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Simon Louis Lajeunesse, sessuologo e sociologo dell'Università di Montreal, voleva confrontare le abitudini dei giovani consumatori abituali di pornografia con quelle dei loro coetanei ancora "pornograficamente vergini", ma di fronte all'evidenza dell'estinzione totale del secondo gruppo ha dovuto cambiare il tema della propria ricerca, puntando banalmente a inquadrare come i ragazzi utilizzino la pornografia per scoprire quella che ormai è acqua calda (i ragazzi, in media, iniziano a consumare pornografia a 10 anni, guardano film tramite internet 3 volte alla settimana, ecc...) [The Sun].
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Lineare come l'ennesimo dato che emerge dall'ennesimo studio sull'erezione maschile: nonostante il 52% degli uomini abbia ricevuto complimenti per le dimensioni del proprio organo sessuale e solo il 9% abbia ricevuto lamentele, l'81% si sottoporrebbe a operazioni di allungamento del pene se queste fossero sicure e poco costose [PRlog]. Dati normali in un mondo in cui sul sesso la pornografia commerciale ha conquistato il monopolio del racconto. Niente contro la pornografia, ma non è forse il caso di creare un po' di pluralismo delle voci?
Little Prince(ss)
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bè, oggigiorno è così facile trovare il porno ed è così "di moda" guardarlo che il verginello si vergognerebbe a dire di esserlo. 30 anni fa era esattamente il contrario.
RispondiEliminaComplimenti per l'articolo. Mette in evidenza il fenomeno del consumo di pornografia. Il problema sorge nel momento in cui la compulsione per la ricerca di materiale pornografico porta ad un progressivo allontamento dalla vita sociale e dagli affetti facendo cadere la persona nel vortice di angoscia e disperazione delle nuove dipendenze "senza droga".
RispondiEliminawww.sessuologiacagliari.blogspot.com