In questi giorni la cacciata dei rom dalla Francia ha conquistato - giustamente - le prime pagine, con l'Europa scandalizzata (ma non basta certo scandalizzarsi...) e Berlusconi che esprime solidarietà a Sarkozy. Abbiamo allora chiesto a Roberto Malini, fondatore e co-presidente di Gruppo EveryOne, di fare il punto su quello che sta succedendo Oltralpe e di ricordarci quello che troppo spesso vorremmo non vedere: la persecuzione contro i rom, seppur nel silenzio generale, continua anche in Italia...
FRANCIA
Se in Italia le politiche ostili ai Rom appartengono purtroppo a una cultura che si è radicata nel tessuto politico e sociale da tanti anni, la Francia ha attuato per lungo tempo programmi di accoglienza e lotta all'antiziganismo piuttosto efficaci. In Francia vivono almeno 400mila Rom e nel 2000 venne approvata una legge secondo la quale ogni città con più di 5mila abitanti è tenuta ad allestire uno spazio a disposizione per la "gens du voyage", con fornitura d'acqua e corrente elettrica, a patto che le comunità Rom siano in possesso dei "carnet de voyage" rilasciati delle prefetture.
Nel 2003 Sarkozy, che all'epoca era ministro degli Interni, diede il primo saggio del suo atteggiamento verso i Rom, istituendo un prototipo dei nostri "patti di legalità", ancora in vigore, con sanzioni per chi non rispetti le regole del campo e arresto, oltre che sequestro del mezzo, per chi occupi un'area abusivamente.
Lo scandalo delle espulsioni, emerso recentemente, sembra ignorare una realtà che il Gruppo EveryOne, insieme all'Associazione francese La Voix des Rroms e a poche altre organizzazioni umanitarie denuncia da anni, ovvero che le deportazioni di famiglie Rom romene dalla Francia sono iniziate ben tre anni fa, nel 2007. E parliamo di una media di quasi 10mila Rom espulsi ogni anno.
Attualmente la situazione dei Rom romeni è drammatica, perché le autorità francesi hanno mutuato in toto le politiche e le operazioni che avvengono in Italia, con fermi di polizia, controlli, sgomberi, persecuzione poliziesca e giudiziaria.
Se in Italia sembra ormai che persino la speranza in un ritorno alla cultura dei diritti umani sia stata cancellata dal buio dell'intolleranza, in Francia, al contrario, brilla ancora una fioca luce, perché un movimento d'opinione piuttosto consistente si oppone alla deriva razzista, tant'è vero che il 4 settembre scorso ben 75mila persone sono scese in piazza a Parigi e 200mila in tutta la nazione per dire no alle deportazioni. A Roma, lo stesso giorno, i manifestanti contro la persecuzione dei Rom erano solo 2/300, mentre sono falliti i progetti di manifestare anche in altre città.
La vera emergenza, però, è la totale mancanza di idee e programmi da parte dell'Unione europea riguardo alla presenza e ai diritti del popolo Rom. Negli ultimi 5 anni, l'Europa ha investito ben 18 miliardi di euro, destinandoli all'integrazione dei Rom, ma il denaro - una somma enorme - è stato sprecato in una serie di iniziative senza senso, mai inserite in piani ben strutturati a medio e lungo termine.
Gli esperti della nostra organizzazione, che hanno presentato al Parlamento europeo, alla Commissione europea e al Consiglio d'Europa programmi di integrazione efficaci - creati sulla base di esperienze decennali nel continente, avvalendosi della consulenza dei più importanti studiosi Rom e non Rom - non sono stati ascoltati e si è preferito sostenere iniziative frammentarie, che non lasciano nulla di concreto, se non l'amara constatazione di occasioni gettate al vento.
Augurandoci un cambio di rotta da parte dell'Europa, restiamo con il fiato sospeso in attesa della risposta di Sarkozy alle giuste critiche che l'Unione europea gli ha rivolto. Se decidesse di proseguire con la repressione e le deportazioni, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite avrà il coraggio di prendere una posizione rigorosa? O assisteremo davvero alla fine della civiltà dei diritti umani, alla trasformazione di tutti i documenti giuridici e civili che proteggono le minoranze in carta straccia?
ITALIA
Mentre Sarkozy affronta le sue innegabili responsabilità, in Italia le operazioni di pulizia etnica contro il popolo Rom proseguono. A volte ci chiedono come mai le Istituzioni europee e l'ONU siano così permissive con le politiche italiane sui Rom e l'immigrazione, mentre assumono posizioni decisamente più ferme nei confronti della Francia.
Il motivo è semplice: mentre le Istituzioni francesi e il loro principale portavoce, il presidente Nicolas Sarkozy, esprimono con estrema chiarezza le loro strategie e i loro obiettivi nei confronti dei Rom romeni, che non prevedono piani di accoglienza, ma solo il progressivo allontanamento, il nostro ministero degli Interni ha sempre preferito confondere le acque, rispondendo alle critiche e ai documenti di condanna provenienti da Ue e ONU con promesse e assunzione di impegni a interrompere le violazioni delle norme internazionali che proteggono le minoranze etniche, salvo poi non mutare di una virgola i programmi politici e operativi, che sono ancora più ostili ai Rom e ai profughi di quelli francesi.
Sarkozy manifesta una "xenofobia onesta", senza trucchi né ipocrisie, mentre le nostre Istituzioni ricalcano le politiche del partito nazionalsocialista durante l'Olocausto, quando i carnefici di Hitler negavano la persecuzione delle minoranze etniche e sociali di fronte alle richieste di spiegazioni e alle ispezioni da parte degli organismi delegati alla tutela dei diritti umani, Croce Rossa in primis.
Quando la Croce Rossa inviò una delegazione in ispezione presso il famigerato ghetto di Theresienstadt, in Boemia, i nazisti misero in atto una sofisticata messinscena, che mostrò agli ispettori e ai medici una realtà di accoglienza e rispetto degli ebrei deportati nel ghetto, salvo poi riprendere la persecuzione e gli invii alle camere a gas di Auschwitz una volta lontani gli operatori umanitari.
In Italia la repressione di Rom e Sinti prosegue senza sosta nelle grandi e piccole città, senza alcuna distinzione fra amministrazioni di centro-destra o centro-sinistra. Ovunque assistiamo a cacce all'uomo, sgomberi e bonifiche di insediamenti di fortuna, con successivo esodo di comunità indigenti e sofferenti, costituite in gran parte da bambini, malati, donne incinte.
E ogni anno registriamo vittime innocenti di queste politiche, perché i bimbi più piccoli, i malati più gravi, le persone in condizioni più drammatiche quando rimangono senza un riparo né mezzi di sussistenza, specie in inverno, perdono la vita. E coloro che per riscaldarsi sono costretti a ricorrere a rudimentali fornelli ad alcol, spesso muoiono bruciati nei roghi delle loro baracche. Per non parlare di violenze, intimidazioni, minacce e insulti, che ormai colpiscono le persone di etnia Rom a un ritmo quotidiano e nell'indifferenza di tutti.
Unico dato positivo, la tolleranza della gente del sud, che spesso impedisce il verificarsi di tragedie umanitarie in seguito alle operazioni di sgombero.
A Palermo, una piccola comunità Rom è stata allontanata recentemente dalla zona denominata "La Bandita" e si è insediata nel Solarium di via Messina Marine, un'area abbandonata, già rifugio di altre famiglie Rom. Se fosse accaduto in una città del nord o del centro Italia, avremmo assistito a manifestazioni di intolleranza da parte della cittadinanza residente vicino al campo e invece il comitato di zona ha presentato alle autorità una richiesta diversa: "Ci aspettiamo che queste famiglie vengano aiutate a trovare una sistemazione dignitosa".
Roberto Malini
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Condivido pienamente il suo punto di vista. In questo nulla in vi e 'una buona idea. Mi associo.
RispondiEliminaE 'vero! Penso che questo sia una buona idea. Pienamente d'accordo con lei.