Le porno-prof americane? Un'ottima scusa per non parlare dei mali della scuola italiana...

Tericka Dye insegnava scienze ed educazione fisica a Paducah, nel Kentucky. Nel 2006 venne licenziata perché si scoprì che nove anni prima, con lo pseudonimo di Rikki Anderson, aveva girato alcuni film porno commerciali [Wikipedia]. Invece per il licenziamento di Tiffany Shepherd, insegnante di biologia in California, in aprile sono bastate delle fotografie che la ritraevano in bikini durante una festa sexy. Allontanata da qualsiasi scuola, Shepherd ha deciso di intraprendere il percorso inverso a Dye e di passare dalla scuola al porno, trasformandosi in Leah Lust [Daily News].

Il preside Leroy Coleman, la prof Janet Lofton e l'assistente Anjayla Reed sono entrati nel mondo del porno loro malgrado, ripresi dalle telecamere dell'istituto di Chicago mentre facevano sesso nell'ufficio del preside. Un video che chissà chi e chissà come ha rubato e ha pensato bene di spedire ad alcuni genitori di studenti della scuola... [MSNBC] Mentre è stata proprio Crystal Defanti, maestra californiana, a inviare ai suoi alunni di 10 anni un video sulle attività della scuola in cui, per un banale errore di montaggio, ha inserito sei secondi di immagini in cui è lei a farsi... montare da un uomo su un divano [MSNBC].

Per non parlare dei ben più gravi scandali di maestre che, con violenza o seduzione, hanno rapporti sessuali con alunni sotto l'età del consenso: negli Stati Uniti sono raddoppiati negli ultimi cinque anni. Rimangono comunque casi del tutto isolati, il cui numero non giustifica l'allarme sociale percepito da molti ed enfatizzato da numerosi siti web che si sono specializzati nel seguire le vicende processuali di questi "bad bad teachers".

Insomma, alla fine la vicenda di Cindy Mauro e Alini Brito, le due splendide professoresse "trovate senza veli e in atteggiamenti sexy in un'aula" di una scuola di New York "mentre gli alunni assistevano ad uno spettacolo nel vicino auditorium" [Corriere], non rappresenta un caso così eclatante in un paese enorme come gli Usa. Certo, è una gustosa notizia di gossip che solletica molti lettori, che ancora ricorderanno con un pizzico di eccitazione adolescenziale come accavalla le gambe la prof di matematica e rivivranno con nostalgia quel fascino della divisa senza la divisa che solo chi insegna può vantare.

Sarebbe stato simpatico, oltre che professionale, se il Corriere della Sera, nel giorno di un'importante sciopero contro i folli tagli alla scuola finito a manganellate [Unità], ci avesse offerto suggestioni non solo sui giochetti sexy delle professoresse americane, ma anche sul lavoro quotidiano degli insegnanti italiani, tra stipendi bassi, precariato a vita e tagli, tagli, tagli. Ma raccontare la realtà si chiama giornalismo ed è attività passata di moda in Italia: siamo con le palle, duri e forti e preferiamo fantasticare sulle lesbo-prof, no?

Little Prince(ss)

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Il grande colibrì