E non iniziare a dire le tue solite cazzate sui diritti e le solite palle da quattro centesimi di morta di fame. Io posso dire tutto mandando a fanculo le tue moine da première dame, perché io, Io, IO ho il diritto di dire tutte le fottutissime cose che passano per la mia cazzo di testa, perché ci sei tu a governare, stupenda democrazia, solo tu sei sovrana e schiava del tuo regno, energica mistress di latex che adori ricevere frustate dal tuo schiavo a quattro zampe.
All'incirca, è questo il pensiero che corre la mattina nel momento in cui il treno attraversa la città, passando Milano Lambrate, rincitrullendosi di chiacchiere da post qualcosa, un post evento che, a quanto pare, deve essere stato qualcosa di grandioso, di immenso, il momento che tutta l'Italia aspettava da anni anzi, forse da prima dell'Unità, profetizzato da Mazzini stesso.
Invece, era solo Santoro e la sua squadra che ha fatto lo show trasmettendolo su Sky, sulla webTv, che fa tanto cool, e su altre modalità interattive. Gli entusiasti, a quanto pare, sono numerosi, la carrozza ne è piena. Ne parlano con toni trionfalistici, dell'avvento della vera democrazia, finalmente!, in Italia, oltre le briglie che la Berlusconi&Co S.p.A. sta mettendo ai musi del giornalismo italiano a favore della faziosa Minzolini&Co Ltd..
Uno dietro afferma con foga che è deprimente ascoltare i giovani rinunciatari che dicono che è inutile combattere perché tanto le cose non cambieranno mai. "Ma cosa vuol dire? Non significa un cazzo. Siamo noi il futuro, noi possiamo cambiare il mondo, le cose". Poi sbuffa, evidentemente lancia un pugno debole contro il finestrino, e riprende a parlare di Santoro, Travaglio, Berlusconi, fotografando per l'ennesima volta i problemi dell'Italia senza venire a capo di una qualche piccola, semplice proposta.
Perché di questo si è trattato, dopotutto: Santoro, nel suo programma, ha lanciato sì provocazioni, ha fatto echeggiare la parola rivoluzione, ma come tutti i rivoluzionari non ha ben chiaro cosa fare una volta che la massa si è radunata pronta a sfasciare le finestre. Di finestre se ne sono rotte parecchie, assieme anche a numerosi coglioni, senza mai, per l'appunto, l'emersione di una qualche proposta vera, magari anche un po' fantasiosa o divertente.
Perché ormai non si scherza più su certe cose. Non si può più. Se non assumi la postura del suddito fedele da popolino slinguazzone o se non ti soffochi dietro agli scudi della lotta per la libertà non conti poi molto. Se non fai parte della cricca, che sia di una sponda o dell'altra, non riesci a seguire i concetti, non cogli il fine umorismo che ci sta dietro. Forse per questo ho trovato lo spettacolo di Santoro noioso, deprimente e offensivo, non verso Berlusconi o i suoi sacerdoti adepti, ma contro l'idea stessa della argomentazione.
Attraverso le solite fotografie italiane, condite da parolacce senza il timore di blocchi di censura, non si è fatto null'altro che ripetere le stesse cose, identiche. Non è né coraggio né obbrobrio, come dicono i suoi oppositori: è semplice mancanza di idee. L'appello alla democrazia, alla libertà di parola, è un pretesto se attraverso quella la ricacci indietro all'età della pietra non proponendo quello che si critica non esserci nel resto: il contraddittorio. Altrimenti non è logica, non è dialettica, non è nemmeno comunicazione politica.
E' solo spettacolo d'intrattenimento, il che non ci sarebbe nulla di male se si avessero le palle per dire davanti allo specchio "Io, antiberlusconiano, giuro di dire la verità tutta la verità nient'altro che la verità con le stesse modalità di Berlusconi. Dico lo giuro".
Ma pazienza. Mentre si guarda alla crisi greca, alle tensioni coreane e iraniane, al militarismo cinese in asse con Mumbai e a tante altre cose, la scelta su quello che potrebbe essere il futuro in Italia è, manco a dirlo, presa con riferimento ad una squadra sportiva, l'Inter, che, per chi è profano di calcio, sembra controcorrente rispetto all'odierno panorama italico.
Una squadra unita e multiculturale allenata da un portoghese schietto, Mourinho, che, almeno lui, non si fa problemi ad elencare senza patemi alcuni difetti di questo paese, relativamente al mondo del calcio anche se non solo, proponendo qualcosa: la volontà vincente. Così ecco la sua squadra, che sembra domini quasi ogni partita che gioca. Vincente, diversa, unita: non ci vuole molto a capire che è la regola del successo, indipendentemente dal raggiungimento o meno dell'obiettivo. Nello sport come nella vita. L'importante è provarci con quello spirito.
E poco importa se per molti questa squadra non rappresenti l'Italia perché praticamente non ha italiani che ci giocano, perché non è questo il modo per riuscire a fare qualcosa. E' unire un gruppo, non dividerlo. E da profano di questo sport, sono contento che qualcosa si muova proprio da qui, dal calcio. Almeno, a livello simbolico.
Milesmood
Leggi anche:
* I paladini del turpiloquio: insultare Berlusconi non c'entra nulla con la libertà
* "Il decreto è il più grande cartellone elettorale di tutti i tempi, in un certo senso, capisci?"
* Invictus di Clint Eastwood
Caro Milesmood,
RispondiEliminadevo dire che questa volta non sono per niente d'accordo con la tua analisi. Non sono un fan di Santoro e non ho trovato del tutto riuscita la manifestazione dell'altro ieri, ma credo che nella tua disamina tu faccia due errori molto gravi: il primo è confondere una manifestazione (perché di questo si è trattato) con un evento politico; il secondo è di peccare di benaltrismo.
In un certo senso è come se tu, davanti a una manifestazione antiomofoba dopo attacchi agli omosessuali, ti fossi lamentato perché gli intellettuali che si sono presentati invece di scagliarsi contro l'omofobia e i pregiudizi non abbiano fatto proposte politiche e non siano andati a incontrare una delegazione della regione o del governo, invece di andare in piazza a "sfogarsi".
Dimentichi inoltre la natura fortemente "dal basso" della manifestazione. Oltre ai "grandi capi" della "controinformazione ufficiale" (e mi spiace sempre vedere i soliti assenti al banchetto controinformativo, vedi Paolo Barnard o Massimo Fini), i tecnici e dipendenti rai etc che hanno prestato la loro opera gratuitamente, il finanziamento dal basso via paypal, la rete di piccole televisioni, radio, programmi su satellite, siti internet che hanno collaborato, sono elementi importanti sia nella storia della comunicazione italiana indipendentemente da come la si pensi sul risultato.
Se chiedi dove fossero le proposte politiche e le alternative, ti stai rivolgendo alle persone sbagliate: dovresti andare da Bersani.
PS: "evento politico" in senso di partitico, lo dico per precisione, non vorrei ci mettessimo a disquisire sul senso di mezza parola
RispondiElimina@ la Volpe:
RispondiEliminaNon voglio certo prendere il posto di Milesmood, con cui condivido tante idee e non ne condivido altre (ma con questo post sono perfettamente d'accordo). Milesmood ribatterà con le sue opinioni, quindi, io con le mie.
La cosa che volevo chiedere è semplicemente questa: perché attendersi proposte solo da Bersani? Come si può davvero credere che una manifestazione politica (anche se non partitica) possa essere utile a qualcosa se non avanza proposte?
Sarebbe davvero il momento che la cosiddetta società civile, che tanto si lamenta della mancanza di proposte da parte dei partiti politici, iniziasse a scrollarsi di dosso questa passività, a smetterla di attendere il Messia, ad assumersi la propria responsabilità - e quindi, sì, proprio ad avanzare proposte, come dovrebbe succedere in democrazia.
E' proprio per questo che più volte su questo blog si sono criticate proprio quelle manifestazioni anti-omofobe che si limitano al piagnisteo, al vittimismo, a "il papa ci odia, la Carfagna non ci ama", a invocazioni di liberazioni ad opera di chissà chi.
Per questo personalmente credo che sì, "ci vuole ben altro". Ci vuole il recupero della capacità di avanzare proposte per migliorare una situazione certamente intollerabile - e prima ancora della capacità di analizzare con profondità questa situazione, riscoprendo il senso reale e concreto di concetti fondamentali come il diritto, la partecipazione, la legalità, la laicità, la libertà, ecc...
Siamo d'accordo sull'idea generale, ma io non credo che questo fosse necessario per la riuscita di QUESTA specifica manifestazione. Il fatto che si siano messe in piedi tante realtà disparate per creare un "prodotto" collettivo è una "proposta" informativa e anti-censura che risponde in pieno alle esigenze di ciò che critica (la censura e le indebite ingerenze del premier). La questione non erano i programmi del premier, ma la censura informativa. All'editto bulgaro oggi, con la capillare diffusione della rete, si risponde richiamando la rete, il satellite, le tv locali a una "festa della libertà". A cosa altro avrebbero dovuto rispondere? E come? Secondo me i mezzi messi in piedi, le modalità organizzative e le finalità sono state quasi perfette e appropriate. E il messaggio è stato forte e chiaro. Poi che sia stato un po' un atto masturbatorio anti-premier, un po' fine a se stesso per i contenuti è vero. Ma non era qui che si doveva proporre una politica differente. Qui si doveva proporre una informazione diffente per canali innovativi che denunciano rai e berlusconi (ma anche una buona fetta retrograda del paese) come arretrati.
RispondiEliminaBuon lavoro e buone cose!
Direi che una proposta concreta, semplice, chiara è emersa dalla trasmissione di Santoro: non votare i delinquenti permettendo loro di governare. Ti pare poco in quest'Italia? L'entusiasmo del vagone su cui stavi significa che la proposta è stata recepita da molti. Speriamo dai più. Anche questo è esercizio di democrazia.
RispondiEliminaHo visto Santoro in diretta, dalla Spagna. Se fossi straniero (magari britannico), forse, sarei un liberale (questo ti fa capire quanto posso essere "di sinistra"). Bene, guardando la trasmissione - e adorando Luttazzi - ho visto un'Italia che si ribella. In molti casi la demagogia e la vecchia scuola (comunista) si è fatta sentire ma per me è stato qualcosa di veramente storico.
RispondiEliminaUn saluto.
Blogger
1) Cerco di essere semplice. Possono essere vere tutte le argomentazioni, ma resta il fatto che nella trasmissione ho sentito solo insulti, volgarità, tanta incazzatura e basta. Può essere si giusto, e ci mancherebbe altro, ma mi ha dato fastidio che si spacci questa cosa per un evento catartico. Perché è da non so quanto tempo che si rincorre solo agli insulti e basta in questo dannato paese, e non solo da quando c'è in campo Berlusconi, ma dal Dopoguerra. Forse erano velati a livello "alto", ma è a livello "basso" che tutta la società si è strutturata sulla base dell'identità comunista e fascista. Così non posso, facendo un esempio del tutto personale, essere fiero di mio padre quando negli anni 60/70 andava in piazza a picchiare quelli di destra chiamandoli "stronzi, pezzi di merda". Quanti anni sono passati da allora? E quanti feriti, morti ci sono stati da quel periodo? Sia di sinistra che di destra. Il punto è: vogliamo ancora andare avanti in questo modo? Berlusconi non è il macroproblema di questo paese. Esistono tanti problemi, tutti incatenati e tremendamente complessi, per questo è sbagliato essere a senso unico. Si ha bisogno di un capro espiatorio su cui riversare una rabbia che non abbiamo voglia di indagare. Così, per alcuni i capri espiatori possono diventare i comunisti, per altri Berlusconi e soci. Ma Berlusconi è un problema politico, e solo così va affrontato, e se c'è una cosa in cui è stato bravo è stato proprio questo: essere riuscito a semplificare tutto, per cui basta urlare più forte per avere ragione. Ma non è così semplice il mondo: è un casino, e non servirà a nulla continuare ad urlarlo finché non si deciderà a cercare di mettersi attorno a un tavolo e iniziare a dire "Ma cosa stiamo facendo? Perché è tutto così complesso? Cosa possiamo fare per risolvere la situazione?".
RispondiElimina2) Ripeto: ci sta bene essere indignati, urlare il proprio disappunto per tutto quello che non va nel mondo, in Italia o nella propria vita, ma occorre avere anche la forza per andare oltre, portare avanti idee, che possono anche essere assurde o campate per aria, ma almeno dimostrano che si è vivi, non solo macchine urlanti dal telecomando e dalla tastiera di un pc facili. Si vuole essere civili? Si vuole dimostrare di essere migliori di Berlusconi e dei suoi elettori? Bene, non è certo questo il modo. Non mi aspettavo chissà cosa da quel programma anzi, non mi aspettavo proprio niente. Ma una divisione così netta fra bene e male no: una rivisitazione italica della dottrina di George W. Bush Jr. sull'asse del male, specie quando ha parlato Luttazzi. E dopo che si è detto che Berlusconi è il male, cosa si fa? Si rischia di cadere nella retorica di "una guerra santa", estirpare il male per una società più giusta. E quanto in fondo si vuole scendere? Quanto si è disposti a sacrificare la Storia per un solo uomo che è stato furbo a prendere a suo solo ed esclusivo vantaggio le condizioni storiche e sociali che lo hanno accompagnato? Per questo servono proposte, capacità di immaginazione, fantasia e, perché no, gioia in mezzo a tutta la merda in cui si è. Berlusconi è e resta un problema politico; il problema culturale è molto più vecchio, ed è su questo che Berlusconi ha tratto vantaggio. Esso è causa, non conseguenza. Finché si resta ancorati all'idea di televisione corrotta si rimane un passo indietro. E' uno strumento della vita, ma non è la vita stessa. Altrimenti che non ci si lamenti o si guardi alla Spagna come se fosse caduta giù dal cielo. Se dalla morte di Franco sono arrivati dove sono ora, a livello sociale, dopo decenni di dittatura militare è solo grazie al loro sforzo di non essersi messi a piangere urlando tutto il male a destra e a manca, ma lavorando sodo, culturalmente ed economicamente. Se ci si vuole insultare si faccia pure, ma resta un problema: quando morirà Berlusconi o finirà in galera cosa si farà? Cosa succederà quando verrà a mancare l'asse portante che ha permesso e giustificato la totale incapacità cronica a pensare a qualche idea politica che tenga conto di un mondo che sta sempre più abbandonando le ideologie? Quelle che restano si trasformano o in terrorismi o in crisi dai contorni militari. Noi da che parte staremo? Cosa avremo da condividere con il pianeta Terra? Un programma di insulti condotto da Santoro, siti internet di parte, programmi tv censurati o no, o produrremo finalmente qualcosa per cui valga la pena vivere?
RispondiEliminaa me queste critiche (poche) che si stanno sollevando sulla trasmissione di Santoro sembrano il tentativo di andare per forza controcorrente. per me la trasmissione non era rivoluzionaria, perchè era una puntata di annozero contro la censura. Anni fa quando c'è stato l'editto bulgaro questa occasione non si sarebbe mai presentata. Oggi grazie al web le cose sono migliorate e ora sta ai diversi attori far sì che la miccia che è stata accesa possa servire a qualcosa.
RispondiEliminaSu Mourinho: a me sembra che l'allenatore dell'inter più che rivoluzionario sia "berlusconiano". Come lui risponde alle critiche facendo battute e dà la colpa alle sconfitte accusando gli arbitri (i giudici) e i complotti
personalmente ritengo che invece di stare a discutere tra noi che siamo, credo, tutti contro questa classe politica che ha perso oltre un terzo degli italiani, facciamole uscire dal basso queste proposte, queste idee, senza aspettare quelle mummie di bersani o fassino, collusi con confindustria e coi salottini bene.
RispondiEliminanon c'è più niente che ci leghi a loro, loro sono il vuoto, riempiamolo.
poniamoci degli obiettivi concreti:
istruzione di qualità per tutti i giovani;
sanità di livello europeo;
sostegno vero e non da spot tv per disoccupati, licenziati e non occupati, specie se con figli;
lotta efficace alla povertà e sostegno a tutti i discrimninati;
nel frattempo non illudiamoci queste elezioni non cambiano nulla, i partiti vincono tutti, si tengono stretto il potere e se la ridono di santoro, di travaglio, del popolo viola e di noi che stiamo qui a litigare.
come dicevo ieri, altro che partito dell'amore ha vinto il partito degli astenuti, con il 57 % a roma, meno in altre zone del paese, ma comunque pari a circa un terzo degli italiani.
RispondiEliminasi tratta del peso morto della democrazia, dei cinici, dei qualunquisti, dei non ci capisco niente, dei mi frega solo del calcio, dei sto bene così, o vi sono tra loro anche autentici protestatari, veri scontenti, idee di cambiamento?
difficile dare una risposta ora, ma certo l'astensionismo diffuso è qualcosa con cui dovrebbero confrontarsi non tanto i politici, che comunque vada sarà un successo, ma quelli che vorrebbero cambiare in meglio il paese e le nostre vite.
La trasmissione di Santoro era contro la censura in TV ed ovviamente per aumentare l'audience, aveva bisogno di personaggi come Luttazzi, decisamente volgare nell'enunciare il suo pensiero. L'idea che mi sono fatto leggendo il post ed i relativi commenti è che si è dato troppo peso all'antiberlusconismo e poco allo scopo che voleva, ed ha raggiunto Santoro.
RispondiEliminaCerto che combattere il berlusconismo con una trasmissionbe TV è combattere allo stesso livello (un livello basso) dei berlusconiani e dei suoi alleati.
Quello che ho letto è una enorme forma di rassegnazione, non dite nulla. Berlusconi va combattuto politicamente? Come si fa a combattere uno che sta mettendo in pratica tutti i dettami di Gelli e sembra che nessuno se ne ricordi più?
Berlusconi è padrone dei media e nei media ci sguazza. L'unico posto in cui, per ora, non riesce a mettere mano è la rete. Ci ha provato e la mia paura è che ci riesca, così come stanno facendo in Cina (ma non erano comunisti i cinesi? Oppure sono come i nazzisti/fascisti in Cina?)
Personalmente la trasmissione di Santoro l'ho vissuta come un puro show, spettacolo in cui hanno sì dato contro a berlusconi con turpiloqui gratuiti ma, mi sento di sottolineare, hanno detto delle sacrosante verità.
Vogliamo discutere dell'uso della parola in uno spettacolo? Così come per la TV esiste il telecomando della libertà, se non piace, si cambia canale.
L'esempio che hai riportato, nominando chi allena la squadra più pagata d'italia l'ho capito poco. Nominando l'Inter, l'unica cosa che mi è venuta in mente è che con la somma degli stipendi dei calciatori di serie A si risanerebbe una bella fetta di deficit in italia. Si ricostruirebbe in toto l'Aquila, ecc ecc.
Ciò non toglie che rispetto a pieno tutto quello che avete scritto, il pensiero dell'uno e dell'altro.
Buona settimana
Luca
Luca&Sabrina
Ahaha ma quale democrazia?non ci sono i referendum propositivi,revocativi,confermativi ecc ...non esiste una banca di stato che compete con quella privata...non esiste la tutela delle persone .:si parla di ambiente penalizzando quelli che hanno costruito dopo il 76 mentre gia non si applicava l.art 9 della costituzione che tutelava gia il paesaggio..aumentano i figli e figliastri cittadini di serie A e di serie b...votare non serve più anzi si legittima il sistema
RispondiElimina