibli infiltrazioni mafiose nella gestione dell'Expo 2015 sono caduti nel vuoto. Anzi, criticati con la solita accusa di strumentalizzazione politica del fenomeno. Quindi, diventano strumentali gli avvertimenti del Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, il quale denuncia che nessun imprenditore milanese si sia mai informato sul serio riguardo alle possibili ingerenze mafiose nella pianificazione Expo. In particolare, Ingroia avverte del rischio 'ndrangheta, ossia il gruppo criminal-imprenditoriale che maggiormente è riuscito ad immettersi nel tessuto legale dell'economia lombarda, e italiana in generale.
Tuttavia Formigoni, governatore della Lombardia, fa i suoi soliti bla bla bla ciellini e accusa lo stesso Ingroia di essere calunnioso. Altri, come Fidanza di An, utilizzano la parola inutile perchè demagogia. Gallera, portavoce del Pdl, attacca non solo l'istituzione, poi fallita, di una Commissione comunale antimafia voluta fra gli altri dallo stesso sindaco Moratti, ma anche il giudice Salvini, il quale ha criticato aspramente il fallimento della detta Commissione, definendo tale affondo un favore alla mafia. Gallera non ci sta e attacca, accusando direttamente la magistratura la quale tenta, con i suoi insuccessi, di favorire la mafia. Sebbene il passaggio logico di questa affermazione sia piuttosto carente, questo è lo specchio regionale della situazione nazionale, ossia una sottovalutazione completa del fenomeno mafia, relegata ad opera di repressione giudiziaria.
Ma oltre a questo c'è di più in tutta questa vicenda, che va oltre la semplice anedottica milanese. Il fatto, già conclamato, dell'incapacità delle istituzioni di voler veramente affrontare il fenomeno mafia, assumendosi la propria responsabilità politica di ristabilire un determinato equilibrio sociale, in modo da impedire che un certo grado di violenza privata si possa trasformare in violenza pubblica. Questo, ben inteso, oltre il facile populismo di certa antipolitica che cavalca l'onda senza arrivare da nessuna parte. Riuscendo ad andare oltre le parole di Fini. Perchè ci viene spiegato che la mafia non è una dittatura. Si infiltra nelle istituzioni ed è da li che agisce.

1 commento:

  1. Buongiorno Noir Pink...
    con questo articolo ci si ricollega a quello di circa un mese fa,dove si parlava del denaro sporco impegato nelle industrie del nord.
    E' stata attaccata e tolta la commissione antimafia...
    mi ricorda un po' quando da bambini o ancora oggi,nel vivere normale dei nostri tempi,si attacca per difendersi...
    la mafia credo ,oltre ad avere un proprio corpo,è essa stessa un moldo per pensare...
    un pensare mafioso che fa parte di alcuni individui,che poi si possono ritrovare anche nelle istituzioni...
    quindi non credo che infiltrandosi nelle istituzioni troverebbe pan per i suoi denti se il pane non fosse già ben pronto lì,se non ci fosse cioè già nel pensiero e nel modo di agire di taluni...
    ma questo è solo il pensiero di una piccola donna di provincia...

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Il grande colibrì