Lo scandalo nato dalla scoperta che tra le 10 parole-chiave più usate dai bambini nei motori di ricerca figurano anche "sesso" e "porno" dimostra quando poco gli adulti riescano a vedere - e soprattutto vogliano vedere - del rapporto dei più piccoli con la sessualità e la pornografia. Eppure esistono innumerevoli indagini che offrono un'immagine inequivocabile ed univoca.
"Il 90% di chi ha dagli 8 ai 16 anni ha visto pornografia online", comprese scene di "zoofilia, bevute di piscia (piss-drinking), pompini profondi (throat-fucking), gang bang e bukkake, triple penetrazioni anali". Il 20% dei teenager ha inviato propri video o fotografie pornografici ad amici o li ha pubblicati sul web. Il 25% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni vorrebbe diventare una lap dancer professionista.
Nei forum non moderati, i più piccoli dimostrano conoscenze sulle pratiche sessuali e sulla cinematografia porno che i loro genitori neppure si sognano. Ed i registi porno si meravigliano di come non occorra più dare istruzioni ad attori e attrici di 18-19 anni: sanno già perfettamente come comportarsi, dal momento che hanno imparato a fare sesso proprio dai film pornografici.
Il fenomeno è talmente vasto che non è davvero possibile sostenere che i genitori non si accorgano di nulla: non vogliono accorgersene. E così, pur di non sostenere la sfida (senza dubbio complessa e imbarazzante) di parlare di sesso con i propri figli, i genitori preferiscono fingere di aver generato piccoli angeli asessuati, delegando, tacitamente e ipocritamente, la loro educazione sessuale ai siti pornografici.
Non che, a questo punto, i bambini possano davvero vivere in una campana di vetro impermeabile alla pornografia: se non la guardano sul proprio computer di casa, la guarderanno sul pc di un amichetto, su riviste rubate da un compagno di classe al fratello o ai genitori, su qualche dvd scaricato con Emule...
Cosa fare, allora? Fingere di vivere nella tranquilla fattoria del Mulino Bianco, lasciando soli i bambini pur di sentirsi il cuore in pace, o affrontare la realtà e cercare di aiutare i più piccoli nella scoperta della sessualità? Fingere che i ragazzi non sappiano nulla o aiutarli a interpretare le loro vastissime conoscenze? Tacere o spiegare che il sesso vero non è tutto come quello che vedono nei porno (le persone sono persone e non solo buchi, la meccanicità di certi comportamenti limita il piacere, alcune pratiche sono rischiose, una coccola a volte può essere molto più soddisfacente di un pompino, ecc...)?
L'enorme mole di informazioni che i ragazzi ricevono sul sesso da parte della pornografia diventa rischiosa quando mancano gli strumenti per raffrontarsi con essa. Questi strumenti dovrebbero essere forniti dal mondo degli adulti (genitori, scuole, consultori...), i quali, superati imbarazzi e paure, potrebbero perfino pragmaticamente scoprire, in questa realtà a prima vista inquietante, un'opportunità: quella di educare i bambini a vivere una sessualità più consapevole, serena, sicura, ricca e piacevole.
Little Prince(ss)
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E' proprio questo il rischio di una latitante educazione sessuale, che i giovani pensino che il fare sesso sia quello e soltanto quello che si vede nella pornografia.
RispondiEliminaGenerando una serie di falsi miti e informazioni incomplete se non il più delle volte sbagliate.
24 agosto 2009 11.46